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L’evoluzione di Walter Bishop

Tra dimensioni parallele, doppelganger più o meno cattivi e mondi apocalittici c’è qualcosa che è sempre rimasto costante nella storia di Fringe: la genialità ( e la pazzia) del professor Walter Bishop. Magistralmente interpretato da John Noble, che dimostra di saper spaziare tra ruoli e ambiti diversi ( è il Sovrintendente ne “Il Signore Degli Anelli” e doppiatore in alcuni tra i videogames più riusciti degli ultimi anni) Walter ha saputo conquistare sin da subito il palcoscenico come indiscusso protagonista dello spettacolo, nonostante i vari tentativi degli autori di spostare alle volte l’attenzione sugli altri personaggi principali della serie, come il figlio Peter o l’agente dell’FBI Olivia Dunham.

Riconosciuto come una delle menti più brillanti della sua generazione, dagli anni ‘70 agli anni ’90 Walter conduce esperimenti scientifici eticamente discutibili in un seminterrato nell’Università di Harvard, insieme all’amico e compagno di laboratorio William Bell. In questa fase della sua vita ( che veniamo a sapere grazie ad alcuni flashback e da racconti dello stesso professore) Walter è completamente assorbito dai suoi esperimenti, tanto da lasciare da parte l’etica e il buonsenso, arrivando anche a sperimentare un farmaco, il Cortexiphan, su alcuni bambini. Insomma, a primo impatto Walter viene presentato come il perfetto villain geniale e incompreso, avido di potere ( che nel suo caso è la conoscenza) e disposto a scendere a compromessi per raggiungere i suoi obiettivi. In seguito ad un incendio nel laboratorio ed alla morte di una giovane assistente Walter verrà arrestato, dichiarato instabile mentalmente e rinchiuso in un manicomio.

Nei 17 anni di prigionia Walter sperimenta la più cruda delle verità: ciò che lo fa impazzire è il rimorso, il senso di colpa per quello che ha fatto nella sua vita precedente e il male che ha causato con il suo lavoro. Ma la speranza è dietro l’angolo: il professore riceve la visita del figlio Peter, che ha bisogno del genio del padre per risolvere un caso alquanto singolare. Questo è il punto di svolta dell’intera serie: un caso dietro l’altro l’affiatato gruppo composto da Peter, Olivia, Walter e Astrid crea un forte legame. Walter inizia a provare qualcosa che credeva ormai di aver dimenticato: è amato, Peter passa da odiarlo al punto da non chiamarlo nemmeno papà a provare di nuovo un affetto per quello strambo vecchio. Inoltre anche Olivia e Astrid sono affezionate a lui , lo rispettano e lo stimano. Walter ora ha di nuovo una vita e degli affetti.

Elemento portante del racconto è la relazione padre-figlio tra Walter e Peter. La contrapposizione tra amore e odio qui è forte: l’amore di Walter, che perso il Peter del suo mondo, viaggia tra le dimensioni per rapire un altro Peter, figlio di un altro Walter, e tutto per colmare il senso di colpa di non essere riuscito a salvare il figlio gravemente malato; l’odio di Peter, incompleto perchè consapevole inconsciamente di non appartenere a quel mondo e rimasto senza un padre che è rinchiuso in un manicomio per criminali. Walter rivela di essere stato ateo fino a quando non ha rubato Peter dall’altra parte.

La notte dopo il crimine, Walter si rese conto istintivamente di aver violato la fiducia e il dominio di Dio, credendo che le sue disgrazie siano iniziate da quando Dio ha deciso di punirlo. Nel corso delle cinque stagioni il loro rapporto è in continua evoluzione , i due si cercano e si trovano, sanno di poter contare l’uno sull’altro. Anche la rivelazione che Peter appartiene ad un’altra dimensione raffredda temporaneamente ma non scalfisce l’unione che i due stanno man mano creando. E quando Peter entra nella Macchina, deciso a sacrificarsi per salvare il mondo, la timeline cambia e Walter e Peter sono di nuovo separati. Questa volta però Walter ne perde il ricordo, infatti la storia si resetta e il mondo torna ad essere come se Peter fosse morto in tenera età.
Qui vediamo la fragilità di Walter, rinchiuso anche in questa timeline nel manicomio per criminali ma conscio che per lui non c’è salvezza, questa volta non c’è nessuno che può tirarlo fuori da li. L’improvvisa e inaspettata ricomparsa di Peter non risveglia i ricordi di Walter, che in principio non crede alla storia che il figlio racconta sulla timeline da dove proviene, quasi timoroso di aprirsi di nuovo al mondo. Ma il cuore del vecchio genio, anche se il suo passato smentisce, è grande e Walter inizia a sentire di potersi fidare di quel giovane che dice di essere suo figlio, di aver viaggiato tra le diverse linee temporali e di essere entrato in un congegno costruito da una cosiddetta Prima Civiltà per salvare il mondo. Il culmine giunge nel finale dell’undicesimo episodio (“Anomaly XB6783746”) della quinta stagione, in cui il bambino Osservatore restituisce a Walter tutti i suoi ricordi sulla diversa linea temporale. Walter ricorda tutto, ricorda come abbia viaggiato tra le dimensioni per poter riavere Peter, come sia stato salvato dalla pazzia da quel figlio che lo aveva ripudiato per 17 anni.

 

E il finale di serie non può che essere la meravigliosa conclusione di questa storia: questa volta è Walter a sacrificarsi per salvare Peter , accompagnando il bambino Osservatore nel futuro e venendo cancellato dalla linea temporale. Il parallelismo tra questa scena e il momento in cui Walter rapisce Peter dall’altra dimensione è lampante, oltre che denso di emozioni. Da un lato c’è un Walter spietato, disposto a tutto per raggiungere i suoi scopi, dall’altro un uomo buono, compassionevole, pronto a sacrificarsi, ma soprattutto un padre.

E quel “I love you” indirizzato da Peter al padre, e il sorriso di questo nel sentire finalmente quelle parole che sanno quasi di perdono per tutto quello di brutto ha fatto nella sua vita lo ripagano di tutta la sofferenza patita per gran parte della sua vita, quando credeva di essere stato abbandonato a sé stesso.

Insomma, Fringe dimostra di aver costruito le sue fondamenta sulla caratterizzazione di questo personaggio, sicuramente uno dei più riusciti nell’universo delle series, pieno di contraddizioni ma anche capace di suscitare forti emozioni.

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