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Call My Agent Italia 1×05/1×06 – La Recensione finale del remake italiano

ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler sugli episodi finali di Call My Agent Italia, in onda venerdì su Sky!!

Se pure dovessero avverarsi le previsioni nefaste di Maurizio e tra vent’anni di noi non dovesse rimanere che un cumulo di cener3, potremmo dirci comunque felici: abbiamo conosciuto in anteprima lo script di 110 per cento, un thriller sociale a tema Superbonus in cui l’unico condomino contrario al rifacimento della facciata viene trovato morto nel vano dell’ascensore. Vi siete già figurati nella testa chi sarà la vittima? A parte questo, la notizia vera è che la Dix Pour Cent italiana è giunta ai titoli di coda. Di già? Ebbene sì. Anche se ora ci sentiamo sedotti e abbandonati manco fossimo una Stefania Sandrelli qualunque in attesa del suo Peppino Califano, possiamo congedarci da Call My Agent Italia pienamente soddisfatti dell’esperienza, breve ma intensa. Una scappatella di cui non sapevamo di aver bisogno, un flirt magico in cui siamo inciampati mani e piedi e che avremmo voluto portare ancora per le lunghe. Fosse stato per Stefano Accorsi, Call My Agent Italia avrebbe avuto qualcosa tipo 268 episodi, magari con Nico Paoli – quello degli Artropodi – tra le guest star fisse dello show. Ma d’altronde, se i francesi si son fermati a sei episodi, perché noi avremmo dovuto strafare? La verità è che la Dix Pour Cent d’Italia è bella anche così, fugace e passeggera, sfuggente e ammaliante. 

La serie tv Sky che guarda nel dietro le quinte del mondo dello spettacolo ha funzionato.

Call My Agent Italia (640x360)
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Se sia stata meglio o peggio dell’originale francese lo lasciamo stabilire a voi, dopo che avrete recuperato – se non lo avete ancora fatto – tutti gli episodi di Dix Pour Cent. Quel che noi possiamo dire è che l’operazione remake stavolta è riuscita. Se l’inferno è pieno di quarte stagioni, il Purgatorio è un affollarsi di remake scadenti e reboot fallimentari. Non così per Call My Agent Italia per fortuna, che invece salutiamo con un entusiasmo pari almeno all’ardore con cui Stefano Accorsi registra gli spot per la regione Emilia-Romagna. Ma perché la serie Sky può dirsi un esperimento andato a buon fine? Innanzitutto perché ha trovato il giusto bilanciamento tra l’adesione al modello originale e il lampo di originalità che l’ha resa accattivante anche per i fan di Dix Pour Cent. Humour francese su uno stile veramente italiano. Call My Agent Italia è rimasta fedele all’originale ma ha anche trovato un’identità propria, sperimentando soluzioni più “all’italiana”, nelle quali ci è risultato più facile riconoscerci. Altro punto forte è stato sicuramente il ruolo degli interpreti, sia dei personaggi principali – che sono riusciti a entrarci nel cuore malgrado il limitato numero di episodi -, sia delle guest star che hanno preso parte al progetto e si sono prestate al gioco. L’ottimo lavoro portato avanti da tutti gli attori chiamati in causa ci ha subito liberati dell’impaccio del paragone con i colleghi francesi e ci ha permesso di gustarci un prodotto a sé, slegato dalla serie madre pur rispettandone l’impostazione.

Ma come è stato il season finale di Call My Agent Italia?

Call My Agent Italia (640x360)
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Nel quinto episodio, abbiamo trovato uno Stefano Accorsi in versione robocop, talmente focalizzato sul lavoro da farci rimpiangere l’abnegazione del maestro Duccio Patané nello smarmellare la luce sul set di Medical Dimension. Stefano accetta qualsiasi tipo di ruolo, dal personaggio di una produzione svedese al protagonista di un biopic di Giorgio Diritti, non disdegnando anche mansioni diverse come quella di voce narrante in un audiolibro e di sponsor per uno spot pubblicitario dell’Emilia-Romagna. Eclettico fino allo sdoppiamento della personalità, Accorsi incastra ruoli e clausole di contratti con un talento da segretario comunale, con l’obiettivo dichiarato di poter fare davvero tutto. Solo che una piccola variazione nel piano di lavorazione di uno dei tanti set può far saltare i piani e mettere in pericolo l’agenzia. È solo con il lavoro di squadra che Gabriele è riuscito a venirne fuori, non senza aver scoperto il brivido dell’improvvisazione quando è stato messo con le spalle al muro. L’episodio con Stefano Accorsi ricorda il quarto della terza stagione di Dix Pour Cent, quello in cui l’attrice Isabelle Huppert è stata colpita dalla stessa compulsione di accettare ruoli come se i contratti non prevedessero prestazioni esclusive. Una trama più arzigogolata quella francese, ma forse meno incisiva rispetto alla versione italiana sul piano dell’ironia.

Cose che abbiamo capito dopo aver visto Call My Agent Italia 1×05:
– gli svedesi hanno lo stesso grado di affettività di uno Sheldon Cooper in quarantena;
– Giorgio Diritti ha una passione per quelli che si chiamano Ligabue di cognome;
– se avete bisogno di giustificarvi col vostro capo per quella consegna non andata a buon fine, fatelo chiedendo prima consiglio a Stefano Accorsi: vi sembreranno superati i tempi in cui “il cane mi ha mangiato la relazione”;
– proprio Accorsi sarà presto il protagonista del reboot lettone de Gli Occhi del cuore 3, acquistato di recente su una piazzola di sosta in un Autogrill del modenese.

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Di tenore opposto invece il sesto – e ultimo – episodio della serie Sky.

Protagonista: Corrado Guzzanti (come l’avranno convinto?). Diversamente da Accorsi, Corrado tende a rifiutare qualsiasi tipo di ruolo, declinando l’offerta non solo per la già citata 110 per cento, ma anche per How I Met Your Nonno e Pechino Express. A Guzzanti di fatturare, gliene frega il giusto. Perché andarsi a impelagare in progetti sfiancanti, di quelli che ti costringono ad andare tutti i giorni sul set, quando ci si può godere la pace del proprio ufficio a cielo aperto ogni mattina? Sì: siamo tutti Corrado Guzzanti, talenti indolenti in un mondo pieno zeppo di Accorsi. Costretto ad accettare qualcosa tra le mille proposte di Elvira – per altro strepitosa in questo episodio -, Guzzanti si lascia convincere a prendere parte a un progetto nuovo, una serie americana al femminile, la nuova Fleabag con i produttori di Tarantino: Laika – Sola come un cane (spedito nello spazio), scritto e interpretato da Luana Pericoli. Meraviglioso il duetto tra Corrado Guzzanti ed Emanuela Fanelli, una roba che non si vedeva dal 2016, quando i due recitarono insieme in Dov’è Mario?. La Fanelli, che è l’unica cliente dell’agenzia a non aver interpretato se stessa, è stata la guest star fissa dello show, con incursioni qua e là per tutta la durata della serie. Il coronamento del suo sogno da attrice/autrice corteggiata da Quentin Tarantino chiude la sua iperbole narrativa e le regala il grande momento di notorietà. L’ostinazione, la perseveranza, la costanza con cui il personaggio di Emanuela Fanelli ha rincorso il suo personale successo dovrebbe essere da stimolo per noi cinici disillusi e stanchi a ricordarci che sì, siamo tutti potenziali star a cui Tarantino darebbe volentieri un’occhiata. Magari senza splatter. Lo sketch tra Guzzanti e Fanelli, insieme al monologo di Paolo Sorrentino sull’entusiasmo immotivato, rimane ad ora il momento migliore di Call My Agent Italia.

Varrebbe la pena guardare la serie anche solo per questo.

Call My Agent Italia (640×360)

Ora che i sei episodi sono andati in onda tutti, sentiamo già la mancanza di Call My Agent Italia. Anche la trama orizzontale ha avuto dei punti di svolta: Lea ha visto sfumare la relazione con la sua fiamma (gialla), l’ispezione della Finanza si è conclusa, Gabriele si è deciso a fare il passo con Sophia (anche se poi il passo lo ha fatto lei) e Vittorio ha finalmente messo (dis)ordine nella sua vita. Malgrado il numero cospicuo di episodi, questo show è riuscito a farci appassionare anche alle dinamiche interne della CMA, alle relazioni tra i suoi personaggi, al casino delle loro vite private. Come nell’originale francese, anche nella versione italiana il personaggio di Vittorio si mostra come quello più dinamico, in grado di evolvere da un picco di antipatia all’apice della tenerezza in maniera credibile, nonostante lo spazio ridotto per raccontare il suo processo di maturazione. Ma proprio tutti in questa serie, dagli agenti agli assistenti, dalle guest star alle semplici comparse, hanno saputo convincerci. Call My Agent Italia è uno di quei rari esempi in cui i remake riescono a interpretare l’essenza dell’originale costruendo una propria singolare identità che ti fa venir voglia di averne ancora e ancora. È per questo che ci auguriamo che il successo dei primi sei episodi spinga subito la produzione ad ordinare subito una seconda stagione. La prima, intanto, ha già il suo eroe (o forse villain?) inarrivabile: Claudio Maiorana, l’uomo che scappò a Bali lasciando i soci nei casini solo perché si era rotto le p***e. A breve uno spin-off, grazie.