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Élite – La recensione della disastrosa 4a stagione

Le premesse non era buone, questo perché se altre serie come Euphoria sono riuscite ad aumentare l’Hype intorno all’attesissima nuova stagione, Élite con i suoi episodi speciali ha fatto un grosso, gigante buco nell’acqua.

Come tante serie prima di lei ha pagato il duro prezzo del non sapersi fermare in tempo, ricordiamo l’amatissima Casa di Carta che purtroppo sta seguendo la stessa strada maledetta. La forzatura continua che tenta in qualche modo di cavalcare l’onda del successo ha letteralmente intrapreso una strada destinata a far arrabbiare i fan di tutto il mondo, che non si sono risparmiati nei commenti negativi sotto i post pubblicati dalla piattaforma streaming che l’ha lanciata.

Se molte serie tv risultano forzate e scadenti sotto singoli punti di vista, qui al contrario di salvabile c’è davvero poco, e addirittura la recitazione degli attori che sono stati da sempre molto apprezzati risulta particolarmente peggiorata. D’altro canto alcuni riconoscimenti e miglioramenti sul lato tecnico ci sentiamo di farli, ma andiamo per gradi.

La trama della 4 stagione di Élite

Élite

Con sgomento e anche un po’ di indignazione, scopriamo fin da subito l’utilità delle storie brevi: nulla. Sì, avete capito bene, non un accenno a ciò che abbiamo visto (forse è meglio vista la qualità) e sentito. Non un commento su Carla o su Alexis, svaniti nel nulla come se non fossero mai esistiti, stessa sorte toccata a Lù o Valerio che non vengono più citati. Una non-canonicità che francamente ci disturba.

Tutto ha inizio con l’introduzione di nuovi (trash e inutili) personaggi. Sulla scena irrompono il nuovo preside Diego Martìn, un ricco sfondato che decide di dirigere una scuola (chiamato a ridare lustro all’istituto) e i suoi tre figli: Ari, Mencía (ci mettiamo un mese a capire il suo nome) e Patrick. Proprio da qui hanno inizio le vicende amorose e totalmente prive di senso. Atti sessuali continui e anche eccessivi, e soprattutto la favoletta del principe e della povera di cui non avevamo assolutamente bisogno.

Trash, Trash e ancora Trash

Élite

Come dicevamo, la trama ha subito un repentino peggioramento sotto l’aspetto dei dialoghi e dello script: un agglomerato di clichè e frasi fatte che pensavamo e speravamo di non dover più sentire ormai, ma ci sbagliavamo.

Ciò che risulta più evidente è il voler calcare a tutti i costi l’attenzione sulle dinamiche relazionali amorose e soprattutto lo sfruttare un format (quello dell’omicidio o tentato omicidio) a inizio serie, che ha sempre funzionato nelle stagioni precedenti ma che ora siamo stufi di vedere.

L’interrogatorio non è però l’unica situazione riciclata. La storia tra Guzman e Ari sembra un qualcosa che ci ricorda molto l’inizio della storia con Nadia, alla quale non eravamo pronti a dire addio, o sicuramente non dopo gli episodi speciali.

Chi ha ferito Ari?

Chiariamo il grande grattacapo su cui dovrebbe (e uso il condizionale perché è solo un contorno) basarsi questa stagione. Il colpevole non è né Guzmàn né Samu, bensì Armando, l’uomo con cui Mencìa intraprende rapporti sessuali a pagamento e che cerca di buttarla dentro un giro pericoloso di prostituzione. Come sappiamo, Mencia si tira fuori da questa situazione grazie all’aiuto di Rebe, ma rimane di sasso quando vede l’uomo presentarsi alla festa di Capodanno.

Ari, che nel frattempo ha scoperto tutto, lo affronta e viene picchiata brutalmente dall’uomo per paura che questa possa raccontare in giro il fattaccio e rovinargli per sempre la reputazione.

Non sono dunque i due ragazzi, che fin da subito si litigano la nuova arrivata, a convincerci che Guzmàn sia più interessato a Samuel che ad Ari stessa. Il vero colpo di scena (di cui avremmo fatto a meno) arriva quando Guzmàn uccide Armando di spalle. Un personaggio da sempre buono come lui, rovinato e stravolto ancora una volta per dare un pretesto a una quinta inutilissima stagione.

Élite e i tre moschettieri

Tra coloro che hanno monopolizzato le puntate della nuova stagione troviamo Ander, Omar e Patrick. Se non fosse per il trash di certe frasi e alcuni dialoghi, la dinamica che si viene a formare tra i tre risulta anche particolarmente interessante e oggettivamente la migliore all’interno della serie.

I ragazzi, tra cui l’influencer attore emergente che interpreta Patrick, svolgono bene il loro lavoro, confermandosi i pochi attori in grado di recitare bene all’interno della serie.

Ciò che cozza un po’, come del resto anche nelle relazioni tra gli altri personaggi, è il fatto che sia difficile crederli degli adolescenti, in quanto le scene all’interno del locale gay sono davvero poco credibili per dei ragazzi così giovani. Omar ci fa sempre una gran tenerezza, e ancora una volta sceglie di mettere il bene di Ander davanti al suo lasciandolo andare.

Il ricco e la povera

Passiamo poi alla nuova coppia, apparentemente creata solo per dare una motivazione all’esistenza di Cayetana (che ricordiamo ha alle spalle un problema con lo sniffaggio di smalti e un omicidio). La piccola cenerentola inizia una relazione con un principe che fugge dal suo paese in cerca di un riscatto a causa della brutta reputazione creatasi intorno a lui.

Sembra una bella favoletta d’amore, ma ahimè il principe nasconde un brutto segreto: la filma senza il suo consenso durante l’amplesso sessuale. Il mondo di Cayetana le crolla addosso ancora una volta addosso. Seguirà poi la vera identità di Philippe che si rivelerà uno stupratore.

Una quinta stagione di Élite è necessaria?

La risposta è molto semplice: non serviva una quarta, figuriamoci se serva una quinta stagione. Come è facile da intuire, la 5 stagione porterà avanti le vicende del povero Guzmàn (che decide di partire con Ander) e dei nuovi personaggi. Forse però daremo l’addio ad Ander, che nel caso in questa stagione ci ha preparato a dirgli addio. Inoltre probabilmente continueranno le relazioni nate in questa stagione come quella di Ari e Samuel e Rebe e Mencia.

Uniche note di merito: la fotografia leggermente migliorata e la colonna sonora.

La guarderemo? Probabilmente sì, aspettando e desiderando ardentemente una conclusione.

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