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Il momento esatto in cui Élite ci ha davvero stancati

Facciamo un gioco. Pensate a tutte le serie televisive che abbiate e mai visto su qualsiasi piattaforma, appartenenti a tutti i generi possibili: storiche, comedy, sitcom, drammatiche, adolescenziali. Adesso pensate a quante di queste serie tv sono state cancellate improvvisamente, senza pietà; riflettete su quando vi siete sentiti abbandonati come un bambino al centro commerciale al quale è stato tolto anche il giocattolo preferito. Ora pensate attentamente, e tornate indietro con la memoria per individuare quella serie che, incredibilmente, è sempre sopravvissuta al passare del tempo e, indisturbata, è rimasta lì, sorridente, un po’ spocchiosa e ingiustamente intonsa. Ecco, quella serie è Élite. La serie spagnola per eccellenza era anche partita bene, anni fa. Poi è successo qualcosa, e la domanda che ci stuzzica da qualche tempo è questa: qual è il momento in cui Élite ci ha davvero stancati? E soprattutto, quando ha iniziato a darci così fastidio?

Élite (640×360)

Élite, già ai tempi dell’uscita della prima stagione su Netflix nel 2018, aveva un’etichetta appiccicata addosso, perfettamente leggibile, con sopra scritte due parole: adolescenza e trash. E incredibile a dirsi, all’inizio ha funzionato proprio per questo: nonostante non fosse l’unica serie sulla piattaforma a trattare di tematiche adolescenziali con un pizzico di thriller a fare più o meno da contorno, Élite si distingueva. C’erano tante serie simili a lei, ma lo show spagnolo occupava ancora un posto di tutto rispetto nel panorama seriale: un po’ teen, un po’ giallo, un po’ drama, Élite portava novità. Portava intrattenimento allo stato puro, concedendo a milioni di spettatori di staccare totalmente il cervello e immergersi nelle tormentate vicende degli studenti di Las Encinas. Nessun impegno, solo la voglia di divertirsi e di lasciarsi trasportare. Alla fine, non è che si debba necessariamente guardare il cinema per nutrire la mente.

E’ sempre partito tutto da un omicidio. Élite ha messo in chiaro fin da subito le sue intenzioni e non ha mai cambiato la struttura narrativa che ha finito poi per caratterizzarla: una serie di flashforward in apertura, che anticipano un crimine di qualche tipo già avvenuto, ai quali seguono flashback che rimandano al passato. Sta quindi allo spettatore capire cosa sia successo, come un qualsiasi thriller: spesso non si capisce fino all’ultimo cosa sia precisamente avvenuto, ogni tanto si riesce ad intuirlo. Ed è qui che Élite ha compiuto un primo errore: proponendo stagione dopo stagione sempre la stessa dinamica, è finita per risultare banale e scontata. Anche quando raccontava delle storie che potevano essere interessanti.

Élite (640×360)

Passiamo a una questione fondamentale, quella che riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Sappiamo bene che non è la Spagna ad avere i problemi, perché basta guardare le prime stagioni de La casa di carta per capire che, se si vuole, si possono scrivere dei personaggi di tutto rispetto. Élite, invece, era partita decentemente e ha finito per inciampare nei suoi stessi passi: se le prime stagioni avevano come protagonisti dei ragazzi che potevano considerarsi un po’ delle macchiette ma che presentavano comunque una scrittura di fondo, andando avanti è diventato sempre più chiaro che gli sceneggiatori della serie tv spagnola stessero iniziando a stancarsi. E quando in televisione una cosa è scritta male, non c’è niente da fare: diventa quasi impossibile salvarla.

A Netflix questo comunque non è mai sembrato importare più di tanto, perché ha continuato a rinnovare lo show stagione dopo stagione. Andava anche bene, perché le serie tv di compagnia fanno sempre piacere, ma quando la piattaforma ha iniziato a fare strage di serie tv di alto livello, le lamentele si sono iniziate a sentire. A fronte di cancellazioni come quelle di The Society o Spinning Out non può che sorgere una domanda: perché, Netflix?

Élite (640×360)

In questo mare magnum è possibile identificare un momento preciso in cui ci siamo resi conto che non ce la facevamo più? Un istante in cui abbiamo capito che avremmo solo voluto irrompere nella sede centrale di Netflix e chiedere pietà? Sì e no. Perché per una serie che ha sempre fatto del trash (o del cringe se vogliamo essere più cattivi) un suo enorme punto di forza è difficile capire quando il troppo stroppia.

Noi ci proviamo. E siamo riusciti anche ad essere abbastanza precisi: uno dei momenti in cui abbiamo capito che stava andando tutto in miseria è stato tra la fine della terza e l’inizio della quarta stagione. Le prime tre stagioni avevano i loro difetti, ma bisogna dirlo: erano accattivanti, scritte abbastanza bene e soprattutto coinvolgenti. Davano dipendenza, portavano ad un binge watching come non se ne vedeva da tempo. E poi puff, il disastro. Abbandoni di alcuni tra gli attori preferiti dai fan, una serie di recast più o meno azzeccati, scelte narrative discutibili. Soprattutto, si è capito in fretta che la voglia di concentrare tutta la narrazione di Élite su tre tematiche ben precise (il sesso, le feste e la totale sregolatezza) derivava da una semplice motivazione: non c’era più niente da raccontare. E non apriamo nemmeno la parentesi che riguarda le storie d’amore all’interno della serie, perché sembra che la regola generale sia diventata “se è bella, roviniamola; se è tossica, tiriamoci fuori altre quattro o cinque puntate“. No, Élite: non era proprio il caso.

Non sembra ci sia altro da dire, se non che ci auguriamo che tutto questo finisca molto presto. Il problema è che con Élite non si può mai sapere: ti distrai un secondo ed eccola di nuovo saltarti al collo. E chi se la scolla più di dosso.

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