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La storia dei cinecomics: dalle origini agli anni ’90

Molti dei principali protagonisti dei Cinecomics
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Uno dei più grandi contributi del XXI secolo all’industria cinematografica è sicuramente la definizione e l’esaltazione dei cinecomics. Questo termine indica, tradizionalmente, i film sui supereroi, ma negli ultimi tempi l’accezione si è evidentemente allargata. D’altronde, si è modificato molto il racconto stesso di supereroi, tanto su carta quanto, conseguentemente, sullo schermo. Oggi i cinecomics giocano sapientemente coi generi. Mescolano sfumature e direttrici, si arricchiscono di una quantità pressoché illimitata di riferimenti. Tuttavia, l’evoluzione di questo genere non maschera quelle che sono le sue solide radici, che affondano in una visione tradizionale della narrazione supereroistica.

Il dibattito sui cinecomics è, al giorno d’oggi, più vivo che mai. Tante le correnti di pensiero. Tantissimi i pareri e le tesi che animano l’argomento. Noi vogliamo provare a tuffarci in un’avventura da supereroi (per l’appunto), provando a fare ordine in questo dibattito. Come? Riavvolgendo il nastro e ricostruendo la storia dei cinecomics. Lo faremo, data l’ampiezza della materia, in diversi appuntamenti, partendo dalle radici del genere fino ad arrivare alla loro grande affermazione nel XXI secolo. E ovviamente ai giorni nostri, segnati da un atteggiamento ambivalente nei confronti di cinecomics. Spesso osteggiati, ma puntualmente attesi all’inverosimile e inevitabilmente chiacchierati in lungo e in largo.

In questo primo spazio dedicato ai supereroi, ripercorreremo brevemente le prime esperienze cinematografiche e televisive, giungendo ai decisivi anni ’80 e ai successivi ’90. Analizzeremo alcune produzioni che hanno segnato in maniera indelebilmente l’ascesa dei cinecomics, direzionando tutta la produzione successiva e spianando la strada, di fatto, all’esplosione dei cinecomics avvenuta nel nuovo millennio. Partiamo, dunque, rubando una delle più celebri battute di Captain American: “Avengers, uniti!”.

La nascita dell’industria e le prime produzioni

La nascita dei cinecomics segue, naturalmente, l’affermazione dell’industria dei fumetti di supereroi. Siamo negli anni Trenta e diverse etichette contribuiscono al successo degli eroi in calzamaglia. La DC Comics introduce Superman nel 1938 e lo accompagna poi ai vari Batman, Flash e Wonder Woman. La Timely Comics, antenata della Marvel, porta in scena Capitan America. La Fawcett Comics si fa notare con Capitan Marvel e addirittura si diffonde subito una prima, fondamentale, variazione sul genere: il parodico Plastic Man della Quality Comics.

Il successo, dunque, dei supereroi su carta fa gola, negli anni Quaranta, ai produttori cinematografici, che iniziano a guardare con insistenza a questo mondo. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale fanno la loro comparsa diversi serial dedicati a personaggi come Superman, Batman e, ovviamente, Capitan America. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, del delicato periodo storico, in cui la figura del supereroe assume una valenza particolare. Mentre il mondo viene sconvolto dalla furia del conflitto, questi personaggi esprimono una doppia necessità, intrinseca ed estrinseca. Quella dei lettori di evadere dalla quotidianità, rifugiandosi in mondi fantasiosi in cui vigeva la rassicurante regola che il bene avrebbe, sempre, trionfato. E quella di indirizzare gli stessi lettori verso un sentimento di tenacia e resilienza particolarmente utile in tempi di guerra.

Il personaggio di Capitan America è l’esempio più calzante, in tal senso. Incarnazione fisica dello spirito americano, diventa la rappresentazione della lotta a stelle e strisce ai totalitarismi europei. Non a caso, il primo numero della serie a lui dedicata è un’aperta sfida al regime tedesco. Insomma, questo è il contesto, molto importante, in cui si rafforzano le narrazioni sui supereroi. Prezioso per inquadrare due fenomeni: la grande popolarità dei comics in questi anni, e la loro caduta libera nell’immediato dopoguerra.

I primi anni Quaranta, infatti, sono il momento adatto per lo sbarco sullo schermo dei supereroi. Capitan America è ovviamente il protagonista di un amato serial, ma anche Superman e Batman ottengono il loro show. L’entusiasmo, però, cala presto, e negli anni Cinquanta la produzione di cinecomics subisce una sorprendente battuta d’arresto. Conseguenza anche della crisi dell’industria dei fumetti, che sarebbe ripartita solo a fine decennio, col prezioso lavoro della DC Comics e l’inizio della cosiddetta Silver Age.

Batman e Robin nella celebre serie animata degli anni Sessanta
Credits: Everett Collection

La rivoluzione televisiva di Batman

Gli anni Sessanta portano con se, dunque un rinnovato interesse per le storie di supereroi. E proprio in questi decenni si colloca un’esperienza fondamentale per l’avvento dei cinecomics. L’intrattenimento inizia a passare con forza dalla televisione, ed è da qui che passa anche il ritorno sullo schermo degli eroi. Un momento decisivo nella storia che stiamo tracciando è segnato dalla produzione della serie animata Batman, andata in onda dal 1966 e dal 1968, sfociata anche in un film che rappresenta, di fatto, il primo lungometraggio dedicato al pipistrello e il primo passo verso il rientro, stavolta in pianta stabile, dei supereroi sul grande schermo.

Soffermiamoci un momento su Batman. La serie tv, oggi un vero e proprio prodotto di culto per amanti del genere e non solo, riscosse un immediato successo al tempo della sua messa in onda. Merito di diversi fattori, ma soprattutto della convergenza verso l’intrattenimento televisivo della narrazione supereroistica. Batman, infatti, smorza moltissimo i toni oscuri del personaggio, sposando in pieno le atmosfere più scanzonate e umoristiche che dominavano all’epoca il piccolo schermo.

Si tratta di un’operazione fondamentale per allargare gli orizzonti del personaggio. E in generale di tutto il racconto supereroistico. Il Batman di Adam West rimane, ad oggi, uno degli eroi più amati del piccolo e grande schermo e in generale la serie tv degli anni Sessanta sul pipistrello è considerata una delle migliori produzioni televisive di sempre. Risultati impressionanti, che hanno quindi spianato la strada all’avvento vero e proprio dei cinecomics, concretizzatosi quasi un decennio dopo, a margine di altri elementi, come il rinnovato interesse per genere come la fantascienza e il fantasy e il progresso tecnologico compiuto dal cinema, che finalmente permetteva di portare in scena opere tecnicamente più impegnative.

Superman e il ritorno dei cinecomics al cinema

Arriviamo, dunque, a quello che è il decennio fondamentale per l’affermazione dei cinecomics. Il decennio in cui sfocia questa primo racconto della storia della produzione supereroistica. Dopo che gli anni ’60 hanno rilanciato con forza l’intera industria del fumetto di supereroi e gli anni ’70 hanno plasmato un contesto cinematografico pronto a recepire i comics, gli ’80 portano alla definitiva affermazione degli eroi sul grande schermo. Sono specialmente due le opere decisive in tal senso. Poste, sintomaticamente a inizio decennio (in realtà poco prima dell’inizio) e alla sua conclusione. Stiamo parlando degli standalone su Superman e Batman.

Il 1978 è un po’ l’anno zero della nostra trattazione. Esiste, nella storia dei cinecomics, una prima e un dopo Superman. Il rinnovato interesse per gli eroi in calzamaglia, la portata ormai sempre più ampia del cinema di genere e la possibilità di trasporre sul grande schermo opere più ambiziose, hanno portato alla realizzazione del lungometraggio sul figlio di Krypton. In questa versione, Superman è interpretato da Christopher Reeve, mentre alla regia troviamo Richard Donner. Un connubio vincente, perché il film si rivela un successo sensazionale. Tanto di critica quanto di pubblico.

L’entusiasmo generato da Superman si è protratto per tutti gli anni Ottanta, portando alla realizzazione di ben quattro film. A onor del vero, solo il secondo è riuscito a mantenere l’altissimo livello del primo, mentre il terzo e il quarto sono andati in caduta libera. Ad ogni modo, l’impatto di Superman sui cinecomics è semplicemente devastante. Al grande successo di pubblico, si è accompagnata una benedizione dalla critica molto più difficile da prevedere. Merito non solo dell’ottimo lavoro tecnico svolto, ma anche del taglio narrativo adottato. In Superman troviamo già quel tono epico che avrebbe segnato alcuni dei maggiori successi nel campo dei cinecomics, mescolato con quel clima fantascientifico capace di connaturare indelebilmente la narrazione.

Superman è considerato, oggi, il capostipite dei cinecomics. Rimane, in effetti, ad oggi insieme a Superman II la massima espressione cinematografica del figlio di Krypton. La parabola dell’azzurrone si è fatta quasi da subito manifesto di una nuova possibilità. Della consapevolezza di poter portare, con successo e qualità, i supereroi al cinema. Ed ecco che quindi, quasi dieci dopo e con diverse esperienze meno fortunate in mezzo, fa la sua comparsa sul grande schermo l’altro grande volto della DC Comics. L’altro grande protagonista degli anni 80: Batman.

L'amatissimo Superman di Cristopher Reeve
Credits: Everett Collection

Tim Burton e la prima firma dei cinecomics d’autore

Il Batman di Tim Burton rappresenta un momento di passaggio estremamente significativo in questa nostra storia. Per svariati motivi. A un livello più immediato c’è da registrare l’immenso successo, sia in termini di pubblico che di critica, ottenuto dal film. Un riscontro che ha permesso allo standalone sul pipistrello di infrangere alcuni record e di collezionare diversi premi. Andando più a fondo, però, ci sono altri elementi da considerare. Intanto la firma di Tim Burton, regista in estrema rampa di lancio, reduce dallo strepitoso successo di Beetlejuice. Appena un anno dopo, il cineasta avrebbe dato alla luce Edward mani di forbice, incastonando il suo Batman, dunque, tra due dei suoi film di maggior successo e soprattutto più riconoscibili.

Cosa possiamo trarre da ciò? Un embrione di una tendenza che sarebbe esplosa più avanti. Ancora una volta con Batman. La ricerca di un taglio autoriale che conferisca un punto di vista unico al supereroe. Il Batman di Tim Burton porta in scena, infatti, un racconto molto ben connotato, con personaggi riconoscibili e con una propria identità. Nel corso del lavoro del regista col Cavaliere Oscuro, andato avanti con Batman – Il ritorno, abbiamo visto anche profonde riscritture, come quella vissuta dal Pinguino di Danny DeVito, presentato in una veste inedita e unica.

Questo taglio autoriale investe anche altri aspetti della produzione. Il contesto estremamente dark, ad esempio, in cui prende vita una Gotham oscura e torbida. Il film di Tim Burton si allontana da alcune tendenze del genere, volte a presentare un intrattenimento più “universale” e rassicurante. Prendiamo, ad esempio, il contesto in cui si muove il Batman di Adam West e confrontiamolo con quello in cui agisce Michael Keaton: siamo di fronte a due situazioni completamente diverse, che connaturano, di conseguenza, i due protagonisti in modi del tutto differenti.

I due film di Tim Burton sul Cavaliere Oscuro hanno dato una netta sterzata alla produzione di cinecomics. Hanno anticipato, inoltre, una tendenza che sarebbe cresciuta a dismisura negli anni 90, andando a segnare profondamente la stessa produzione a fumetti. Quell’esigenza di un racconto più oscuro, per certi versi anche più maturo, su cui innescare le azioni dei supereroi si sarebbe avvertita con crescente necessità, fino all’avvento di un’esperienza decisiva nella produzione a fumetti: la nascita dell’etichetta Marvel Knights.

Senza approfondire troppo quest’aspetto che ci porterebbe un po’ fuori strada, è importante sottolineare, prima di lasciare Tim Burton, quanto la sua trattazione di Batman abbia influito nel generare una richiesta di storie più strutturate e nel mostrare come il grande schermo potesse sfruttare la proprie armi autoriali nel portare in scena i cinecomics. Una via perseguita per tutti gli anni Novanta, con risultati però decisamente altalenanti.

Il lato meno fortunato degli anni 80 e la coda degli anni 90

Come si suol dire: non è tutto oro ciò che luccica. Dietro ai successi clamorosi di Superman e Batman, gli anni ’80 sono stati disseminati anche di fragorosi fallimenti. A partire già dai sequel di quei grandi successi, che dal terzo capitolo hanno cominciato a zoppicare. Superman III e Superman IV sono calati vertiginosamente, mentre l’avvento di Joel Schumacher nei film sul pipistrello di Gotham ha conservato il consenso del pubblico, ma ha perso sonoramente quello della critica. Un altro tentativo fallimentare è stato lo standalone incentrato su Supergirl.

La febbre per i cinecomics ha portato a un profluvio di produzioni anche negli anni Novanta. Molte delle quali dimenticabili. Ma non tutto è da buttare. Tra i titoli interessanti troviamo Tartarughe alla riscossa, un piccolo fenomeno tra i giovani dell’epoca, tradito anch’esso però dai sequel (specialmente dallo scanzonato terzo capitolo). Un discorso a parte merita, invece, una pellicola di culto assoluto, che potremmo tranquillamente annoverare in questa trattazione. Stiamo parlando de Il Corvo, tornato proprio di recente con un contestatissimo sequel. Il film con Brandon Lee incarna quella svolta di cui parlavamo avvenuta con The Batman: l’elemento dark è ormai un must soprattutto per un determinato tipo di narrazione. Da segnalare, in tal senso, anche l’esordio a fine millennio del Blade di Wesley Snipes, rivisto ultimamente nello spettacolare Deadpool & Wolverine.

Arriviamo così, dunque, alla prima pausa di questa nostra trattazione della storia dei cinecomics. Il nuovo millennio, come vedremo, si aprirà con alcune opere decisive, e soprattutto con l’inserimento fragoroso della Marvel nella produzione sul grande schermo. I fortunati anni Duemila, però, devono molto a quei dieci anni circa che separano i più importanti cinecomics del XX secolo. Senza Superman e Batman non avremmo avuto gran parte della produzione successiva. Sono state due esperienze fondamentali, archetipiche del grandissimo consenso che i cinecomics hanno saputo generare. Nel prossimo appuntamento parleremo dunque, del primo decennio degli anni Duemila, segnato da alcuni film, dalla prima trilogia degli X-Men allo Spider-Man di Sam Raimi, fino al prestigioso Cavaliere Oscuro di Cristopher Nolan, che hanno portato i cinecomics al loro apice.

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