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Ed Sheeran: Oltre la musica – La recensione della docuserie su Disney+

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Ed Sheeran: Oltre la musica

Il 3 maggio è uscito su Disney+ il documentario, o meglio la docuserie, incentrata interamente su Ed Sheeran e sulla sua vita privata e professionale. Quattro puntate, ognuna col suo tema, ognuna col suo titolo e ognuna dipendente e indipendente dalle altre. La docuserie è firmata Fulwell 73 Productions, casa di distribuzione già vincitrice di Emmy. Il documentario su Ed Sheeran, Oltre la musica, ha il titolo giusto: non si parla solo di musica, non c’è solo il lavoro del cantautore, non c’è solo la sua storia professionale. Per la prima volta, come da lui stesso dichiarato, Ed va oltre l’apparenza e si mette in gioco raccontando fatti privati anche molto intimi di sé stesso e della sua famiglia, in un momento in cui la musica (che rimane comunque il filo conduttore) ha salvato lui e aiutato chi ama. La divisione in quattro puntate, e quindi in quattro temi ben specifici e separati, è una scelta narrativa molto interessante che permette allo spettatore di seguire un filo logico chiaro, ma anche di respirare tra una puntata e l’altra, data la mole di eventi. Il consiglio rimane di vederlo comunque per intero in una sola volta, come fosse un lungo film di circa due ore, per cogliere davvero l’essenza delle parole e delle profonde emozioni di Ed Sheeran e per empatizzare a pieno con lui e con le sue vicende.

Ed Sheeran

Love, Loss, Focus, Release. I nomi originali dei quattro episodi suggeriscono già da soli la strada che stiamo per percorrere quando mettiamo play alla docuserie Oltre la musica. Si parte dall’amore, inevitabile. Si passa per la perdita e per la concentrazione, per sopravvivere. E si arriva all’equilibrio, alla liberazione, per tornare a vivere. L’intero documentario ha due fili conduttori di base: la musica e il dolore, laddove i due non sono mai disgiunti l’uno dall’altro. La musica è ciò che rende Ed Sheeran chi è oggi, il dolore è ciò che ha dovuto imparare ad affrontare a poco a poco. La malattia della moglie Cherry e la morte del suo amico fraterno Jamal, i due dolori più grandi. Grazie alla musica trova il suo riscatto, attraverso la concentrazione, attraverso la celebrazione e anche attraverso la scrittura. La consapevolezza di essere chi è rende Ed Sheeran un uomo e non più un ragazzo. Lui stesso dichiara: “Sono cresciuto solo quando ho conosciuto il lutto; quando lo conosci finisce immediatamente la tua adolescenza.” Le parole che Sheeran usa per descrivere la sua vita, i suoi sentimenti e le sue occasioni, sono tutte apparentemente spontanee ma nascondono, come si vede bene nel documentario, un retroscena di tentativo di meditazione e di interiorizzazione del dolore.

Love. L’amore, il sentimento da cui nasce tutto. Il racconto del suo matrimonio, del suo innamoramento e della sua storia d’amore è semplice e dolce, come ci aspetteremmo. Ed Sheeran descrive Cherry come compagna di vita, e non solo come partner. Afferma di condividere tutto con lei, di avere il lei un’ancora di salvezza cui aggrapparsi quando semplicemente vuole essere se stesso. La loro storia d’amore è dolce, è ingenua ed è molto credibile. Nella primissima puntata sembra essere, infatti, tutto perfetto: una fantastica carriera, un nuovo disco in incisione, una moglie bellissima e due figlie adorate. Eppure, proprio alla fine della puntata, il cantautore comincia finalmente ad aprirsi e a mostrarci il lato oscuro che la vita prima o poi riserva a tutti. Cherry ha una diagnosi di cancro, lui dovrà allontanarsi per il tour e sente di non essere abbastanza forte per affrontare tutto questo. Così si chiude nel seminterrato e scrive circa sette canzoni in quattro ore. Ed sfoga il suo dolore, la sua rabbia e la sua frustrazione nella musica. Utilizza la chitarra come strumento esorcizzante e crea, compone, scrive, suona. Scrive, tra le altre, Vega (canzone piuttosto esplicativa delle emozioni che provava nel momento della diagnosi della moglie), che farà parte del suo nuovo album Subtract e di cui ci anticipa una strofa o due, in una scena molto intima e coinvolgente con la moglie.

Ed Sheeran

Loss. La perdita. Si parte dalle foto e dai video girati da due adolescenti con una voglia matta di fare e di produrre musica, e poi arrivano i racconti e le fasi della vita in cui il dolore di Ed Sheeran lo comincia a formare come persona. Proprio nel momento in cui ricevono finalmente belle notizie in merito alla malattia di Cherry, un fulmine a ciel sereno: Jamal, il suo primissimo produttore, il suo migliore amico, colui che per primo ha creduto davvero in lui, muore. È qui che vediamo, per la prima volta dall’inizio del documentario, davvero il dolore, la frustrazione di non poter fare assolutamente niente per impedire che quell’emozione si blocchi. Per la prima volta, Ed è vulnerabile, non può avere la situazione sotto controllo, non può pianificare. Deve solo farsi travolgere dal dolore e affrontarlo. Ma non è mai così semplice, soprattutto per chi è abituato a sfogare in modo differenti. E quindi, di nuovo, c’è la celebrazione  ma c’è la scrittura; c’è la sofferenza ma c’è anche la musica; c’è la commozione ma c’è soprattutto la registrazione dell’album. Pare che Sheeran non abbia altri mezzi se non quelli della musica, che gli permette di evadere persino in maniera ossessiva, fino a non riuscire a tirare fuori le sue emozioni.

Ed Sheeran

Focus. Ha bisogno di concentrarsi per poter sopravvivere. E concentrarsi, per Ed Sheeran, significa una sola cosa: comporre. Ma notiamo come comincia ad andare su una strada diversa quando, invece di limitarsi a lavorare al suo disco, decide di revisionare una vecchia canzone, scritta con Jamal e a lui dedicata, Eyes Closed (anch’essa anteprima dell’album). In quella particolare circostanza, Ed riesce finalmente ad ammettere che ha bisogno di scrivere le sue canzoni, “mi fa stare meglio”, dichiara. La puntata è infatti interamente dedicata al suo lavoro creativo e gira intorno alle sue sensazioni in merito, senza mai perdere di vista le cose importanti e più complesse. Ed Sheeran ci mostra come, in sala di registrazione, riesca ad andare davvero Oltre la musica, senza mai lasciarla realmente indietro. Concentrarsi per lui significa scrivere, significa immergersi nel lavoro, facendo sì che quest’ultimo diventi la sua valvola di sfogo.

Ed Sheeran oltre la musica

Release. La liberazione, l’equilibrio, quello che lui stesso chiama “balance”. È necessario trovarlo, nella vita, sul lavoro, in famiglia, con i propri figli. Ed Sheeran fatica a trovarlo, nonostante la sua costante voglia di precisione e di pianificazione. Riconosce finalmente che nella vita, la maggior parte delle volte, i piani vengono sconvolti da eventi fulminei e insormontabili. E allora la precisione non serve più, bisogna solo tirarsi su le maniche e cominciare a remare in un mare incontrollabile e imprevedibile. Il tema del mare, delle onde e dell’acqua è, infatti, un tema ricorrente nella puntata conclusiva: il cantautore inglese si immerge nel freddissimo mare del Nord per girare alcuni videoclip di Substract, ma in realtà si immerge in un’acqua gelida che lo risveglia da un sogno orrendo. E allora si alza, si prepara, entra nella Union Chapel di Londra e canta (solo per pochi eletti) come non ha mai cantato, in modo apertamente commosso e intimo. E finalmente, riesce a sfogare tutte le sue ansie. Il documentario si conclude in modo dolce e positivo, col sorriso e con una certa positività. In effetti, quello che ci lascia il documentario Ed Sheeran: Oltre la musica è un senso di cauto ottimismo che, nonostante tutto, deve rimanere un punto fermo nelle nostre vite. Ed Sheeran vive grazie alla musica, esaudisce il suo sogno (collaborando anche con i più grandi artisti musicali della scena mondiale; nella docuserie ne vediamo solo alcuni come Eminem, Beyoncè, Stormzy) e sa che ha esattamente ciò che vuole. Ma sa anche che il dolore esiste e che va affrontato, ognuno col suo modo di comporre. Perché, in fondo, quello che Ed Sheeran: Oltre la musica ci insegna è che si può scrivere la musica ma si può scrivere anche il proprio futuro, scarabocchiando qua e là, correggendo il tiro di tanto in tanto, rileggendolo da capo ogni volta. E ogni volta ricominciare.