“L’umano il cui nome è scritto su questo quaderno morirà”
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È così che recita la prima pagina del Death Note. Death Note è uno di quegli anime che conosci, pur non avendolo mai visto. E se non l’hai ancora fatto, beh, dovresti correre a recuperarlo, prima che qualcuno scriva anche il tuo nome su quella pagina maledetta!
Death Note è probabilmente il primo approccio che un neofita ha verso il mondo degli anime e dei manga. La serie manga è scritta da Tsugumi Ōba e disegnata da Takeshi Obata. È stata serializzata in Giappone dal 1º dicembre 2003 al 15 maggio 2006 e poi raccolta in dodici volumi. L’edizione italiana è stata curata da Planet Manga, che ha pubblicato l’opera dal 19 ottobre 2006 al 18 settembre 2008. La serie televisiva anime è stata diretta da Tetsurō Araki, animata da Madhouse e trasmessa in Giappone nel 2006, mentre in Italia tra il 2008 e il 2009.

Che si tratti della versione manga o dell’anime, non c’è dubbio che i due grandi e caleidoscopici protagonisti siano Light e L. La storia segue Light Yagami, un brillante studente liceale che trova un misterioso quaderno chiamato Death Note, caduto dal mondo degli Dei della morte (gli shinigami). Il quaderno ha un potere terribile: chiunque, di cui vi venga scritto il nome, muore. Light decide di usarlo per eliminare i criminali e creare un mondo perfetto senza il male, dove lui sarà adorato come un dio.
Tuttavia, le numerose morti inspiegabili attirano l’attenzione di L, un enigmatico e geniale detective. Inizia così un’intensa battaglia psicologica tra Light e L, fatta di inganni, strategie e colpi di scena, mentre entrambi cercano di scoprire l’identità l’uno dell’altro. Light e L sono due facce della stessa ossessione, tanto diversi quanto uguali. In alcuni momenti addirittura veri amici. I due hanno una sola ossessione: la giustizia. Sicuramente, ognuno con una diversa accezione.
L sostiene: “Io sono la Giustizia!”, “La giustizia prevarrà!”; Light urla: “Presto tutto il mondo saprà che sono qui, che qualcuno sta facendo giustizia su di loro. E io regnerò su un nuovo mondo come un Dio! Io sono la giustizia!”. Due persone diverse, due idee diverse, ma un solo obbiettivo. Tracciamo allora un profilo dettagliato dei nostri due protagonisti nella narrazione di Death Note, per capire quanto le loro sfumature possano essere simili e dissimili nello stesso tempo.

Light Yagami è un ragazzo di 17 anni, studente modello e poi investigatore, sotto pseudonimo di Kira. È dotato di una straordinaria intelligenza e possiede capacità analitiche e strategiche sopra la media. È freddo e calcolatore, ma particolarmente carismatico, determinato e molto orgoglioso. Light si presenta inizialmente come un ragazzo brillante, disciplinato e apparentemente dotato di un forte senso morale. Tuttavia, il ritrovamento del Death Note rivela e accelera la trasformazione del suo carattere: da giustiziere idealista inizialmente a figura totalitaria e spietata alla fine.
All’inizio, Light è mosso da un’autentica indignazione verso il crimine e la corruzione. È mosso da un’idea nobile. Considera il Death Note un’opportunità divina per ripulire il mondo. Il suo obiettivo iniziale è semplice: eliminare i criminali per creare un mondo migliore, libero dal male. Questa motivazione è moralmente ambigua, ma non ancora del tutto corrotta. Tuttavia, col tempo, la sua visione di giustizia si evolverà, trasformandosi in un’aspirazione alla tirannide.
Light smette presto di agire per un bene superiore e comincia a vedere sé stesso non come servitore della giustizia, ma come incarnazione stessa di essa. “Io sono il Dio del nuovo mondo!”: è qui che avviene la fusione tra il suo ego e la sua missione. Light non combatte più il male per senso del dovere, ma per esercitare potere e controllo. Chi si oppone a Kira, anche se innocente, diventa automaticamente un criminale da eliminare.
Light crede di avere il diritto assoluto di decidere chi deve vivere e chi deve morire. Il suo concetto di giustizia diventa unilaterale e privo di empatia. Questo lo porta a commettere omicidi non solo contro criminali, ma anche contro investigatori, innocenti e persino alleati.
Alla fine, l’ossessione di Light per la giustizia diventa un pretesto per giustificare la sua sete di potere. Il Death Note trasforma un giovane brillante in un tiranno convinto di essere un dio. Il suo fallimento finale dimostra come la giustizia, senza limiti né umiltà, può facilmente diventare oppressione. È così che una nobile missione di ricerca della giustizia diventa delirio di onnipotenza.

Il grande rivale di Light Yagami in Death Note è L. Ha circa 24 anni ed è un detective privato internazionale, considerato il migliore al mondo. È un ragazzo introverso, eccentrico ed estremamente razionale. Fisicamente e socialmente atipico, L si distingue per il suo modo di sedersi accovacciato, il disinteresse per l’apparenza e una dieta composta quasi esclusivamente da dolci. Dietro questo comportamento bizzarro si nasconde una mente brillante con un intuito fuori dal comune.
A differenza di Light, L non si erge a giudice o esecutore, ma ricerca la giustizia come verità e non come punizione. Il suo scopo è risolvere il mistero dietro le morti inspiegabili, non vendicare o punire i colpevoli. La sua giustizia è investigativa e imparziale, non mossa da un giudizio morale soggettivo. “Non posso permettere che qualcuno uccida persone impunemente, anche se si tratta di criminali”. L non approva il crimine, ma neanche l’omicidio. Per lui, nessuno ha il diritto di decidere chi deve morire, neanche Kira.
L agisce con freddezza analitica: osserva, raccoglie dati, formula ipotesi fino a trovare la verità. Questo lo rende molto efficace, ma anche isolato. Mantiene le distanze da chiunque, tuttavia, nel rapporto con Light, emergono aspetti più umani: L è curioso, forse persino affascinato dal suo avversario (che all’inizio crede un amico).
L non è un idealista puro: utilizza la manipolazione e il sospetto anche su persone innocenti, se necessario per arrivare alla verità. Questo mostra che la sua giustizia non è del tutto buonista, ma pragmatica, sempre però con un limite chiaro: non si sostituisce mai alla legge e non uccide. L rappresenta una giustizia umana e limitata, consapevole della propria imperfezione. Non pretende di essere infallibile, e proprio per questo mantiene un atteggiamento critico e riflessivo, opposto all’arroganza divina di Kira. L è il simbolo della ragione contro il fanatismo, dell’intelligenza al servizio della giustizia, ma senza mai volerla dominare.

Il confronto tra Light e L è una delle dinamiche centrali in Death Note. Mentre Light crede nella giustizia assoluta e punitiva, L rappresenta una giustizia razionale, investigativa e imperfetta, ma più umana. L’indagine diventa un duello ideologico.
Per Light la giustizia è soggettiva: Light è la legge, il solo e unico giudice, colui che può uccidere, l’unico in grado di mondare la Terra dal male, il dio capace di giudicare le anime. Per L la giustizia è oggettiva: è ricerca della verità, è qualcosa da perseguire, non da possedere e la legge è l’unica in grado di poter dare un giudizio. Entrambi sono ossessionati dalla giustizia, ma in modi opposti. Light vuole imporre la sua visione sul mondo; L vuole capirlo e proteggerlo. Il primo sarà consumato dal potere, il secondo si sacrificherà in cerca della verità.
Personaggi diversi, ma uguali; accomunati da stessi principi, declinati in maniera così diversa; ma, nel bene e nel male, aveva sicuramente ragione Ryuk nel dire che: “Gli umani sono così interessanti.”






