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Un’analisi dell’interpretazione di Sydney Sweeney in Euphoria, contro ogni pregiudizio

Capelli biondi, un corpo dalle forme invidiabili, occhi azzurri, labbra carnose, sguardo intenso: questo è quello che molti fan di Euphoria hanno visto in Sydney Sweeney, questo è ciò che molti ricordano del personaggio di Cassie. Quando la giovane attrice fu candidata per i Golden Globe la notizia fece molto rumore. Era come se quel traguardo, secondo l’opinione pubblica, non le appartenesse. Euphoria era solo Zendaya, l’affermata attrice che da sempre trasforma le candidature in vittoria, e non una ragazza dalle stesse sembianze di una Barbie. Perché Sydney Sweeney è spesso stata considerata come questo, come un’attrice aiutata da un importante aspetto fisico destinata a dar vita a personaggi dal poco spessore emotivo caratterizzati dall’adrenalina e da elementi superficiali, quasi irritanti. Ma se la prima stagione di Euphoria lasciava spazio a qualche dubbio, la seconda ha di certo rimescolato le carte in tavola restituendoci non solo un personaggio controverso e affascinante, ma anche un’interpretazione che ha restituito a Sydney Sweeney il posto nella recitazione le spettava e che, oltre ogni pregiudizio, è suo di diritto.

Sydney Sweeney non è un corpo da esposizione in una vetrina curata come quella di Euphoria. Sydney Sweeney è Euphoria tanto quanto lo è Zendaya, è un’attrice capace di rendere i suoi già perfetti occhi azzurri teatro di inquietudine, disperazione e insoddisfazione

sydney sweeney
Sydney Sweeney (640×360)

Come si può pensare di guardare la seconda stagione di Euphoria senza notare il grande lavoro di Sydney Sweeney? Come può, il suo contributo, esser fatto a pezzi e oscurato dal suo aspetto fisico? L’attrice non è il primo esempio in questo senso, non è la prima persona che purtroppo – a causa della sua apparenza – vede il suo lavoro messo in secondo piano a favore di commenti superficiali e inopportuni che non hanno niente a che vedere con la realtà. Sono tanti gli interpreti che, durante la loro carriera, hanno dovuto fare i conti con qualcosa su cui non avevano alcun potere. Gli occhi azzurri e i capelli biondi non sono possono diventare una colpa, e non sono un motivo per cui un gran talento possa venire sottovalutato fino a dimenticare che cosa sia stato in grado di fare.

Sydney Sweeney, soprattutto durante la seconda stagione di Euphoria, è stata in grado di scrivere una delle pagine più controverse e affascinanti della serie. Se si chiede in giro qualcosa riguardo al personaggio di Cassie le risposte si divideranno sempre tra bianco e nero, senza mai incontrare alcuna sfumatura. Cassie si è fatta odiare, si è fatta amare. E’ diventata protagonista e antagonista. Ognuno la vede in modo diverso, ma in entrambi i casi il risultato non cambia. Non è importante capire se Cassie sia l’acqua santa o il diavolo, ma la sua importanza all’interno della serie, un’importanza che Sydney Sweeney ha saputo restituirle con talento e dedizione.

La Sweeney ci ha raccontato la sua Cassie anche quando questa era niente di più che una ragazza indifferente ai suoi traumi e fantasmi. Ha saputo scavare dentro la sua indifferenza restituendoci, durante la prima stagione, il ritratto di una ragazza che voleva soltanto prendere il sole e ballare, quasi senza aspirazioni. La luce, però, è stata totalmente accesa durante la seconda stagione della serie. In modo graduale, Sydney Sweeney ha raccontato la storia di una ragazza incapace di star bene con qualcuno perché totalmente ossessionata dal trovare un essere umano capace di amarla e darle tutte quelle cose che da sola non riesce a darsi. Cassie ama essere amata, ma è la prima a mancare a questa sua esigenza. Dei suoi amori non ha mai amato la persona, ma ciò che questa le potesse dare. Ha amato un immaginario, un’idealizzazione. Ha amato la possibilità, e mai la verità.

Euphoria
Sydney Sweeney (640×360)

Cassie sa di essere vista come una Barbie, e in molti casi non ha mai fatto nulla per far sì che questa opinione cambiasse ma, in silenzio e senza mai farsi vedere troppo fragile, ha sempre sofferto per questa visione distorta della sua essenza. In modo forse simile, anche l’attrice che le ha dato il volto ha vissuto il medesimo destino. Sydney Sweeney e Cassie sono legate dallo sguardo accusatore di chi le osserva, dalle congetture e dal pregiudizio. Al mondo non poteva esistere nessun altro capace di poter dar vita a questo personaggio nel modo in cui lo ha fatto l’attrice. Sydney Sweeney è la perfetta Cassie perché, da questo punto di vista, è essa stessa Cassie.

Quella candidatura ai Golden Globe, nonostante non sia poi stata trasformata in vittoria, è arrivata puntuale restituendo all’attrice quel riconoscimento che stava faticando ad arrivare. Per i suoi occhi azzurri che hanno fatto spazio alla disperazione di Cassie, per le sue labbra carnose che hanno pronunciato le parole del suo personaggio con intensità, per il suo corpo che ha raccontato una storia, per il suo talento che ha finalmente trovato una casa in cui esporsi al meglio, per la sua Cassie che finalmente glielo ha permesso. Per una serie di cose che Sydney Sweeney meritava di fare e per altre che sicuramente farà, che possano terminare adesso le congetture e i pregiudizi nei confronti di un’attrice che ha saputo interpretare e mettere a nudo una parte del suo lavoro che ben poco ha a che vedere con il suo talento, ma che tanto invece condivide con le opinioni – sempre così fuori luogo – di chi non riesce ad andare mai oltre un bel faccino continuando a pensare che la bellezza di un bravo attore sia più imponente delle sue capacità.

Sydney Sweeney è la perfetta Cassie Howard ma, soprattutto, è l’attrice che più – all’interno di Euphoria – ha saputo mettersi in gioco facendo sì che quella produzione diventasse qualcosa di più di un’ennesima Serie Tv in cui ha preso parte. Con i suoi capelli biondi e le sue labbra rosse l’attrice è entrata sul palco e, con il volto di chi sa essere di più, si è mostrata come nessuno l’aveva mai voluta vedere: un’attrice. Solo questo. Un’attrice.

Sydney Sweeney: «Mi sono sentita ostracizzata a causa del mio corpo»