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Ci sono cose che vorremmo non finissero mai, e per me e forse per molti altri spettatori affezionati F is For Family è una di queste. Accettare che il piccolo capolavoro creato e scritto da Bill Burr e Micheal Price ci abbia salutati con la quinta stagione ancora ci provoca un certo dispiacere. F Is for Family è il racconto di una quotidianità familiare, quella dei Murphy, ma anche della società in cui sono immersi che viene attraversata da profondi cambiamenti culturali e generazionali. I tempi evolvono, le persone cambiano, il passato non è mai davvero tale e certe emozioni, anche se non hanno un nome, non possono essere represse e ci travolgono una forza sorprendente e, a volte, devastante. La precedente quarta stagione ci aveva lasciati con due eventi sconvolgenti per Frank e la sua famiglia: la morte di suo padre, Big Bill e la nascita della sua quarta figlia, Megan. La fine di una vita e l’inizio di un’altra che, nonostante la loro inevitabile connessione, subito preannunciano una maggiore centralità del passato, attraversando le tormentose questioni irrisolte d’infanzia, le bugie e le verità non dette.

Ma procediamo per ordine e ricapitoliamo gli ultimi avvenimenti. Un istante prima di morire, Big Bill dice le sue ultime due parole a suo figlio, box 16. Questo innesca la sua nevrotica e spasmodica ricerca nel tentativo di capire cosa l’uomo abbia voluto comunicargli prima di lasciarlo. La situazione familiare disastrata della famiglia di suo marito, risveglia in Sue i rimpianti del suo passato tra cui quello di aver rivelato a suo padre omofobo, l’omosessualità di suo fratello Louis. La voglia di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia da anni divisa dai rancori e dagli odi metterà in atto disperati tentativi di rappacificamento. Intanto, i figli dei Murphy affrontano fasi diverse della propria vita e, di conseguenza, nuove esperienze: Maureen viene sedotta dall’occulto, Kevin vive la sua prima relazione importante con Alice e Bill tenta di farsi strada nelle forze dell’ordine con piccoli abusi di potere.

f is for family

Nel corso della stagioni abbiamo affrontato, con i protagonisti, numerosi cambiamenti e ci sono stati momenti densi di significato che hanno fatto da apripista a riflessioni importanti: dalla condizione lavorativa di Frank e, dunque, i diritti dei lavoratori spesso schiacciati e ignorati, alla ghettizzazione della comunità nera della città, costretta a dover sopportare soprusi e ingiustizie. Ma non solo. F is For Family grazie alle linee narrative dei suoi personaggi ci ha permesso di riscoprire sensazioni della nostra vita ormai assopite, come i primi drammi adolescenziali e ci ha anche sbattuto in faccia l’inevitabile dolore che si prova in seguito alla morte di qualcuno a cui siamo legati, anche se in modi anche inaspettati e poco ortodossi. Durante le stagioni, il suo tono non ha subito sostanziali modifiche eppure, giunti al termine dell’ultimo episodio, tutto sembra essere cambiato e identifico allo stesso tempo.
Dopo interi episodi, ritroviamo i Murphy riuniti intorno ad una tavola e le premesse di una sfuriata in perfetto stile Frank Murphy ci sono tutte: prima fra tutte lo squillo del telefono in casa pronto a interromperli. Ma ecco che qualcosa non va come previsto: l’irascibile padre di famiglia non inveisce e si risiede come se niente fosse, pronto a godersi il pasto con la propria famiglia, ciò che conta più di qualsiasi altra cosa.

In tutti gli episodi di questa ultima stagione, siamo stati testimoni degli immani sforzi di Frank di contenere la sua rabbia e abbiamo anche assistito a crolli e fallimento dei suoi buoni propositi. Gli errori e le cadute hanno reso questo percorso molto più intenso e coinvolgente e, anche per questo motivo, credere che il padre di famiglia non ricadrà nei suoi vecchi schemi risulta difficile da credere, non soltanto soltanto per le persone che lo conoscono, ma anche per noi che siamo statti spettatori della sua vita. Famiglia è la parola d’ordine di tutta la storia perché è proprio a partire da questo microcosmo che si scatenano i successivi accadimenti, è questo il fondamento su cui vengono costruiti i presupporti di tutte le trasformazioni di cui siamo testimoni nel corso delle stagioni.

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Anche Sue fatica a rimettere insieme i pezzi di una famiglia ormai distrutta anni prima, tra omofobia e odio ingiustificato: suo padre ha da sempre criticato Frank e ha rinnegato suo figlio dopo aver scoperto la sua omosessualità. F Is For Family abbraccia una serie di circostanze realistiche che costringono i personaggi, e noi con loro, a scandagliare i rapporti umani, i meccanismi più nascosti da cui derivano le conseguenze più disastrose (o quelle di cui godere). F is For Family non doveva finire perché in un periodo storico in cui tutto corre mentre noi cerchiamo di stare al passo, spesso pagando a caro prezzo la frenesia, questa serie animata ci ha letteralmente parlato con un linguaggio moderno e senza tempo insieme, e ci ha messi davanti alla nostra umanità, ai sentimenti che fatichiamo a processare, a quelle parti di noi che tentiamo costantemente di reprimere per paura del giudizio o di ciò che potrebbe scatenarsi se dovessero vedere la luce del sole. Abbiamo tutti bisogno di educazione sentimentale e F Is For Family, a modo suo, ha saputo proprio portarci su questa strada, difficile da percorrere perché non sempre si sanno dare nomi e contorni definiti alle emozioni e, soprattutto, nessuno ci ha insegnato a gestirle e a volte farlo può essere più difficile del previsto.

Sentiremo la mancanza di F Is For Family e questo è ormai assodato. Ci auguriamo che negli anni le produzioni originali Netflix puntino proprio a questo tipo di profondità, pur non rinunciando a farlo con i linguaggi attraverso cui riesce meglio ad esprimersi. Abbiamo bisogno di questi canali comunicativi: avremmo avuto bisogno di F Is For Family ancora per un bel po’ ma, intanto, siamo grati di aver potuto avere quest’opportunità per riflettere su noi stessi grazie alla storia della sconclusionata e singolare famiglia Murphy.

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