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Ci siamo scordati di quanto è cool il Tenente Colombo

Passano gli anni ma Colombo non passa mai di moda.

Colombo invecchia come un vino pregiato d’annata, che poi a dirla tutta il tenente somiglia più a un Tavernello che a un Brunello di Montalcino. Eppure è facile perdersela tra il marasma delle serie sempre più brillanti che escono ogni anno. Ed è anche molto facile ricordarsela solo per il fare maldestro del suo protagonista. Insomma, il rischio di scordarci di una serie sovversiva, geniale e senza tempo è sempre dietro l’angolo. Facciamo un ripassino per ricordarci di quanto è cool Colombo e, per coloro che se lo fossero perso, correte subito a riesumare le puntate su Amazon Prime.

La serie, un insolito giallo dai toni noir creato da Richard Levinson e William Link, vede protagonista un tenente della squadra omicidi di Los Angeles intento a risolvere casi apparentemente perfetti, un tenente interpretato epicamente dall’attore Peter Falk. Un detective più simile ai nostri impiegati comunali che agli investigatori di CSI. La serie tv arriva in Italia nel 1974 e da quel giorno non ha mai lasciato i palinsesti televisivi. Il motivo è che Colombo, sebbene molto lontana dalle dinamiche a cui ci siamo abituati negli anni (linguaggi coloriti, eccessi, effetti speciali e il politicamente scorretto) resta ancora una delle serie meglio costruite e innovative con un protagonista difficilmente replicabile.

Vediamo perché.

Il tenete Colombo è un personaggio lontano da ogni canone.

Colombo peugeot 403
La mitica Peugeot 403 del tenente Colombo

Non è un bell’uomo. Non è né colto né raffinato, è di umili origini (italiane), non è ironico e non possiede nemmeno un particolare senso dell’umorismo. Indossa sempre un unico outfit da burocrate con sopra il mitico e sgualcito trench color melma. Il protagonista della serie è un personaggio sui generis e il suo fascino consiste proprio nell’essere anonimo, semplice e ordinario. Ci risulta persino tenero e, nonostante sia spesso irritante e molto insistente, resta sempre calmo e smemorato come un nonnetto col cappello (come abbiamo ricordato qui) pronto ad attaccare bottone. Però nel corso delle puntate ci accorgiamo pian piano di quel suo lato ossessivo-compulsivo. Colombo è maniacale, ma non alla maniera sregolata di Sherlock Holmes. Non è colto come Mrs. Marple, non è distruttivo e ossessivo come Hart e Cohle in True Detective e non infrange (quasi) mai le regole come Jessica Jones. No, Colombo è fatto di tutt’altra pasta. È il suo essere fuori posto, inopportuno e confuso che ci strappa sempre un sorriso, nonostante le circostanze. Sì, perché sullo sfondo c’è comunque il morto ammazzato.

Il tenente ha una vita misteriosa niente affatto noiosa, come vogliono farci credere.

Colombo non ha vizi, eccetto il suo inseparabile sigaro che tiene tra le dita con fare pensieroso. Non sapremo mai il suo nome di battesimo. Il suo cane di chiama Cane. Parla costantemente di sua moglie che non vedremo mai, anzi a volte dubitiamo perfino della sua esistenza. Infila qua e là aneddoti della sua vita privata che non avremo mai modo di verificare.

Il colpevole ci viene rivelato all’inizio della puntata, sovvertendo la struttura della maggioranza dei gialli.

Tutti gli episodi di Colombo sono strutturati allo stesso modo, eppure non sono mai né ripetitivi né prevedibili. Tutto inizia con l’omicidio. Solo dopo un bel po’ spunta il tenente, che arriva sulla scena del crimine con la sua auto scassata. Fa qualcosa di buffo, individua il sospettato e inizia a tampinarlo. La preda (quasi sempre un ricco, tronfio, affermato volpone, ma ogni tanto anche qualche affabile volpona) spinta dal tenente compie una serie di passi falsi. Colombo in qualche modo la incastra e ci spiega come ha risolto il caso, visibilmente divertito.

L’assassino è anche la vittima della vicenda.

colombo Peter Falk

No, Colombo non se ne va in giro a uccidere criminali come fa Dexter. Lui li tortura, certo, ma in senso metaforico per sfiancarli e attirarli nella sua trappola. La protagonista della serie è la strategia di Colombo. Un insieme di tattiche psicologiche messe in atto consapevolmente dal tenente per indurre l’assassino a sottovalutarlo a tal punto da ritenerlo innocuo. Le sue indagini sono un vero e proprio capolavoro investigativo che seguiamo incollati allo schermo, non per scoprire chi è il colpevole (che conosciamo già), ma per scoprire come il detective lo incastrerà anche questa volta.

Goffaggine e rimbambimento sono il metodo investigativo con il quale conduce le indagini. Conoscere sin da subito il colpevole non annulla l’effetto sorpresa. L’espediente ci aiuta a seguire meglio il tenente nelle sue azioni strampalate e a capire che tutto quello che fa, lo fa per un motivo, cioè per indurre la sua “vittima” a commettere l’errore più fatale: sottovalutarlo. E quindi a fare quella serie di passi falsi che lo faranno incriminare.

Forse l’assassino l’avrebbe scampata con un altro detective sul caso. Chissà.

Colombo non si affida ciecamente al suo intuito e non ha geniali rivelazioni: lui cerca i dettagli, quelli più insignificanti, con metodo analitico e obiettivo. Ricerca quella nota stonata in una sinfonia eseguita magistralmente che solo un orecchio attento come il suo può cogliere. In effetti il piano ideato dall’assassino sarebbe perfetto se non fosse per quel dettaglio apparentemente insignificante.

Solo un’altra cosa.

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Colombo si presenta a casa del sospettato a tutte le ore: lo perseguita proprio per essere certo della sua colpevolezza. Nessun innocente sopporterebbe senza batter ciglio un tale individuo così invadente, anche se è un poliziotto. Il colpevole, nonostante l’insistenza di Colombo, tollera qualsiasi cosa, asseconda il detective e si dimostra subito troppo collaborativo. E questa anomala disponibilità è il primo segnale che insospettisce Colombo. Ma lui non rivela mai al sospettato che sta indagando su di lui. Individua la “preda”, entra in empatia con lei, la segue ovunque e poi la sfianca a colpi serrati di: «Solo un’altra cosa». E tutti quei “solo un’altra cosa” sono proprio i tasselli che comporranno il puzzle, i dettagli che gli permetteranno di incastrare l’assassino.

La spalla del protagonista è il colpevole.

Colombo non ha un partner, conduce le sue indagini da solo. Anzi, le conduce con l’aiuto dell’assassino stesso, con il quale si confronta amabilmente durante tutto il caso. Tra i due sembra esserci un incontro di scacchi dove ognuno, a turno, fa la sua mossa. Nessuna stanza di interrogatorio scura e claustrofobica, nessun inseguimento batticuore: solo incontri apparentemente innocui per parlare di qualcosa che non torna. Mai vista una cosa del genere.

Il tenente è squisitamente manipolatore.

Eh già. Sotto quella scorza di atteggiamenti maldestri e sconclusionati, Colombo nasconde una mente calcolatrice, fredda e manipolatoria. Strato dopo strato ci rendiamo conto che tutto quello che fa è una squisita messa in scena, uno schema infallibile per dimostrare la colpevolezza del sospettato oltre ogni ragionevole dubbio.

Un personaggio sexy.

Colombo Peter Falk
Peter Falk

Il tenente ha un barlume di intelligenza negli occhi molto affascinante – complice forse lo strabismo di Venere dell’attore – che rivela un acume investigativo più unico che raro. Un acume che alla fine ci seduce tutti.

Colombo è la vera rivincita dei loser.

Il tenente ha tanti strati, come una cipolla. Bisogna imparare a conoscerlo per amarlo. Ma se andiamo oltre la sua goffaggine e l’aria da perdente, ecco che ci appare in tutto il suo splendore: un personaggio brillante con una mente machiavellica. La serie Colombo è l’incarnazione del detto “non giudicare mai un libro dalla copertina” e ci ricorda che intelligenza, talento e duro lavoro battono sempre estrazione sociale, arroganza e ricchezza. Teniamo a mente questa lezione, se non altro quando vogliamo farla franca dopo aver ucciso qualcuno.

Impossibile non citare Umberto Eco, che parlando del tenente ci dice:

Colombo li mette con le spalle al muro con alcuni trucchi psicologici di perfida raffinatezza, trae dalla manica un asso di denari insospettato, e li conduce a perdizione proprio sfruttando la loro sicumera. Il pubblico gode di questa lotta tra il pigmeo e il gigante dai piedi d’argilla, e va a dormire con la sensazione che qualcuno, modesto e onesto come loro, li abbia vendicati, punendo personaggi odiosamente ricchi, belli, bravi e potenti.

Anche se a volte lo dimentichiamo, è per il suo essere tutta ragione e niente muscoli, un Davide che batte Golia per astuzia, che Colombo resterà per sempre una personaggio cool in una delle serie tv meglio architettate, originali e anche molto divertenti di sempre.

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