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Il finale di Brooklyn Nine-Nine, talmente bello da non aver bisogno di colpi di scena

Dopo otto stagioni di risate, ma anche di riflessioni e crescita Brooklyn Nine-Nine ha deciso di concludere la propria storia regalando ai fan uno dei finali più commoventi e divertenti degli ultimi anni. Nel chiudere i vari fili di trama, gli sceneggiatori hanno deciso di trasformare l’ultimo episodio in una serie di sorprese dedicate ai fan per ricapitolare tutte le qualità e soprattutto i motivi per cui il pubblico ha continuato a vedere e supportare la serie.

Questo finale ha saputo costruire gag in grado di strizzare l’occhio ai propri fan riportando sul piccolo schermo non solo personaggi apparentemente scomparsi nelle precedenti stagioni, ma soprattutto utilizzando gag e sketch costruiti col tempo riuscendo a sfuggire ai problemi di stereotipi che queste ripetizioni possono portare. Una sfida non facile da superare, ma che ha permesso di costruire un climax emotivo che negli anni poche comedy sono riuscite a raggiungere nel proprio episodio finale.

Un ultima sfida di Halloween si è dunque trasformata in un gioco fatto di doppi e tripli giochi, rivelazioni importanti sul futuro dei personaggi principali e sulla filosofia portante dello show. Perchè la vita reale è molto cambiata dall’inizio di Brooklyn Nine-Nine e gli scrittori invece di fuggire nella finzione hanno deciso di affrontarla, riadattarla e mostrare un lato più serio e necessario per la fruizione leggera di questo prodotto.

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La trama principale riguarda la scelta di Jake Peralta di comunicare il suo licenziamento dalle forze dell’ordine: non solo per venire in contro ai bisogni crescenti di sua moglie Amy, ma soprattutto per poter vivere al meglio la sua nuova avventura in quanto padre, il detective ha capito che non è più soltanto il proprio lavoro.

L’evoluzione del personaggio di Peralta è di per sè un enorme passo avanti in Brooklyn Nine-Nine: guardando indietro il suo carattere è molto cambiato e, perchè no, cresciuto. I suoi modi di fare e di scherzare in sè non si sono rivoluzionati. È invece la sua mentalità ad aver subito un’apertura crescente: la sua relazione con i colleghi gli ha permesso di comprendere problemi prima non conosciuti e vedere le storture di un sistema che, per molto tempo, risultava ai suoi occhi perfetto. In più anche le sue priorità sembrano molto cambiate: il suo rapporto burrascoso e conflittuale con la figura paterna è stata analizzata a lungo nella serie. Trovarsi ora nel ruolo di padre rappresenta un’opportunità di recuperare un rapporto perduto e costruire nuovi ricordi.

Di per sè già questa è un’interpretazione innovativa dello stereotipo: non è Amy a rinunciare alla propria carriera per il suo ruolo di madre, ma esattamente il contrario.

L’altro vantaggio di spiegare questa storyline sin dall’inizio è stato quello di permettere loro di anticipare quello che è considerato il più alto punto emotivo del finale: il Capitano Holt, una figura paterna acquisita, che comunica a Jake il proprio orgoglio. In questo modo, però, gli sceneggiatori hanno avuto anche la possiblità di stupire i fan costruendo parallelamente altre storyline con cui commuoverli in pieno spirito Nine-Nine. Nessun colpo di scena sarebbe stato in grado di sconvolgere di più il pubblico.

Ad esempio l’intera parte della puntata di Rosa ha inviato un altro messaggio molto importante che, come solo Brooklyn Nine-Nine sa fare, arriva tramite una serie di doppi e tripli giochi: quando inizialmente l’ormai investigatrice privata comunica a Amy la sua voglia di rimettersi con la mina vagante Pimento tutto sembra procedere secondo i clichè del genere. La vita amorosa del suo personaggio, infatti, è stata spesso protagonista delle puntate: sopratutto in seguito al suo coming out come donna bisessuale. La serie però decide di non concludersi con un “finale rosa” per tutti i personaggi: la confidenza fatta ad Amy si rivela un diversivo per avanzare nell’ultimo Halloween Heist. Come dice la stessa durante il finale:

You all think for someone to be happy their story has to end with marriage and kids.

Tutti voi pensate che per poter essere felici ogni storia deve concludersi con un matrimonio e dei figli.

Questi giochi sugli stereotipi, tipici della comedy, raggiungono con una potenza diversa gli spettatori: i personaggi nel corso delle stagioni sono cambiati, hanno subito una vera e propria rivoluzione che non li ha stravolti, ma ha permesso loro di crescere. Niente che succede in questo finale è di per sè così inaspettato: ma se dovessimo comparare queste scelte con il tipo di personaggi che i protagonisti erano nella prima stagione, non riusciremmo mai ad anticipare questo tipo di evoluzione. E con loro anche i fan hanno avuto modo di apprendere e approfondire problemi di razza, di genere e sistemici della società in cui vivono.

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L’ottava stagione di Brooklyn Nine-Nine è sicuramente stata diversa dalle precedenti: andata in onda in un mondo pressochè sconvolto non solo dalla pandemia di Covid-19, ma anche e soprattutto con l’ondata di proteste contro la polizia partita negli Stati Uniti con l’omicidio di Geroge Floyd, i creatori della serie avevano due strade percorribili davanti a loro.

La prima sarebbe stata quella di ignorare la faccenda e continuare ad andare avanti nel proprio mondo fittizio, magari adducendo come motivazione la voglia di rimanere un porto sicuro al di fuori dalle brutture della vita reale. La seconda, invece, era molto più delicata e tortuosa: raccontare le conseguenze che una rivolta di tali proporzioni avrebbe avuto sul Distretto e ricalibrare il tono della serie.

Scegliendo la seconda strada i creatori della serie hanno dovuto sacrificare molta leggerezza a favore di un racconto più serio, ma qualitativamente niente è stato risparmiato: non solo alcuni personaggi hanno deciso di abbandonare le forze dell’ordine (Rosa in primis), ma questo risvolto storico ha permesso agli stessi personaggi di cercare di migliorare il sistema dall’interno. La riforma proposta da Amy è infatti un ottimo punto narrativo che si è sviluppato in questa stagione: ha introdotto personaggi grotteschi quanto sfortunatamente reali come Frank O’Sullivan, interpretato da un magistrale John C. McGinley; ha anche dato il colpo finale di coda per far passare di grado il Capitano Holt, Terry e infine Amy.

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In una serie di rocambolesca di risvolti, tradimenti e veri e propri dei ex machina (qualcuno ha detto Gina Linetti?) pronti a risolvere gli empasse, il finale (che abbiamo recensito qui) di Brooklyn Nine-Nine è volato in un’ora di rimandi nostalgici al viaggio affrontato dalla stessa serie che, dopo essere stata cancellata, è riuscita a tornare in vita grazie all’impengo e all’interesse del proprio pubblico.

La dedica migliore infatti è a loro: ogni battuta e ogni situazione nate in questa puntata speciale ha avuto l’opportunità di ricordare ai fan i motivi per cui la serie è considerata una delle migliori comedy uscite negli ultimi anni. Perfino il risultato definitivo dell’heist è un’esilarante sorpresa: a malincuore Jake proclama Hitchcock come vincitore e, su questa piccola delusione, i nostri personaggi abbandonano per sempre il loro amato luogo di lavoro.

Fino a un anno dopo: durante una riunione tenuta da Terry, Jake, Capitan Holt, Amy, Rosa e Gina irrompono per riassumere il controllo del Distretto. L’Halloween Heist è l’appuntamento che tutti i nostri amati personaggi attenderanno anno dopo anno per ritrovarsi di nuovo insieme e giocare nel nome della competizione, della scaltrezza e, soprattutto, dello humour.

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