Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Cinema » Hunger Games non ha avuto eredi

Hunger Games non ha avuto eredi

Con l’arrivo degli anni Dieci del Duemila, il mondo del cinema è stato scosso dall’esplosione di una tendenza che annunciava di essere dominante, ma che incredibilmente si sarebbe esaurita proprio con la sua esplosione. In quegli anni l’amore per le lunghe saghe era alle stelle: stava giungendo a conclusione la lunghissima avventura di Harry Potter e la ricerca di una degna erede, non tanto in campo tematico quanto in longevità e viralità, era impegnatissima. A cavallo tra i primi due decenni degli anni Duemila abbiamo assistito, dunque, alla nascita di moltissime saghe cinematografiche, imperniate su diversi generi, e tra queste una delle più significative è stata quella di Hunger Games, uno dei migliori tentativi in questo campo, capace di creare una tendenza che sembrava destinata a dominare il mercato.

Il franchise basato sui romanzi di Suzanne Collins ha cominciato la sua corsa al cinema nel 2012, ottenendo sin da subito un grandissimo successo, consacrato poi dallo spettacolare secondo capitolo, La ragazza di fuoco, che rimane il punto più alto della saga. Ad ogni modo, ciò che è importante sottolineare è che Hunger Games ha costituito sin da subito un vero e proprio modello nel suo campo di riferimento, inaugurando una corsa alla realizzazione di opere molto simili, ma sancendo di fatto l’apice e il culmine di questa tendenza.

Grazie ad Hunger Games abbiamo assistito all’arrivo di moltissime opere di fantascienza, basate su un futuro distopico e che mettono in scena diversi riferimenti fissi, come la centralità degli adolescenti, l’organizzazione di società peculiari e rigide e l’allestimento di potenti sfide per sovvertire quest’ordine fisso. I riferimenti principali di Hunger Games sono stati ripresi da tutta una serie di film che promettevano di porsi come erede della saga con Jennifer Lawrence, fallendo però mestamente nelle proprie intenzioni. Dopo questi tentativi, la tendenza si è esaurita ed è stato immediatamente chiaro che Hunger Games non avrebbe avuto eredi, per un motivo ben preciso.

Hunger Games e i suoi figli

Prima di svelare questo motivo per cui Hunger Games ha esaurito in sé quel filone che prometteva di inaugurare, è bene fare una panoramica delle principali opere che sono nate sulla scia del successo della saga con Jennifer Lawrence. C’è un anno da tenere a mente in questo dibattito ed è il 2014: la finestra temporale da cui si muove tutto questo discorso. Riavvolgendo un po’ il nastro, però, prima torniamo al 2012, anno in cui fa il suo esordio nelle sale il primo capitolo di Hunger Games, adattamento cinematografico di una saga letteraria che stava dominando ampiamente la scena. I tre capitoli della trilogia di Suzanne Collins hanno tutti visto la luce tra il 2008 e il 2010 e hanno avuto un successo tale da generare, già in ambito letterario, una corsa all’emulazione incredibile.

Nel 2012 arriva così il primo film di Hunger Games e un anno dopo fa la sua comparsa anche il secondo, La ragazza di fuoco, un successo enorme, capace di calamitare definitivamente l’attenzione generale intorno alla saga. Giungiamo così al decisivo 2014, anno d’uscita della prima parte del terzo capitolo della saga di Suzanne Collins, Il Canto della rivolta, ma anche di ben tre film che s’ispirano apertamente a questo successo planetario e che al tempo promettevano di seguirne le orme e di raccoglierne l’eredità.

Maze Runner e Divergent sono due prodotti figli di Hunger Games e del periodo che la saga ha creato. I romanzi che hanno ispirato i film sono nati dopo il successo di quell’opera di riferimento ed entrambi i lavori, sia su carta che su schermo, mantengono i riferimenti che hanno garantito il successo a Suzanne Collins: dallo scenario post-apocalittico al tono da romanzo di formazione, fino alle lotte estreme per la sopravvivenza, ma per un motivo o per l’altro nessuna delle due saghe ha ottenuto nemmeno lontanamente il successo di Hunger Games.

Maze Runner ha concluso la sua corsa con molta fatica nel 2018, subendo anche le conseguenze dell’infortunio occorso al protagonista Dylan O’Brien sul set. Dopo un primo capitolo discreto, i successivi due sono usciti nell’anonimato generale e la saga si è conclusa senza sussulti e tra mille difficoltà. Destino simile per la saga di Divergent, che aveva ottenuto un sostanzioso successo col suo primo film, ma poi è crollata verticalmente, arrivando al terzo capitolo nel 2016 e fermandosi bruscamente alla sola prima parte di Allegiant, mentre la seconda, prevista per il 2017, è stata cancellata.

Un altro film appartenente a questo filone è The Giver – Il mondo di Jonas, che a differenza dei sopracitati non trae spunto da romanzi nati sull’onda di Hunger Games, ma è andato a riprendere una saga degli anni Novanta, non trovando però il successo sperato al cinema. Tutti questi lavori, nel 2014, dopo il trionfo de La ragazza di fuoco avevano chiaramente calamitato l’attenzione generale, promettendo di rinnovare quel filone inaugurato da Hunger Games, ma come abbiamo visto nessuno è riuscito nel suo intento e ora torniamo a quel motivo particolare annunciato prima.

Jennifer Lawrence in Hunger Games (640×340)

L’elemento segreto

Rieccoci, dunque, a Hunger Games e alla grande differenza che ha sancito il suo successo e il mancato riconoscimento di tutte le altre opere aderenti al filone che ha inaugurato nei primi anni Dieci del Duemila. Tutti questo prodotti nati con l’etichetta di “nuovo Hunger Games” ne hanno ripreso le dinamiche narrative e tanti elementi, ma non uno fondamentale: l’apparato ideologico. La saga nata dalla penna di Suzanne Collins ha un contesto politico veramente importante, che piano piano diventa sempre più fondamentale. I giochi fanno solo da spunto per mettere in scena quello che è l’avvenimento principale della saga, ovvero la rivoluzione, ed è proprio qui che si gioca la differenza tra Hunger Games e tutte le altre opere finora affrontate.

Tutta la rivolta che vediamo nella tetralogia cinematografica viene accompagnata da un accuratissimo comparto ideologico, reso bene dalla presenza di simboli come il fuoco, il canto e altri elementi che chiamano immediatamente all’ideologia rivoluzionaria. La cura maniacale con qui viene trattato questo elemento è ciò che ha garantito il grande successo a Hunger Games e che, di fatto, è mancato a tutti gli altri lavori, che tra tutte le dinamiche del loro modello non sono riuscite a riprendere quella principale

Hunger Games non ha avuto eredi, dunque, perché nessun suo figlio è riuscito a costruirsi un contesto che fosse così aderente alla realtà. Nei quattro film con Jennifer Lawrence vediamo gli echi di tantissime battaglie, di lotte e rivolte, e il futuro distopico ci sembra sempre meno lontano e più reale. Il simbolismo politico è la chiave di volta del successo di Hunger Games e ciò ha caratterizzato questa saga in maniera univoca, rendendo difficilissima un’emulazione se non affrontandola totalmente, scenario ovviamente impossibile da percorrere. Così, spogliando la narrazione di quell’elemento segreto, nessuno è riuscito laddove ce l’ha fatta Hunger Games, che resta una delle massime espressioni del cinema pop degli anni Dieci e apice e culmine di una tendenza troppo specifica effettivamente per diventare un filone.