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Cosa non ha funzionato per niente nella sesta stagione di Élite

Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Elite 6.

Elite 6 è ormai disponibile su Netflix da oltre due settimane, ragione per la quale, sia gli appassionati di binge watching che gli spettatori più dilazionati, hanno avuto tempo sufficiente per vedere almeno qualche puntata e iniziare a metabolizzare la nuova parabola narrativa della serie tv, ormai ricorrente. Dopo ben sei stagioni, il controverso teen drama spagnolo per eccellenza è diventato uno show fatto per allietare una visione comoda, consapevoli di ciò che lo show è diventato tra gli alti e i bassi. Elite va vista e presa così come è, con disimpegno. Partita come una miniserie che difendeva bene la sua componente thriller/mystery sulla prematura morte di Marina Nunier Osuna, gli svariati rinnovi hanno reso sempre più statica Elite, rendendo il suo principale problema la reiterazione degli stessi schemi narrativi nel tempo. Non senza sorprese: la sesta stagione, in particolare, è decisamente migliore delle due precedenti (e non solo), ma non sono comunque mancati i problemi.

Dall’essere una miniserie da una stagione autoconclusiva, a imporsi come un teen drama con adulti-adolescenti che fanno cose, fanno sesso, e muoiono con un tasso di frequenza preoccupante.

Lo schema narrativo su cui si basa Elite 6 è ormai lo stesso proposto nelle stagioni precedenti. In particolare però, il modus operandi è ostruito e caratterizzato dalla continua uscita di scena di alcuni personaggi, e l’ingresso di molti nuovi volti non destinati a durare a lungo. La dipartita frequente dei vecchi personaggi, sempre meno motivata e spesso letteralmente sconnessa, indebolisce la possibilità e capacità di empatizzare con essi. In particolare con Ari, una Lucrecia più insopportabile e autodistruttiva, soprattutto in questo ultimo capitolo. In un’Elite in cui i buchi di trama sono ormai caratteristici della storia, alcuni protagonisti se ne vanno senza ragione (se non quella off-screen), spesso non si sa nemmeno con concretezza che fine facciano. Mancano delle degne conclusioni e uscite di scena complete che diano giustizia ai personaggi, quantomeno per il povero Samuel: il main character che per molto tempo ne era stato il centro delle dinamiche, muore frettolosamente, nello stacco con il cliffhanger della quinta stagione. Il sesto capitolo si apre con una sconnessione importante che comunica con ritardo l’effettivo decesso del giovane. In pieno stile Glee, non ci è dato sapere dove vadano a finire alcuni personaggi principali scomparsi in quattro e quattr’otto. Gli ingressi e le uscite confondono, sospendono la narrazione e la appesantiscono, complicando vicende e spettatori in balia di una storia che sembra quasi antologica stagionale.

elite 6 manu rios
Patrick e Ivan, Elite 6 (640×362)

Ciò che, a fronte di sei stagioni, sembra non funzionare in Elite 6 è dunque la prima vera, e completa, assenza totale del cast originale. L’assenza dei volti cardine con cui lo show è nato è un’arma a doppio taglio: dà una nota malinconica alla serie tv, ma anche rinnovo creativo, che però non è stato sfruttato al massimo. La storia Netflix, che sembra assumere i personaggi di Manu Rios e André Lamoglia a nuovi protagonisti, è una sorta di estenuazione che esaspera il format e che non permette di affezionarsi in breve tempo a personaggi che scompaiono prima che si possano conoscere e che si possa empatizzare con essi. Lo straniamento e la distanza dai fatti narrati impedisce un’immersione totale e pienamente coinvolgente all’interno di Elite 6.

Il lieto fine non è concesso agli studenti de Las Encinas. Che si tratti di una misteriosa (accidentale o meno) morte o di un’uscita di scena inattesa da una stagione all’altra, i personaggi di Elite se ne vanno con storyline lasciate spesso a metà.

Con questo formato, la serie tv di punta di Netflix Spagna sembra assumere sempre di più un modello da tv americana di stampo generalista. Pare quasi rimarcare quei teen drama degli ultimi anni Novanta e primi anni Duemila, fatti di giovani che sembrano adulti, con problemi di adulti, vite lussuriose, e poco tendenti all’identificazione dei veri giovani spettatori. Purtroppo però, al giorno d’oggi si tratta di un modello insostenibile se reiterato allo stremo, a fronte di pubblici voraci e abituati anche a storie più complete e complesse. In virtù dei molti episodi alle spalle, la nuova stagione è l’emblema di questa tendenza. Lo schema narrativo proposto è simile e, l’assenza di novità (o comunque presente solo sotto forma di molti, nuovi, personaggi) contribuisce a enfatizzare il problema rimarcato di Elite 6.

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Elite 6 (640×347)

Entrano in Elite, fanno sesso, e poi escono di scena vivi o morti.

E’ proprio questo che ormai è caratteristico della serie tv Netflix: è un punto di forza distintivo e di debolezza narrativo. Quando anche Manu Rios, in poco tempo divenuto nuovo volto simbolo dello show, abbandona le trame di Elite, in balia dell’ennesimo blocco di nuovi personaggi e delitti, che l’interesse finisce per affievolirsi ulteriormente. La tormentata storia tra Partick e Ivan (interpretato da André Lamaglia) è uno dei focus principali della nuova stagione, e probabilmente quello più centrato. Il resto delle dinamiche è ormai ridondante al punto da rendere gli eccessi degli adolescenti de Las Encinas prevedibili, o poco d’impatto. Ormai è chiaro: il morto ci scappa sempre (in questo caso è Cruz, mentre Ivan ci va parecchio vicino; e a essi si somma il cliffhanger con cui la stagione si chiude). Il vero intrattenimento legato a Elite dovrebbe essere proprio il totomorto della stagione in procinto di rilascio. Il surrealismo eccessivo di alcune dinamiche, e l’assenza di un filo conduttore coerente coi protagonisti della serie tv, sono gli elementi che indeboliscono la presa del teen drama di Netflix. I buchi di trama ne ostacolano il fluido e completo scorrere, non soltanto al cambio di stagione e personaggi. Anche all’interno degli episodi che compongono ciascuna stagione non tutto trova motivazione concreta. Seppur nobile negli intenti narrativi, la storia di Isadora, o quella di Mencia, o Ari, sembrano un puzzle dai pezzi che non combaciano. Fino a giungere alla scena dell’incidente di Ivan, innecessario e dalla costruzione a ritroso poco strutturata.

Nonostante l’intrigo costante sul come il morto di turno sia deceduto, la disconnessione di molti eventi gioca a sfavore di Elite 6.

Posti tutti gli elementi che tendono a porsi in contrasto con la buona presa dello show, Elite continua comunque a mostrare una incontestabile capacità di tenere ancora alta l’attenzione, attraverso i fitti e loschi intrighi, e controversi misteri, che lo distinguono a ogni modo da buona parte dei teen drama odierni. L’elemento caratteristico, sia in positivo che negativo, dello show è la sua crudeltà riservata a ciascuno dei personaggi, nessuno escluso. Se non sono destinati a un lieto fine, i protagonisti di Elite non sembrano esser fatti nemmeno per la serenità. La serie tv è spietatamente crudele con ciascun adolescente e adulto. Con la rara eccezione di alcuni membri originali del cast, il destino riservato ai protagonisti de Las Encinas non è roseo. Tormentati, controversi, spregiudicati, i giovani antieroi non hanno pace fino a quando non lasciano la soffocante e lussuriosa realtà che li mette costantemente in pericolo. E’ anche l’assenza di leggerezza e drammi realisticamente adolescenziali ad appesantire la trama di Elite 6 che ha bisogno di ritrovare sé stesso (possibilmente in una chiave narrativa e schematica inedita), la sua stabilità, e una capacità rappresentativa necessaria nel 2022.

A proposito di Elite, Mahmood è stato paparazzato assieme a un noto attore della serie tv: Manu Rios