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Ho visto un episodio di Furore e sono riuscita a non addormentarmi

Ho appena finito di vedere la 2×07 di Furore e sono ancora scossa. Ancora non ho capito perché mi sono sottoposta a questa tortura.

Furore entra perfettamente nel mood degli “sceneggiatitrash di Mediaset, sul filone de “Le tre rose di Eva” o i vari Onori e Rispetti. Per dire, la fiction RAI su Don Matteo che diventa forestale rispetto a Furore è pura qualità. In un’ora e venti di episodio – sì un’ora e venti – ho potuto ammirare il peggio del peggio in ogni campo scenico.

Ma andiamo con ordine.

Ho deciso di lanciarmi in medias res, così da catapultarmi nell’argomento ignorandone totalmente i pregressi. In più ammetto che mi aspettavo lo spiegone, ma tristemente non c’è stato nessuno spiegone, o quasi. Grossomodo la trama non si distacca troppo dalla solita solfa: protagonisti meridionali – sul dialetto torneremo dopo – e intrighi vari che poi si risolvono sempre a favore della gente onesta.

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Ovviamente Furore è piena di cliché impressionanti sul rapporto nord-sud da cui io – terronissima accolta nella pianura padana – mi sento particolarmente offesa: i “terroni” (o africani, citando anche la Serie) fanno caciara e quelli del nord hanno la puzza sotto il naso/la erre moscia, ad esempio. Il vero problema però è la rappresentazione dei meridionali: non ho mai sentito nessuno parlare il dialetto in quel modo – giuro – senza contare il fatto che, quando non parlano il dialetto, non hanno una minima cadenza, anzi hanno una dizione macchinosa e eccessivamente forzata.

L’episodio che ho casualmente scelto penso sia uno dei punti di svolta della vicenda: fortunatamente in quell’ora e venti qualcosa succede.

Effettivamente però mi chiedo: è necessario protrarre quest’agonia così a lungo?

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Gli eventi, in Furore, si susseguono senza un apparente filo logico e sono davvero troppi e sconclusionati. L’episodio inizia in maniera meravigliosa: la protagonista bionda e bella, altresì conosciuta come Giovanna, fa voto alla Madonnina (cit.) perché il suo amato Franco si risvegli dal coma (non chiedetemi come sia entrato in coma), a costo di abbandonare Lido Ligure – dove è ambientata la vicenda – e Franco stesso per tornarsene a Napoli.

Nel mentre si interseca la vicenda del cattivo Conte Calligaris, che fa un sacco di intrighi che non vi sto a spiegare, se no che gusto c’è poi a guardarla? L’importante è che il Conte si suicida quindi riusciamo finalmente a scoprire chi ha sparato al Conte. Poi fiore all’occhiello della vicenda è l’intrigo perpetrato da una giovinetta, Giovanna, ai danni della sorella, Marisella che si sta per sposare. In sintesi: Giovanna paga una zingara incinta – sempre della crew dei meridionali – per farle fare le analisi e farsi credere incinta del papabile futuro marito della sorella. Stellare.

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Per quanto riguarda la recitazione… beh, che dire? Purtroppo è una piaga insormontabile di tutte le fiction Mediaset.

Furore in questo si allinea perfettamente ai prodotti della rete berlusconiana dove di certo la qualità degli attori non è una delle punte di diamante. Primi piani continui e dialoghi surreali si uniscono alla piattezza recitativa creando un’atmosfera tragicomica.

È un prodotto per casalinghe – e si vede – ma non bisogna fargliene una colpa.

Che il budget sia ristretto è lampante: un occhio più attento di quello di mia madre che dorme sul divano si accorgerebbe dell’uso pessimo del green screen e delle ambientazioni (un po’) tutte uguali.

Devo, a mio malgrado, spezzare una lancia a favore dei costumi: sono impeccabili, così come il trucco. Purtroppo però non bastano questi piccoli accorgimenti ad alzare il livello generale.

Furore è andata in onda per la prima volta nel 2014, il secondo capitolo invece nel 2018.

Pur trattandosi di una fiction, è davvero grossolana. Non solo, a tratti è lenta e pesante nonostante l’accozzaglia di avvenimenti. Sinceramente: continuo a preferire Don Matteo.

Per fortuna sono riuscita a sopravvivere. Anche se credo che adesso andrò a farmi 6 Long Island per dimenticare l’accaduto.

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