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F is for family: quando F non significa Famiglia

Dimenticate le serie animate di inconsistente leggerezza a cui siete abituati. Dimenticate le sitcom familiari. F is for Family è molto più di questo: stiamo infatti parlando di un vero e proprio gioiellino di comicità e intelligenza che meriterebbe di risaltare tra i migliori prodotti disponibili sul catalogo Netflix.

Perché, ammettiamolo, quando ci cade l’occhio sull’anteprima di una nuova serie animata troppo spesso non ci soffermiamo neppure sul trailer, ma così facendo rischiamo di perderci prodotti di nicchia divertenti e profondi come F is for Family, uno show che meriterebbe un’attenzione e un plauso ben maggiori di quelli finora ricevuti.

La prima delle quattro stagioni della serie è stata distribuita nel dicembre 2015, e ultimamente si parla di una prossima uscita della quinta e ultima. Lo show creato da Bill Burr e Michael Price narra la storia della famiglia Murphy negli Stati Uniti dei complicati anni ’70.

Il padre, Frank, è un burbero veterano della Guerra di Corea impiegato alla Mohican Airlines, che quando l’allora fidanzata Sue (poi divenuta sua moglie) è rimasta incinta ha dovuto rinunciare al suo sogno di entrare in aviazione. Frank e Sue hanno avuto tre figli: il maggiore Kevin, un adolescente ribelle e scapestrato, Maureen, l’intelligente figlia preferita di Frank, e Bill, un ragazzino sensibile e spesso vittima di bullismo.

F is for Family

Una famiglia come tante, sembrerebbe. Ma, come recita l’incipit di Anna Karenina,

“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”.

E la famiglia Murphy, a dirla tutta, un po’ disgraziata lo è.

I rapporti tra i personaggi sono il vero motore emozionale dello show, complicati e ingarbugliati come solo i legami familiari sanno essere. E questo perché F is for Family non vuole mostrare un’elegia di vita domestica, quanto piuttosto scoperchiare un vaso pieno di rimpianti, frustrazioni e gesti sottaciuti.

Al centro di questo microcosmo dall’equilibrio precario c’è Frank, un concentrato umano di rabbia (a malapena) repressa. Un padre crudele e un’infanzia complicata lo hanno reso un uomo irascibile, poco empatico e scarsamente incline all’ascolto. Frank vive rinchiuso nel suo personalissimo castello di veleno, troppo spesso cieco e sordo alle emozioni e ai bisogni di chi lo circonda.

Eppure, per lui la famiglia è la cosa più importante al mondo: ama follemente la moglie Sue e i loro tre figli, anche se ci appare del tutto incapace di stabilire con loro un contatto minimamente sano o sereno.

Dal canto suo, Sue Murphy è probabilmente l’unico personaggio dello show in grado di far ragionare Frank: è l’immagine della perfetta madre e donna di casa, dolce, amorevole e attenta alle esigenze di tutti i membri della famiglia. Nel corso degli episodi, tuttavia, scopriremo anche in lei un garbuglio di frustrazioni e rimpianti inespressi, dovuti a una condizione esistenziale che le appare sempre più spesso vuota e priva di scopo. Rimasta incinta molto giovane, l’intelligente e ambiziosa Sue ha dovuto rinunciare agli studi e ai suoi sogni di carriera, una scelta imposta che la tormenterà per il resto della sua vita.

E si sa, le insoddisfazioni e i tormenti dei genitori in qualche modo ricadono sempre sui figli, e i ragazzi Murphy non fanno eccezione. In F is for Family la vita domestica ci appare come una continua corsa a ostacoli, in cui le difficoltà quotidiane come i soldi che non bastano mai e i problemi di lavoro sono acuiti ed esasperati dall’irascibilità di Frank e dall’inappagamento di Sue.

Se in qualche modo Bill e Maureen riescono, anche a causa della loro età, a navigare ancora nell’ambito di un rapporto genitori-figli affettuoso e più o meno “normale”, ben diverso è il caso di Kevin, che si configura come vera e propria controparte di Frank, quasi sua “nemesi” ma in realtà altra faccia della stessa medaglia di suo padre.

E il rapporto tra Frank e il suo complicato figlio maggiore non potrebbe essere più difficile. In effetti i due si assomigliano molto, e come fin troppo spesso accade nelle famiglie Frank rischia in più occasioni di commettere nei confronti del figlio gli stessi torti che lui stesso ha subìto da parte di suo padre, quei torti che hanno finito per renderlo un uomo fondamentalmente incapace di essere felice.

Kevin è il classico adolescente arrabbiato, immaturo ma sensibile, appassionato di musica prog e poco incline all’impegno scolastico. Gli basterebbe essere maggiormente ascoltato e apprezzato da suo padre, ma da lui riceve solo urla e rimproveri. Dal canto suo, Frank crede di fare il bene di suo figlio e spera in qualche modo di “raddrizzarlo”, non accorgendosi invece di stare scavando un solco di distanza sempre più profondo fra sé e Kevin.

Una famiglia complicata, dunque, sullo sfondo di un periodo di recessione economica e tensioni sociali.

Anche gli anni ’70 di F is for Family sembrano quasi interpretare un ruolo esterno di “personaggio”, in un costante rapporto di osmosi tra la famiglia Murphy e la società che la circonda che viene sviscerato con grande intelligenza e con una scrittura sempre tesa.

E al centro di tutto c’è di nuovo Frank, l’uomo comune, il padre di famiglia della classe media con la sua villetta in periferia, le rate del mutuo, le bollette, i debiti per la macchina nuova e un ristretto gruppo di amici di bevute. Frank Murphy, una persona fondamentalmente bisognosa d’amore ma del tutto incapace di dimostrarlo, che trascina dentro di sé come un macigno un grumo oscuro di odio e rancore.

Non siamo quindi di fronte alla classica sitcom sulla vita in famiglia, né la definizione di “serie animata” è sufficiente per descrivere la complessa profondità delle tematiche affrontate qui.

F is for Family è molto più di questo, e probabilmente il fatto di essere stata concepita senza attori in carne e ossa le ha solo conferito una marcia in più, permettendo agli autori di concedersi dei siparietti surreali che rendono le vicende della sfortunata famiglia Murphy assolutamente spassose.

F is for Family

Perché in F is for Family si ride, e anche tanto, ma l’umorismo è sempre funzionale a un racconto che ha saputo scandagliare i rapporti familiari come poche serie negli ultimi anni. Si ride e ci si commuove anche, soprattutto nei rari momenti di “lucidità” di Frank, quando si rende conto che l’unico modo per entrare in contatto con le persone che ama è spogliarsi della propria corazza di rabbia furiosa.

Tutti i personaggi dello show si attraggono e si respingono costantemente fra loro, ferendosi a vicenda ma sempre tesi alla disperata ricerca di un canale comunicativo ed emozionale percorribile. Perché F is for Family non significa famiglia perfetta, quanto piuttosto un concentrato amaro, doloroso e commovente di realtà che vi farà riflettere, sorridere ed emozionare allo stesso tempo.

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