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Citadel ha avuto più di un problema. Ma può diventare un fantastico franchise

Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Citadel.

Dai classici titoli di culto sino alle avvincenti avventure recenti (spesso frutto proprio della rielaborazione di testi del passato), il genere dello spionaggio è sicuramente ricco di input costanti che ricalcano gli archetipi di una tipologia di racconto che fu, e che tenta ancora d’essere, una grande attrattiva. Oltre ai grandi franchise già consolidati da anni e anni, le nuove generazioni di spy-drama spesso peccano di innovativa in un contenitore narrativo colmo di dinamiche già note, fatte di inseguimenti, sparatorie, gadget creativi, vendetta, potere e amori passionali. Recentemente, proprio Amazon Prime Video ha fatto un ingente investimento nel tentativo di creare un proprio marchio da rendere il fiore all’occhiello e una delle principali attrazioni del suo catalogo online. Citadel è lo spy-drama dell’anno, non necessariamente per un’indiscutibile qualità ma, prevalentemente proprio per la forte spinta che la piattaforma ha cercato di dare sin da subito a uno dei suoi papabili cavalli di battaglia. Tra gigantesche anteprime internazionali in giro per il mondo (noi siamo stati alla conferenza stampa italiana, a Roma), diverse operazioni promozionali di lancio e un’apparato che punta a essere transmediale, Citadel ambisce sin dal principio a farsi notare, nel tentativo di aggregare in sè quante più comunità possibili, passo fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo più esplicito della serie tv: la cultizzazione.

E’ chiaro: Citadel è agguerrita, nel tentativo di erigersi a show originale per eccellenza di Amazon Prime Video, con cui dare animo a un racconto da esportare, rielaborare, attraversare, vivere e con cui giocare tra le varie piattaforme della transmedialità e dell’advertising.

Con i sei episodi della prima imponente stagione rilasciati settimanalmente sul portale a partire dal 28 aprile scorso, lo show è un ambizioso tentativo che deve ancora perfezionare il proprio tiro. Soltanto per la prima produzione, il budget messo a disposizione è pari a 300 milioni di dollari, il che la rende una delle serie tv più costose di tutti i tempi (al fianco di show come Gli Anelli del Potere). A un costo così elevato non possono che coincidere aspettative alle stelle per un aspirante franchise di Amazon Prime Video che conta la partecipazione di Richard Madden e Priyanka Chopra Jonas nei panni dei due determinati protagonisti, affiancati persino dai celebri Stanley TucciLesley Manville a comporre il cast principale. In aggiunta, Citadel è sostenuta persino dai fratelli Anthony e Joe Russo (noti, tra i vari, per aver diretto Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame), che vi prendono parte in qualità di produttori esecutivi. Questi non sono altro che enormi dettagli che contribuiscono a edulcorare l’immagine di un progetto competitivo e gigantesco, che gioca tutte le carte convenzionalmente a disposizione dei grandi colossi dello streaming on demand.

Ciò posto, la serie tv creata da Josh Appelbaum, Bryan Oh e David Weil è tutt’altro che inarrivabile. In una stagione-pilota da soli sei episodi da 30 a 50 minuti di durata variabile, Citadel mette in mostra il suo esuberante apparato senza andare troppo a segno, finendo spesso vittima della sua stessa mastodontica struttura.

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Citadel (640×359)

Brevemente, Citadel è una fittizia agenzia indipendente di spionaggio internazionale con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei cittadini. Purtroppo, la compagnia è caduta otto anni prima degli accadimenti del presente narrativo, per mano degli agenti di Manticore, associazione manipolatrice composta da ricchi e potenti che è orientato solo al proprio profitto e potere personale. Con la distruzione di Citadel, i due talentuosi agenti sopravvissuti, Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas), hanno perso la memoria e hanno ricostruito la propria identità nell’ombra, fino a quando non vengono rintracciati dall’ex-collega Bernard Orlick (Stanley Tucci). Questo cerca in tutti i modi di impedire all’antagonista Manticore di stabilire un nuovo, pericoloso, ordine mondiale. Lo show cala improvvisamente in una missione in giro per il globo e per il tempo nell’intento di fermare il nemico prima che sia troppo tardi. In un vortice di thriller, azione e spionaggio, Citadel mette i protagonisti di fronte a un passato irrisolto fatto di bugie, segreti, tradimenti e di un amore tormentato. Tutti ingredienti di molti spy-drama di riferimento e, per questo, lo show pecca spesso dell’involontario paragone coi colossi che l’hanno preceduto. La passione che accende Mason e Nadia attribuisce brama e nostalgia alle missioni pericolose in cui si calano fianco a fianco. Ma non è sufficiente.

Nonostante l’ingente somma che sorregge la vita di Citadel, la serie risulta complessivamente non sviluppata a pieno. Sembrano mancare dei pezzi, complici i pochi episodi dalla durata compressa. La serie tv non regge sotto il peso di una produzione che non bada a spese, e ne esce come un racconto a metà che ha ancora tanto, troppo, potenziale inespresso.

Come se fosse generata da un’intelligenza artificiale, la storia di Mason e Nadia non osa mai fino in fondo, rimanendo ancorata a un modello narrativo ormai inflazionato nel genere di riferimento. Prevedibile, affrettata, approssimativa, la dinamica principale dello show apre a un racconto che punta sulla spettacolarizzazione, ma che finisce spesso per perdersi in un bicchier d’acqua, adagiandosi sull’indiscutibile chimica tra i due magnetici protagonisti. Infatti, molto spesso l’hype non basta, e le spese non assicurano successo: in un contesto strabordante di contenuti, esplosioni e inseguimenti, Citadel non gratifica a pieno nella sua distensione, finendo per essere un primo tentativo traballante e deludente se comparato alle ambizioni fissate.

Ciò nonostante, ancor prima del rilascio del primo capitolo, nel marzo del 2023 lo show è già stato rinnovato per una seconda stagione, il che apre le porte alla speranza di una nuova linfa per una storia che ha testato il proprio difficile terreno. Come se non bastasse, l’altezzoso apparato di Citadel non si ferma qua: sono già in produzione ben 4 spin-off internazionali (India, Spagna, Messico e Italia) con cui ampliare su più fronti il racconto. In una commistione tra testi, paratesti, contenuti extra, piattaforme e media, l’imponente prodotto di Prime Video vuole essere un vero e proprio marchio accerchiante. Tra l’altro, il primo dei quattro sequel annunciati, ambientato nelle Alpi italiane, dal titolo Citadel: Diana e con protagonista Matilda De Angelis, è già in produzione e verrà rilasciato nel 2024, aprendo le porte all’universo narrativo di un titolo che nasce proprio con l’obiettivo di essere un cult televisivo.

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Citadel (640×359)

Amazon Prime Video dilata l’universo di Citdael sin dalla sua nascita: lo amplia con storie parallele e incrociate e proiettandolo su più piattaforme e rendendolo un esperimento appetibile.

Proprio per questo, è controproducente bocciare sin da subito uno show così accattivante nel suo tentativo di costruire un cult in laboratorio. Con i difetti e le esagerazioni esorbitanti del caso, Citadel è una storia di cui sentiremo ancora parlare e che sarà intrigante veder crescere e assumere una forma propria, magari con un’identità e un’articolazione più definite rispetto al primo altalenante sforzo. Dopo una prima prova promossa con riserva, rimaniamo in attesa di una seconda stagione (e dello spin-off italiano) nella speranza di ricrederci ed essere finalmente conquistati da uno spy-drama così ambizioso ma in cerca di una sua strada.

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