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Due uomini e mezzo non è morta con l’addio di Charlie Sheen

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Esattamente trentacinque anni dopo il successo de La strana coppia, Due uomini e mezzo faceva il suo esordio nelle tv degli americani. Sarebbe quasi pleonastico sottolineare quanto la Serie di Chuck Lorre debba tutto al film cult con Jack Lemmon e Walter Matthau, avendone ricalcato ed estremizzato molti dei suoi connotati vincenti.

Lorre aveva trovato in Charlie Sheen il perfetto alter ego dell’Oscar Madison di Matthau. Charlie Harper non era altro che una sua versione moderna e ancor più spregiudicata. L’alchimia con Jon Cryer, un Jack Lemmon decisamente più pigro e opportunista, aveva fatto le fortune della sitcom più vista d’America per ben otto stagioni. Sembrava andasse tutto a meraviglia, visti gli ascolti stellari, ma non era così.

Nella vita di tutti i giorni infatti, e soprattutto in ambito lavorativo, Charlie Sheen era ancora più intrattabile e imprevedibile del suo Charlie Harper in Due uomini e mezzo.

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Dopo anni a sopportare la condotta di vita autodistruttiva dell’attore, per Lorre e la CBS nel 2011 la misura era colma. In soli tre mesi Sheen fece di tutto e di più per farsi licenziare. A gennaio cominciò una girandola di ricoveri in rehab (interrompendo anzitempo l’ottava stagione della Serie), insultò Lorre dandogli dello “sporco ebreo” e, dulcis in fundo, chiese pure un sostanzioso aumento.

Dargli il ben servito fu una mossa assai rischiosa ma inevitabile. Charlie Sheen era Charlie Harper e viceversa, Due uomini e mezzo sembrava quasi una rappresentazione fedelmente ispirata alla vita di tutti i giorni dell’attore playboy. La sua passione per le pornostar e le prostitute era nota e questa sorta di meta-cinema era uno dei punti di forza dell’intera Serie.

D’altra parte sarebbe stato impensabile per chiunque, in una Serie fondata per otto anni sulle vicende di una coppia comica ormai rodata, poter fare a meno di uno dei co-protagonisti. Charlie ed Alan erano l’anima e il cuore di Due uomini e mezzocon tutto il rispetto per il piccolo Jake. Lorre si trovò dunque di fronte a una scelta dalle mille incognite.

Meglio dire basta e chiudere per sempre Due uomini e mezzo oppure trovare un sostituto per Sheen e continuare col rischio di rovinare tutto?

La mossa del boss, come saprete, è stata la più coraggiosa. Due uomini e mezzo è andata avanti senza Charlie Sheen per ben quattro stagioni, con Ashton Kutcher chiamato all’infausto compito di sostituire il personaggio più amato dai fan.

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Partiamo dal presupposto che sostituire un beniamino del pubblico dopo tante stagioni non è mai facile. Nel caso di Sheen, alla luce del suo peso specifico nell’economia di Due uomini e mezzo, subentrare da suo rimpiazzo senza farlo rimpiangere era una missione praticamente impossibile. Far interpretare Charlie Harper a un altro attore (come spesso avviene in Beautiful e nelle soap in generale) forse sarebbe stato addirittura peggio, proprio per l’identità matematica quasi assoluta tra attore e personaggio cui accennavamo prima.

Si è scelto perciò a ragione di introdurre una celebrità -di sicuro appeal- molto diversa da Sheen. L’attore deputato all’arduo compito di dar manforte al “vedovo” Cryer e riequilibrare così la strana coppia è stato Ashton Kutcher.

Il personaggio di Charlie viene così fatto morire, introducendo al suo posto il nuovo arrivato. Il suo nome è Walden Schmidt: giovane bello, avvenente e soprattutto miliardario, arricchitosi anni prima grazie a Internet. Per farla breve, Walden finisce con l’acquistare la villa di Malibu, prendendo il posto del vecchio proprietario. Con Alan ovviamente al seguito.

Sulla carta quindi non è cambiato nulla, ma le differenze tra Walden e Charlie, almeno inizialmente, hanno presupposto diversi aggiustamenti nella trama di Due uomini e mezzo. Innanzitutto, il primo è un buono. Un po’ tonto, ma in buona sostanza un eterno bambinone. Geniale al pc e naturalmente portato a guadagnare con facilità grazie al marketing online, si rivela da subito assai ingenuo e in difficoltà nella gestione dei rapporti umani. Tutt’altra pasta rispetto al cinismo e alla dissolutezza tipiche di Charlie Harper.

La nona stagione è quella (forse l’unica) che segna una linea di confine chiara tra la prima e la seconda era di Due uomini e mezzo.

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A partire dalla decima infatti, torneranno alcune dinamiche peculiari che in un certo senso riporteranno la Serie a un discutibile status quo. Walden, come anticipato, ci viene presentato come un personaggio sostanzialmente positivo.

Il ruolo quindi del “peggiore” della coppia, viene preso da Alan, ossia colui che per anni era stato il Grillo Parlante del più folle e libertino fratello.

Intendiamoci, Alan non è mai stato uno stinco di santo. La sua moralità è sempre stata corrotta dalla sete di profitto, soprattutto a causa dell’insofferenza verso Charlie che, senza apparenti sforzi, a differenza sua ha sempre avuto tutto dalla vita. Nonostante questo comunque è sempre apparso come il più retto della famiglia, considerate anche le stravaganze della madre. L’unico a farsi scrupoli prima di compiere una nefandezza. Nella nona stagione Alan cambierà non poco in questo suo aspetto, smaliziandosi ed essendo disposto a tutto per non esser sbattuto fuori di casa da Walden.

In un certo senso sarà lui il vero protagonista, il sole intorno a cui ruoteranno le vicende degli altri protagonisti. Il suo tentativo spasmodico di sbarcare il lunario sarà la fonte principale di gag e situazioni equivoche, con lo spettro dello sfratto sempre pronto a tormentarlo. Avranno ancora il proprio spazio di contorno Berta, Evelyn, le solite guest star celebri e Jake, destinato suo malgrado ad apparire sempre di meno anche a causa della svolta mistica dell’attore Angus T Jones.

Walden, a sua volta, riempirà il vuoto lasciato da Charlie per ciò che concerne uno degli aspetti fondanti di Due uomini e mezzo: le donne.

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È nella nona stagione che avviene un cambiamento sostanziale nel modo di impostare le vicende dello show. Se negli anni abbiamo visto Charlie alle prese con una lunga schiera di modelle per consumazioni puramente occasionali, negli ultimi tempi anche un Don Giovanni come lui sembrava essersi convinto a prediligere una maggiore stabilità nei rapporti col gentil sesso.

Al piacere fine a se stesso, sembrava ormai pronto a preferire la pace e il magnetismo del vero innamoramento. Le sue ultime conquiste (senza contare Rose) sembravano sempre più indirizzate verso una sistemazione finale. A degna conclusione di una completa (seppur disfunzionale) maturazione del personaggio.

Walden, dal canto suo, sembrava seguire fin dall’inizio questa direzione. Reduce da un divorzio più che mai sofferto con l’unica donna della sua vita, Bridget, inizialmente sembra avere occhi solo per lei. Ben presto la vita da scapolo e l’influenza di Alan lo convinceranno a cambiare idea, ma nella sua prima stagione la donna al quale finirà per legarsi maggiormente sarà solo una: Zoey.

Se però pensate che la seconda era di Due uomini e mezzo sia priva del solito via vai di donne dalle camere da letto della villa a Malibù, vi sbagliate di grosso.

La stabilità con Zoey infatti scomparirà per futili motivi a partire dalla stagione successiva. Decima stagione che, come detto,  segnerà un ritorno al passato definitivo per la Serie. Il tentativo di impostare storie diverse sulla nuova strana coppia verrà di fatti accantonato, per far posto alle vecchie e arcinote dinamiche dello show.

Walden, seppur meno spregevole di Charlie, avrà in egual misura la sua sfilza di pulzelle. Il sesso occasionale tornerà così all’ordine del giorno. I tira e molla amorosi la faranno da padrone, e il tentativo della nona stagione di dare una svolta alla Serie si potrà considerare quasi un’occasione persa.

Per quanto riguarda la prova di Kutcher, il suo Walden strappa la sufficienza, anche se con riserva.

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A dirla tutta il problema non riguarda tanto la simpatia del suo interprete, da sempre abituato a questo tipo di ruoli sul grande schermo (La figlia del mio capo del grande David Zucker, cult assoluto). Il vero problema riguarda la scrittura del suo personaggio, decisamente meno interessante e ispirata rispetto a quella del suo predecessore.

Nonostante Kutcher ce la metta tutta, la presenza scenica di Walden non riesce ad andare oltre la semplice gradevolezza. Pochi i guizzi, pochissime le trovate memorabili da applausi a scena aperta. Si capisce in questo senso la scelta di dare più spazio alla verve comica di Cryer. È lui il vero mattatore assoluto della seconda era di Due uomini e mezzo. È sempre e solo Alan a regalare le grasse risate, anche nei suoi momenti meno ispirati.

La Serie, dalla decima stagione in poi, si è trascinata fino alla sua conclusione con poche idee, appiattendosi su una trama orizzontale comune più alle soap che alle sitcom adulte. L’ultima vera svolta c’è stata nell’ultima stagione, con la scelta di giocare maggiormente col queerbaiting grazie  al matrimonio di comodo tra Walden ed Alan.

L’introduzione poi, nelle ultime due stagioni, di un personaggio dichiaratamente omosessuale come Jenny, dimostra un’attenzione non scontata verso la comunità LGBT che certamente va sottolineata.

Meglio soprassedere infine sul finale della Serie. Episodio che, per idea e resa sullo schermo, faremmo volentieri a meno di ricordare.

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In fondo l’era 2.0 di Due uomini e mezzo non è stata poi così malaccio, al netto della fisiologica stanchezza che già con lo stesso Sheen cominciava a percepirsi. Certo è che è i fasti de La strana coppia degli anni 2000 della tv americana apparterranno sempre alle storie con al centro l’autore di jingle pubblicitari ubriacone. Un tipo deprecabile e sicuramente meno affascinante di Kutcher, ma capace di rimorchiare qualsiasi donna persino in tenuta da bowling e pantaloncini.

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