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Perché la quarta stagione di Game of Thrones è la migliore in assoluto

ATTENZIONE: l’articolo contiene SPOILER su Game of Thrones.

Quando si parla di Game of Thrones, il più delle volte si finisce per criticare il suo discusso finale. L’ottava stagione è stata sicuramente fonte di delusione, e a ormai a 2 anni di distanza è chiaro quanto l’ultimo capitolo non sia stato all’altezza delle aspettative. Tuttavia, la frustrazione legata alla fine dello show spesso oscura una grande verità: prima del suo declino, Game of Thrones era uno dei migliori show nella storia della serialità. Ispirata dai romanzi di George R.R. Martin (che recentemente si è pronunciato sul finale), la serie HBO ha cambiato per sempre il modo di fare televisione, portando sul piccolo schermo non solo una produzione di livello cinematografico, ma anche un mondo capace di catturare completamente l’immaginario del pubblico. Prima che la spettacolarità e lo shock factor prendessero il sopravvento, lo show ci aveva infatti conquistato con dialoghi profondi e personaggi dalle mille sfumature. Con intrighi politici, complotti e misteri che i fan di tutto il mondo hanno cercato di risolvere insieme, unendosi in una vera e propria esperienza collettiva.

Mentre la prima stagione ha definito l’identità della serie, quelle successive ci hanno mostrato quanto avesse da offrire. Quanto potesse essere sia una forte di intrattenimento che avere un impatto duraturo sulla serialità e cultura pop. Ma è con la quarta stagione che Game of Thrones ha raggiunto il suo pieno potenziale. È con questo perfetto capitolo che ci ha mostrato di che pasta fosse fatta, equilibrando azione e introspezione, ritmo incalzante e momenti di quieta intimità. Fino a quel momento lo show era riuscito a incuriosirci e sconvolgerci con i suoi plot twist inaspettati, ma mai come in questi dieci episodi ha saputo essere coinvolgente dall’inizio alla fine, senza mai perdersi in momenti di noia o inutili episodi filler.

Ma perché la quarta stagione di Game of Thrones è la migliore?

Game of Thrones Daenerys S4 640x378

Lo show è sempre stato corale, ponendo lo sguardo su diverse storyline. L’unica eccezione la troviamo nell’ottava stagione in cui tutti i personaggi si sono ritrovati a convergere in un’unica linea narrativa. Un risvolto che se da un lato ci ha permesso di vedere i protagonisti insieme, dall’altro ha creato un contesto ripetitivo e a tratti noioso, dovuto soprattutto alla mancanza di dialoghi all’altezza. Ma prima di tutto questo, ciò che dava davvero forza allo show era la sua varietà, e la quarta stagione ne è un perfetto esempio. In questo capitolo troviamo infatti almeno otto trame diverse sparse per il mondo di Westeros ed Essos: il viaggio di Bran per raggiungere il Corvo con Tre Occhi, le avventure di Arya e il Mastino, il regno di Daenerys a Meereen. E che dire della missione di Jon oltre la Barriera, la fuga di Sansa con Ditocorto e gli intrighi ad Approdo del Re? Game of Thrones ci ha portato a Braavos con Stannis e Ser Davos per poi perdersi in una foresta silenziosa con Brienne e Podrick, e in entrambi i casi (così come in quelli precedenti) ha saputo mantenere sia una qualità altissima che l’attenzione del pubblico. Difatti, non c’è mai stata una ridondanza o una mancanza di temi: se ad Approdo del Re abbiamo il dramma politico, alla Barriera troviamo invece azione e avventura, mentre nelle foreste di Westeros abbiamo potuto apprezzare momenti di quiete.

Nel corso degli episodi è stato raggiunto un perfetto equilibrio, così come punti di svolta decisivi che hanno dato allo show un grande dinamismo. Rispetto alle stagioni precedenti in cui il colpo di scena si era verificato verso la fine, la quarta lo ha inserito all’inizio della narrazione, dandosi così la possibilità di mostrare subito le conseguenze. Dunque, dopo tre stagioni in cui la caratterizzazione dei personaggi era stata consolidata, l’attenzione è stata rivolta principalmente su conflitti e drammi: la carcerazione di Tyrion, la fuga di Sansa, le battaglie di Jon. In tutto l’universo abbiamo assistito a storyline ugualmente interessanti e capaci di approfondire la nostra conoscenza dei personaggi. Difatti, i protagonisti sono stati spinti al limite nella quarta stagione, arrivando a dare il loro massimo. Basti pensare alla confessione di Tyrion durante il suo processo, un monologo indimenticabile e uno dei migliori momenti (se non il migliore) dello show.

Ma Game of Thrones non si è voluta fermare e ha continuato a proporci situazioni disperate ed esaltanti, giocando con le nostre speranze.

Game of Thrones Jon Snow 40x397

Questa dinamica però non avrebbe potuto funzionare senza l’evoluzione dei personaggi. Nella quarta stagione, ognuno di loro ha infatti raggiunto il momento più alto del proprio percorso: dopo aver dato prova del suo potere alla fine del terzo capitolo, Daenerys viene legittimata come regina con la conquista di Meereen, un nuovo status che coniuga l’azione con il dramma politico. Per quanto riguarda invece Jon Snow, il Guardiano della Notte affronta numerose avventure, prime fra tutte il viaggio attraverso il Nord, la battaglia alla Barriera e il confronto con Mance Rayder. Tutti momenti di grande importanza, oltre che una testimonianza del suo coraggio. Senza poi contare i suoi conflitti interiori: per tutta la stagione, Jon sarà infatti combattuto fra il suo amore per i Bruti e Ygritte e la lealtà che prova nei confronti dei suoi confratelli.

Anche Arya ha una delle storie più stimolanti della stagione, merito della dinamica instaurata con il Mastino. Grazie ai suoi crudi insegnamenti, la giovane Stark verrà messa di fronte alla realtà del mondo in cui vive, riconoscendo quanto sia oscuro e ingiusto. Attraverso interazioni concitate (e in alcuni casi anche divertenti), la ragazza perde progressivamente la sua innocenza, iniziando a diventare la badass che impareremo a conoscere meglio nelle stagioni successive. Ma il vero protagonista di questo capitolo è Tyrion, al quale si legano alcune delle storyline più importanti di Approdo del Re. Dalla morte di Joffrey in poi, la capitale diventa infatti il palcoscenico di alcuni degli intrighi più brillanti nella storia di Game of Thrones, elevati ulteriormente dal talento mostruoso di Peter Dinklage. La sua confessione in tribunale, i momenti fraterni condivisi con Jaime, lo shock di fronte alla sconfitta di Oberyn. Senza poi contare il tradimento di Shae e la successiva morte di Tywin (due decessi che tra l’altro erano stati anticipati inconsapevolmente da Lord Baelish). Tyrion è stato protagonista di alcuni dei momenti più impattanti della serie, dimostrandoci così la grandezza del personaggio.

In un modo o nell’altro, ogni “giocatore” ha raggiunto un punto di svolta fondamentale che ha posto le basi per le vicende future. Uccidendo il padre, Tyrion verrà segnato per sempre logorandosi lentamente. Bandendo Jorah e rinchiudendo i suoi draghi, la psiche di Daenerys si incrinerà, portandola così a perdere la sua presa su Meereen nella stagione successiva. Rivelando la verità sulla sua relazione con Jamie, Cersei acquisirà una sicurezza di sé che la porterà ad azioni drastiche negli anni a venire. E abbandonando il Mastino al suo destino, Arya darà prova di quanto possa essere fredda e risoluta. Ognuno di questi eventi ha avuto un profondo effetto sulla personalità dei protagonisti, che da quel momento in poi cambieranno per sempre andando incontro a un nuovo percorso.

Ciò che ha reso grande questa stagione è stata anche l’aura di mistero che l’ha contraddistinta.

Game of Thrones

Game of Thrones si era aperta con il mistero della morte di Jon Arryn. Allo stesso modo, adesso abbiamo l’omicidio di Joffrey. Gli elementi che ci avevano affascinato tanto al principio (intrighi di corte, inganni e tradimenti) sono dunque tornati con forza, riuscendo a colpire profondamente gli spettatori. Inoltre, l’enigma di questo capitolo si è dimostrato ancora più interessante: dal momento che a questo punto della narrazione conoscevamo bene i personaggi, ci siamo ritrovati a seguire la storia ancora più attivamente, cercando di risolvere il mistero con molto più entusiasmo di quello che avevamo all’inizio. Al di là di Approdo del Re, anche Nido dell’Aquila è stato il palcoscenico di intrighi e tradimenti. La morte di Lysa per mano di Ditocorto creerà infatti una ramificazione importante, soprattutto per il percorso di Sansa che si troverà a fare una scelta difficile ma determinante per la sua evoluzione.

Questi complotti hanno sicuramente giocato a suo favore, ma la stagione non sarebbe stata la stessa senza la presenza di un villain degno di nota. In questo caso si tratta di Tywin Lannister, un personaggio iconico che è sempre riuscito ad affascinare il pubblico. Mai stereotipato, è un padre oppressivo che lotta per la sopravvivenza della sua famiglia: un movente abbastanza comprensibile, tant’è che non è mai stato possibile odiarlo completamente. Tuttavia, tutti i conflitti seminati nel corso degli anni verranno a galla in questa stagione, soprattutto durante il confronto con Cersei e la velenosa confessione di Tyrion. Dopo la morte di Joffrey, Tywin prende il suo posto in maniera organica, esercitando il suo potere con saggezza e diventando così la minaccia più grande per i nostri eroi. Capace di intimidire con un solo sguardo e mostrarci una nuova sfumatura a ogni sua scena, il personaggio di Charles Dance ha avuto un ruolo fondamentale nella stagione, dalla indiretta conquista del trono fino al momento della sua indimenticabile morte.

Infine la quarta stagione si è distinta grazie a dialoghi forti e un ritmo sempre incalzante.

Oberyn Martell

Ma soprattutto grazie a uno dei migliori storytelling dell’intero show, e l’introduzione di Oberyn Martell ne è l’esempio più eclatante. Presentare un nuovo personaggio può essere sempre rischioso, specialmente se c’è già tanta carne al fuoco. Ma con Oberyn abbiamo avuto sin dall’inizio un ottimo character development, informazioni su Dorne e il principio di conflitti futuri. Pur avendo avuto vita breve nello show, l’affascinante principe dorniano ha saputo lasciare il segno. Dopotutto, la sua è una storia di un eroe in cerca di giustizia, della civiltà e raffinatezza che tentano di sopraffare la barbarie e violenza. Dunque, anche se la sua missione finirà nel sangue, la storyline della Vipera Rossa ha funzionato alla perfezione perché ha saputo collegarsi direttamente con il conflitto principale, avendo poi un impatto duraturo sul resto della storia.

Dunque, fra ricchezza di temi, evoluzioni determinanti e dialoghi sempre impeccabili, la quarta stagione di Game of Thrones non ha potuto che porsi sulla vetta dell’Olimpo seriale. Ogni episodio ha saputo tenerci sulle spine, catturandoci con un ritmo incalzante e conflitti costruiti egregiamente. Nonostante non sia mancato materiale interessante negli anni successivi, nessun capitolo ha saputo raggiungere i livelli del quarto. Nessun altro ha saputo replicare la stessa profondità e coinvolgimento. Chissà, forse se avesse seguito la stessa direzione intrapresa con questi dieci incredibili episodi lo show sarebbe stato diverso. Forse avrebbe potuto anche evitare quel finale che ha scatenato la rabbia di tanti. Purtroppo non è andata così. Ma, se non altro, potremo sempre tornare a goderci una stagione a dir poco perfetta che ha segnato per sempre sia il pubblico che il mondo della serialità.

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