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5 personaggi delle Serie Tv con un’intelligenza emotiva fuori dal comune

I personaggi, protagonisti, antagonisti o semplici comparse che siano, di qualsiasi storia, di qualsiasi serie tv o pellicola, sono fatti per essere ammirati, amati, detestati, supportati e criticati. E allo stesso modo le loro gesta, le loro scelte, i loro errori, le luci e le ombre. Game of Thrones ce ne ha dato spesso prova.

Ma comprendere la natura di un eroe, inserito nel contesto storico, nel mondo e nella trama in cui opera è cosa ben diversa. Analizzarne la fibra morale, esaltarne la capacità di comprensione delle situazioni e delle persone alle quali si rivolge, con le quali interagisce, godere della sua intelligenza emotiva, la quale si evolve e si presenta in diverse forme, è un’esercizio che cerchiamo di portare a compimento con questo approfondimento.

Una lista che comprenderà personalità diverse ed esempi di soggetti che hanno saputo coniugare cuore e pensieri in maniera eccellente nel corso delle serie di riferimento.

1) Ser Davos Seaworth – Game of Thrones

Game of Thrones

Apriamo questa lista di grandi menti e grandi anime con un personaggio tra i più amati, tra i più accuratamente scritti e tra i più egregiamente interpretati di Game of Thrones: Ser Davos (leggi questo elogio alla sua normalità) . Un uomo fortificato dal tempo, cresciuto tra la gente, tra uomini e tra giovani senza possibilità di uscire da una condizione di miseria.

Un outsider ante-litteram, partito dal nulla, arrivato alle corti dei regnanti più potenti di Westeros senza scaltrezza, senza tranelli o inganni, senza gli “uccellini” di Varys o le subdole idee di Ditocorto, per intenderci. La sua forza è, infatti, proprio nel suo passato. Quel passato che gli ha insegnato a conoscere un popolo, quello di Fondo delle pulci, che voleva semplicemente sopravvivere alle tirannie e ai giochi di potere, senza la pretesa di sedersi al tavolo delle trattative. Davos avrebbe voluto semplicemente rimanere tra le mura di casa, con i suoi figli, tragicamente caduti in battaglia, con un gruppo di amici. magari, con una donna e lontano da tutto quello che poi in realtà ha dovuto vedere.

Gendry – ” Why are you doing this?” Davos – “Because it is wright and because I’am slow learner”

La citazione è presa dalla scena di Game of Thrones in cui il nostro “cavaliere delle cipolle” decide di liberare Gendry Baratheon dalla prigionia inflittagli dall’ingenuo Stannis e di procurare al ragazzo una barca con la quale raggiungere un luogo sicuro. Si tratta di una frase nella quale è racchiusa tutta la filosofia di Davos, fare ciò che è giusto, sempre, a costo di non imparare mai a complottare o guadagnare ruoli di rilievo nella corsa al trono. Non è mai facile scegliere di vivere nel bene a Westeros, eppure quell’intelligenza, che forse lui stesso non sa di avere, più volte nascosta dietro l’analfabetismo e l’apparente mancanza di cultura, si rivela un’arma totalmente unica.

Parliamo della moralità di un uomo che aveva rivisto in Shireen Baratheon una speranza, un fiore che era sbocciato dentro il suo cuore, tra una lezione di storia dei sette regni e una notte passata in cella. Ma un fiore distrutto dalle fiamme della follia, quella stessa follia e quello stesso fanatismo, che con saggezza il personaggio interpretato da Liam Cunningham aveva pregato il suo padrone di aberrare. La meravigliosa scena dell’ultima stagione, episodio 8×02 di Game of Thrones, poi, nella quale lo stessa Davos, con occhi di pietà, ma anche pieni di dolce ingenuità, guarda una tenera cittadina di Winterfell, desiderosa di null’altro se non di morire per la sua gente in battaglia, ostenta in maniera chiara la sua meravigliosa anima. Comprende le situazioni, perché le ha provate senza battere ciglio anche quando non aveva una scorta reale dalla sua parte.

Il personaggio più umano e vero di tutto il continente occidentale (e di Game of Thrones), con un solo chiodo fisso, orientato dalla sua esperienza di vita: Vivere e farlo onestamente, insegnando a se stessi che scegliere chi ci è di fronte, prima di scegliere quello che si potrebbe avere spargendo sangue, va sempre preferito.

Riflettendo poi sul suo finale e sulle sorti del trono in generale, la capacità di fare scelte “facili”, alle volte poco eroiche, ma sincere, non diverse da un villico di fondo delle pulci qualsiasi, ma con il sorriso intelligente e la sua spontaneità, gli ha regalato una serenità mai trovata prima.

2) Ed Mackenzie (Big Little Lies)

big little lies Game of Thrones

Big little lies è un chiaro esempio di serie tv divenuta cult all’improvviso, entrando a gamba tesa nel mercato al momento giusto e sfruttando il movimento Me too come rampa di lancio per un scalata senza eguali ai Golden Globe e agli Emmy. Un prodotto autentico, contemporaneo, eccellente nel trattare la tematica Girl Power/ Sexual Harrassment. E non poteva essere altrimenti con un cast femminile d’eccezione, impreziosito da stelle assolute quali Nicole Kidman e Reese Whiterspoon, oltre all’ingresso straordinario di “nonna” Meryl Streep nella seconda stagione che stiamo apprezzando molto (qui ne parliamo diffusamente).

Ma la storia delle donne di Monterrey, non ha come punto di forza le sole protagoniste e le rispettive interpreti. Le dinamiche familiari e le battaglie tra classi rappresentate nella serie, nate dalla penna unica di Liane Moriarty e portate sullo schermo da David E. Kelley, sono il palcoscenico sul quale si muovono anche alcuni personaggi maschili talmente interessanti, da apparire ancora più forti delle controparti appartenenti al gentil sesso.

Uno su tutti Ed Mackenzie (anche grazie ad un Adam Scott superbo nell’interpretarlo), marito della focosa, instabile ed infedele Madeline (Reese Whiterspoon).

Ed infatti è un giovane padre, un genitore innamorato di sua figlia e della sua famiglia. Pronto a sacrificare i suoi sogni, le sue aspirazioni, magari anche la quotidianità che tanto vorrebbe, per mantenere quella bolla, chiamata casa, ancora intatta. Del resto non è facile essere il partner, il secondo marito e la roccia alla quale una donna ingestibile, come quella che ha deciso di sposare, possa aggrapparsi.

Madeline dal canto suo non fa che trascurarlo, non fa che interessarsi alla carriera, alla figlia maggiore, avuta dal precedente coniuge, il rozzo Nathan, non riuscendo, forse, ad andare davvero oltre quel passato. Ma con intelligenza, maturità e amore Ed cerca, sempre e contro tutti, di comprendere quella situazione, di rinchiudersi dentro la sua musica, di offrire una via d’uscita, una mano e uno scudo alle persone care. In fondo a Monterrey, almeno quella rappresentataci in Big Little Lies, ognuno ha un ruolo decisivo nel gioco delle bugie e dei tradimenti. Ognuno ha la sua mossa da fare e ognuno sa come spostare gli equilibri, già instabili, di quelle vite tanto devastate dal buio del misfatto.

Invece Ed rema in controtendenza, anche una volta scoperto quel tradimento immensamente doloroso, che sua moglie non ha potuto mantenere segreto. Anche quando l’ex di lei gli si oppone con supponenza, sgarbo e strategia. Anche quando le “Big Liessono ormai così grandi da logorare le menti e le genti, lui rimane nel suo mondo, ma non per rimanere lontano, non per abbandonare la lotta, solo per evitare la fine. Questo, a mio avviso, vuol dire scegliere di prendere una posizione saggia, mettendo da parte anche l’orgoglio, ma puntando sulle emozioni positive. Tenere duro e saper disinnescare, accettando di essere tacciato di passività dalle stesse persone che si vogliono proteggere.

3) Betty Draper – Mad Men

Il primo, ma non ultimo, personaggio femminile della nostra lista è una di quelle donne iconiche, senza paragoni, senza pari, senza macchia, nella storia della televisione. Qui si parla della vera First Lady di una serie che è diventata leggenda, culto, per chi vi scrive e per milioni di persone nel mondo, purtroppo meno in Italia.

Parliamo di Betty Draper di Mad Men, interpretata da una stratosferica January Jones. La maestosa presenza di questa indescrivibile donna all’interno di quella perla che è la serie ideata da Matthew Weiner meriterebbe pagine e pagine di focus, ma in questo articolo dobbiamo orientare il discorso sulla sua indiscutibile forza d’animo, i suoi valori, la sua mente piena di pensieri e bontà.

Betty è la padrona di casa perfettamente collocata nella storicità e nella tradizione degli anni ’60, rappresentanti in Mad Men.


È la moglie, è la complice, è lo scudo, di un marito – Don Draper -totalmente travolto dal lavoro, dal vissuto, dalle donne che gli ronzano intorno, dall’alcool, dall’euforia di quegli anni che regalavano tante speranze, tante prospettive, ma anche tanta solitudine.

Immaginando la giornata tipo di una coniuge media di un uomo d’affari di successo, nella New York degli “anni d’oro”, si figurerebbe nelle nostre menti esattamente l’esistenza di questo personaggio. Ore ed ore passate in cucina, pomeriggi con le amiche al country club, serate scivolate via nell’attesa di un ritorno per cena del consorte, che non avverrà prima delle due del mattino.

Ma anche vestiti eleganti, gelosia, paura per il futuro dei propri figli e tanto sconforto per una carriera mai potuta coltivare a causa, malgrado le gioie, della famiglia da portare avanti. Ma dov’è l’intelligenza emotiva di Betty in tutto questo, essendo lei il prototipo di quella donna?

Nel sopravvivere a tutto questo, superando tutto con se stessa, prendendosi le responsabilità che Don non ha mai voluto agguantare, gestendo lo spettro della mancanza e quello della claustrofobia delle mura di casa, senza perdersi praticamente mai. Riflettendo, prima di contrastare in tutto il compagno di vita, guardando negli occhi la figlia e non volendo perdersi nemmeno una tappa del suo percorso crescita. Nonostante le bugie, nonostante i tradimenti, nonostante quella nazione così retrograda che era l’America di quei giorni, lei rimane elegante, composta, sostenuta dai suoi sani principi. Una classe così genuina, da renderla desiderosa solo e sempre di prendere decisioni marcatamente in linea con quello che è il progetto di vita migliore per chi le sta accanto. Con i suoi momenti di caduta certo, di sconforto forse, ma dai quali rialzarsi comprendendo le debolezze di ogni individuo, tra una sigaretta e un sorriso. Simbolo di cambiamento, esempio di come crearsi lo spazio per essere felici, in qualche modo.

4) Jamal Lyon – Empire

Empire è una serie dal seguito tanto grande negli USA, quanto inesistente in Italia, e la cosa è inspiegabile. Proprio per questo ho inserito Jamal Lyon, uno dei protagonisti della Music/Drama targata FOX in questo agglomerato di emotivamente intelligenti.

Ho voluto rendere omaggio ancor prima al prodotto in sé, che allo stesso personaggio, portato in scena da Jussie Smollet (eccellente artista, cantante, ballerino e attore famosissimo dall’altra parte dell’oceano). Empire, infatti, tratta di una famiglia di colore, partita dai bassifondi di Philadelphia e divenuta ricca, celebre e acclamata, grazie alla musica, grazie al talento e, al contempo, grazie a loschi affari con la malavita. La storia gira intorno a questa controversa Black Family e alla loro etichetta musicale, l’Empire appunto.

Casa di produzione di cui il padre del nostro oggetto, o potremmo dire soggetto, d’interesse Jamal, è fondatore, ispiratore e traghettatore verso il successo: il duro e grandioso Lucious Lyon. Con la promessa di ritornare su questo strano caso, di crack televisivo assoluto in America, ma flop nel Belpaese, arriviamo alle motivazioni della mia scelta, che spero vi porteranno a dare un’opportunità a questa apprezzabilissima serie.

Jamal è un cantante soul di colore, dalla voce intensa e l’anima buona, ma dalla vita sempre in salita. Con un capofamiglia dalle idee tradizionali, che non ha mai accettato la sua omosessualità, una madre con un passato in galera e lo star System contro. Una rivalità accesa con i due fratelli, uno manager di successo, l’altro rapper in ascesa.

Un giovane adulto pronto a spiccare il volo, ma con troppi ostacoli lungo la pista di partenza.

Quelli, però, che per un aspirante stella internazionale potrebbero rappresentare impedimenti invincibili vengono considerati da Jamal come sfide e occasioni di crescita.
È un debole e un mostro agli occhi del padre, ma decidendo di non muovere contro il genitore polveroni o guerre mediatiche, riesce a entrare nelle sue lodi, facendosi valutare solo e sempre come artista di talento. Recupera la madre Cookie dal periodo passato, ingiustamente e non per delitti da lei commessi, dietro le sbarre e dopo alcuni momenti di conflitto, causati dai ben 18 anni passati a distanza, intelligentemente ne ascolta i consigli, ne prende le parti, ne ammira la tenacia e non si fa intimorire da una figura sostanzialmente nuova, per la sua quotidianità. Questo rapporto con la donna che l’aveva messo al mondo si rivela una fonte inesauribile di linfa vitale. Riesce a mediare costantemente con i fratelli, giocando un po’ a fare il paciere tra i due, un po’ al “più maturo” nei momenti in cui tutto il castello Lyon sente le sue fondamenta vacillare. Il soul man sceglie di tradire anche se stesso, di nascondere la sua vera natura, un omosessuale afroamericano con il ritmo nel sangue, di agevolare le emozioni forti e ,alle volte, sfociate in violenza, dei parenti, per creare la pace e la serenità.
È un protagonista che apprezzo soprattutto per la sua posizione nei confronti del mondo. Voler parlare alle persone, ma solo con testi toccanti e musica che viene dal profondo, in controtendenza con la rabbia dirompente nella quale è stato allevato.

Meravigliosamente conscio della sua persona, ma pronto a sfoggiare la sua interiorità con mezzi spontanei, nel modo migliore. Anche nel genio artistico si riscontrano l’emotività e le qualità di un personaggio.

5) Evie – Lovesick

Game of Thrones

Chiudiamo in bellezza, con Evie (Antonia Thomas che molti ricorderanno in Misfits) di quel diamante grezzo che è Lovesick, deliziosa serie britannica, presente nel catalogo Netflix. Un diamante grezzo perché questa produzione d’oltremanica è sincera, intrigante e piacevole, ma forse in alcuni brevi passi un lavoro leggermente più accurato di sceneggiatura non avrebbe guastato.

Eppure la protagonista femminile del cast principale, è il chiaro esempio di come l’imparare a farsi “piccoli piccoli” in alcuni momenti e a fare la voce grossa, in altri, può giovare alla propria gioia, come a quella degli amici e soprattutto a quella degli amanti.

Evie è la coinquilina e “ragazza della porta letteralmente accanto”, follemente persa d’amore per Dylan Witter, che condivide con lei le mura di casa e il rapporto fraterno con l’esuberante Luke. Una storia già sentita forse, potreste dire.

Ted Mosby ci ha messo nove stagioni di How I Met Your Mother per uscire da qualcosa di simile. Eppure le cose stanno totalmente in un altro modo.

La bella Evie, assistendo alle conquiste e agli incontri dell’amatissimo protagonista, non smette di rappresentare l’accettazione della sconfitta, con la speranza della vittoria, ma con la tenerezza di chi vive per tenere a bada le proprie emozioni, almeno fino al momento giusto per tirarle fuori. Mettendosi in disparte e con maturità durante quei mesi, quegli anni, di “sola” amicizia, ma addirittura offrendo consiglio e presenza costante alla sua stessa anima gemella. Anche con decisione quando necessaria, ma mai sfruttando queste occasioni per un piano personale.

Ha la struttura morale di giustificare quello che il mondo le sta infliggendo, affidandosi costantemente alla sua generosità e alla immancabile ironia. Timida, chiusa, introspettiva, forse per scelta. Attaccabile e fragile in molti momenti, ma non in quelli importanti per qualcuno diverso da lei stessa. Un’intelligenza emotiva molto più reale rispetto a quella dei componenti precedentemente elencati nella lista.

Saper fare harakiri, sopportando fino all’estremo, sorridendo forzatamente non significa falsità in Evie. È l’unica arma alla quale una donna così pulita e cordiale non può rinunciare per rimanere a galla, e contemporaneamente tenere in vita chi senza di lei sarebbe sprofondato già da tempo.

Game of Thrones, Big Little Lies, Mad Men, Empire, Lovesick queste le serie che ci hanno regalato delle perle di intelligenza emotiva.

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