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Stanis La Rochelle viene scritturato per interpretare il padre di uno dei ragazzi di Sex Education

Stanis La Rochelle lo sapeva: gli anni di sofferenza su set suo malgrado molto italiani come quello degli Occhi del Cuore, Medical Dimension e persino Vita di Gesù, che pure ambiva a un’identità più internazionale, lo avrebbero finalmente condotto a sfondare anche in un palcoscenico globale. Niente più pesci di nome Boris, niente Renato, niente Seppia e niente toscani: Stanis ce l’aveva fatta, la sua identità anglosassone era stata riconosciuta come tale anche da Netflix. L’ora di portare la sua arte in Inghilterra era arrivata, grazie all’occasione più unica che rara (per la produzione, ovviamente) di vedere Stanis La Rochelle nei panni del padre di Adam, il preside Groff, nel teen drama Sex Education.

Il progetto, il nostro poliedrico artista lo sa nel momento in cui accetta il ruolo, è coraggioso e lo impegnerà per diverso tempo. Eppure, come dimostra il successo delle prime tre stagioni di Sex Education, quella del preside Groff è una parte che per Stanis rappresenta la svolta. Come potrete osservare coi vostri occhi nelle due scene che lo vedono protagonista e che abbiamo qui scelto di riportarvi, il dottor Giorgio degli Occhi del Cuore è cresciuto e grazie alla sua natura di genio a tutto tondo è riuscito a elevare anche la serie britannica al livello del capolavoro. Perché Stanis è il re Mida della fiction, anche quando si tratta di Sex Education.

Scena prima, estrapolata dal settimo episodio della prima stagione di Sex Education. Il preside Groff di Stanis si scontra con il figlio Adam al ballo della scuola.

Sex Education (640×360)

Il preside Groff, interviene in una rissa tra il figlio e Steve Morley. C’è tensione, c’è emozione, c’è passione: Stanis diventa il preside, le due anime si sovrappongono. Questa non è solo televisione cari miei, questa è arte. Oggi Stanis, qui, davanti a voi tutti, incontra la parte oscura di se stesso, roba incandescente cha sa si dovrà portare dietro, a casa, persino a cena. Ma Stanis è così: un artista vero, nella sua manifestazione più assoluta.

Adam Groff: Papà, io ti odio.

Adam Groff se ne va, lasciando il padre ad affrontare le conseguenze di queste quattro parole che lo distruggono, e a farlo pubblicamente, davanti all’intero corpo studentesco. L’umiliazione è cocente, il dolore palpabile: è arrivato il momento in cui cadono le barriere tra attore e personaggio e Stanis diventa Michael Groff.

Preside Groff: Lo spettacolo è finito. Andate tutti a casa, cos’avete da guardare? Sì, anche tu, ragazzo nell’angolo, Seppia, Banana, Francesco, Batuffolo chiunque tu sia. Via. Non avete mai visto un figlio che odia il padre? Questo è l’archetipo dell’arte, è la storia, è un effetto collaterale del complesso edipico che l’immaturo non risolve mai. Ma cosa fate? Guardate come spettatori passivi? Siete forse comparse nella vostra stessa vita? Si può avere un po’ di rispetto che stiamo cercando di raccontare qualcosa qui? Qui si sta svilendo il ruolo del Preside, io qui vi tengo tutti in pugno, qui senza di me non siete che il nulla abissale. Io vi perdono, ma ricordatevi che la vita non ha pietà per i deboli.

Cala il sipario metaforico sul dolore di Stanis/Micheal. Arrivano le lacrime, il metodo Marcel Marceau d’altra parte non sta certo per caso sul curriculum del più grande interprete (so-not) italiano dei nostri tempi.

Stanis La Rochelle (640×360)

Scena seconda, tratta dalla settima puntata della terza stagione di Sex Education. Vediamo finalmente uno scontro tra l’ex preside e suo fratello Peter, antagonista molto italiano che rappresenta l’antitesi di Stanis.

Possiamo notare la trasversalità e l’evoluzione del Michael Groff di Stanis La Rochelle nelle due stagioni che separano le due scene. D’altra parte, quello di Stanis è un personaggio che non esita a definire l’opposto di un droide protocollare e allora ecco che non siamo più davanti al preside: siamo davanti a Michael. E Michael è un eroe contemporaneo, come forse solo Duccio in Boris è mai riuscito a essere.

Signora bionda molto anglosassone: L’insalata l’hai fatta tu, Peter?

Micheal Groff: Veramente l’ho fatta io. Ho preso la ricetta da un programma televisivo, ma io ci ho aggiunto la feta e il prezzemolo. Perché io, con l’improvvisazione, il guizzo, l’idea, io ci vado a nozze.

Peter Groff: Non per interrompere il tuo idillio, fratello, ma fare un’insalata non è cucinare, è mettere foglie in una ciotola.

MIcheal Groff: No, questa mancanza di rispetto io non posso accettarla. Posso dire una cosa? Tu, caro signor. Nessuno, tu sei molto italiano. Tu mi stai offendendo. Mi stai offendendo come uomo e come cuoco, perché questa non è una ricetta facile facile, eh? Questa è una ricetta complessa! E la cosa che mi offende di più è che tu non ti rendi conto di quanto io stia lavorando all’arte dei fornelli, come un professionista! Quest’insalata, queste foglie in una ciotola come le hai chiamate tu, ecco io questa insalato l’ho condita con il miele, ci ho aggiunto i semi di melograno, lo capisci? Tu stai svilendo quello che universalmente viene definito un capolavoro e io questo non lo posso accettare.

Peter Groff: Vi prego, qualcuno può offrire un lavoro a mio fratello? È ovvio che sta troppo con le mani in mano.

stanis la rochelle
Michael Groff (640×360)

Stanis La Rochelle si alza, sconvolto dalla mancanza di rispetto per la sua arte e il suo personaggio. Un vero oltraggio alla complessità narrativa di un ruolo così anglosassone, che di certo non è il solito eroe piatto, bidimensionale e nemmeno il solito droide protocollare di cui la televisione moderna è fin troppo satura.

Peter Groff: Cosa stai facendo?

Michael Groff: Io me ne vado. A te invece in futuro io ti consiglio fortemente di usare dei toni diversi con me perché vedi io ho degli avvocati a cui corrispondo un fisso mensile, capisci? Ed è un attimo che io ti mando a raccogliere patate in Irlanda del Nord in mezzo ai nematodi.

Peter Groff: Come osi parlarmi così, a casa mia, davanti ai miei ospiti? Perché lo stai facendo?

Micheal Groff: Perché non voglio sprecare la mia preziosa vita a far finta che mi piaci, fratello. Io sono Michael Groff e nella vita ho fallito. Sì, ho fallito. Come Kubrick. Mia moglie mi ha lasciato, mio figlio mi odia e sono disoccupato. Come mi vogliamo chiamare, eh? Un fallito, il Kubrick della scuola privata anglosassone. Eppure, preferisco essere Kubrick che essere un arrogante italiano come te. E, se posso dire una cosa, vorrei sottolineare che la tua mania di protagonismo è veramente insopportabile, caro il mio signor nessuno! Ti faccio una domanda: tu ti rendi conto che ogni volta che sei lontano dal centro dell’attenzione tu cerchi di dire o fare qualcosa per farti notare? Questa è una cosa brutta! Tu sei un bullo, un potente che riversa la sua frustrazione sul sottoproletariato, ma io ti dico, cosa saremmo noi oggi senza il sostegno del sottoproletariato? Io un comportamento del genere non lo accetto, non mi farò trattare così da uno che è un imitatore, un nulla incapace di uscire dalla piatta bidimensionalità della sua esistenza.

stanis la rochelle
Stanis La Rochelle (640×360)

Dal confronto tra le due scene appare evidente come, grazie alla visione e alla performance di Stanis, ora uomo e divo molto più maturo rispetto ai tempi degli Occhi del Cuore, il personaggio di Michael Groff abbia compiuto un salto di qualità non indifferente. Laddove avevamo nella prima stagione un padre crudele e un preside incapace, ecco che Stanis La Rochelle ha voluto rendere il suo personaggio in Sex Education umano come lui, tridimensionale, in costante evoluzione. Non vogliamo affermare che il successo del teen drama Netflix sia dovuto proprio alla presenza di un protagonista così sfaccettato e brillante, ma senza dubbio questa è l’ipotesi che più ci convince. Perché quando l’artista incontra il ruolo della vita, il successo dell’opera non può che essere assicurato.

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