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Ander è il miglior personaggio di Élite

In un mondo costruito sulle apparenze, in bilico come un castello di carte, basta il minimo soffio di vento per far crollare tutto. Élite è il regno delle mille facciate, e per entrare a farne parte occorre scegliere con cura la maschera da indossare. La maggior parte dei giovani, ricchi e sfacciati, studenti di Las Encinas, sono convinti di avere il mondo ai propri piedi. Inganni, volta-faccia, omicidi. Ognuna di queste cose ha visto come protagonisti tutti, indifferentemente, anche se uno solo di loro si è dimostrato in grado di distinguere fra bene e male, necessario e superfluo: Ander Muñoz, interpretato dal bellissimo e magnetico Arón Piper.

Ander è l’unico tra i protagonisti di Élite (la cui terza stagione è imminente) ad aver sempre mostrato il suo vero io, capace di trovare il coraggio per fronteggiare le sue paure più grandi. Ha rischiato di perdere la famiglia pur di rispettare se stesso. La pressione di un padre che non è in grado di accettarlo per ciò che è, l’impossibilità di amare Omar alla luce del sole, i crimini legati alla scuola che frequenta: una spirale di dolori e sofferenze in cui sono intrappolati tutti gli adolescenti del mondo, e da cui credono sia possibile evadere solo attraverso droga e alcol.

Ma, nonostante tutto, Ander è l’unico capace di andare oltre l’ingannevole limite della superficie. Rispetto agli altri personaggi di Élite è senz’altro il migliore.

Non è istintivo e violento come il suo migliore amico Guzmán o come Nano. Non ama mostrarsi come fa Christian o autodistruggersi come Valerio, new entry della seconda stagione. Non è infido e bugiardo come Polo o manipolatore come Carla, la “Marchesina”, e nemmeno finto e attaccato alle apparenze come Lu e Cayetana, né fastidioso e sempre pronto a piangersi addosso come Samuel. E, cosa più importante: non è terrorizzato come Nadia e Omar all’idea di dover essere se stesso con i propri familiari.

Come qualsiasi essere umano o adolescente, commette degli errori. Diviso tra l’affetto che prova per i suoi due migliori amici, divenuti ormai fratelli, non è in grado di agire come vorrebbe e continua a vivere nel senso di colpa, condividendo con Polo il peso di un’azione che non avrebbe mai dovuto compiere, e provando a tenere nascosta la verità a Guzmán. Come può voltare le spalle a uno dei due dopo tutto quello che hanno condiviso? Sceglie di tacere, logorandosi giorno dopo giorno, in attesa del momento adatto per vomitare addosso al mondo tutto il rancore e la rabbia che prova.

La realtà aristocratica in cui è costretto a vivere cerca di inghiottirlo, ma Ander resiste.

Le cicatrici che porta sono invisibili, ma non per questo le ferite da cui derivano si sono rimarginate in fretta. I segni che hanno lasciato, monito di una vita a cui non sente di appartenere fino in fondo, non sono fisici. Rischia di allontanarsi da Omar pur di non attirare anche lui in quel vortice di infinita falsità che lo circonda. L’amore che prova nei suoi confronti è sincero, per quanto non privo di incertezze e ripensamenti.

Quando Omar cambia look, perché libero dai vincoli di una famiglia troppo oppressiva e limitante, Ander teme che si faccia del male e cerca di difenderlo dal mondo, ma al tempo stesso ha paura delle sue opinioni. Per impedirgli di rimanere intrappolato in un carattere che non gli appartiene e in un ruolo stabilito dalla società, lo allontana, sperando capisca che con lui non è necessario recitare una parte.

élite

Élite è il ritratto di un’adolescenza bruciata, e l’unico personaggio che sembra essere fuori luogo tra le case e gli eventi lussuosi dei ragazzi di Las Encinas è Ander.

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