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Breve storia triste dei 52 premi che Better Call Saul avrebbe potuto vincere e non vincerà mai

Questa è una brutta storia. Una storia sbagliata, triste. La storia di un’ingiustizia perpetrata per anni, sistematicamente, nei confronti di una delle migliori serie tv degli ultimi anni. E non solo, a dirla tutta: potremmo sbilanciarci maggiormente. Parliamo infatti della produzione televisiva che più di ogni altra ha segnato l’era successiva alla golden age, per molti versi la migliore in assoluto dal 2016 a oggi. Legittimamente tra le dieci migliori di tutti i tempi, volendo andare oltre. Senza ombra di dubbio la migliore del 2022, in un’annata segnata da una spiccata brillantezza sul piano qualitativo. Sfidiamo chiunque ad affermare il contrario con una tesi ben strutturata, perché Better Call Saul non è una serie tv qualunque. Better Call Saul è speciale, da ogni punto di vista possibile. Ben più di uno spin-off, ben più di un legal drama, ben più della storia di un avvocato alla ricerca di rivalsa. Ben più di tutto quello che potremmo dire ora per immortalare in poche righe l’essenza di una serie tv straordinaria, iconica, unica. Perfetta. E lo riconoscono ormai tutti, al di là del gusto personale. Insomma, una di quelle serie tv che ci si aspetta abbia dominato le principali premiazioni televisive dal 2015 al 2022. Invece no, affatto. Per niente, davvero per niente. Al contrario, Better Call Saul è un caso estremo, pressoché inspiegabile se ci si dovesse attenere a mere valutazioni connesse al merito. Better Call Saul, infatti, non ha mai vinto uno straccio di Golden Globe. E non ha mai vinto uno straccio di Emmy. Zero. Zero assoluto.

Avete capito bene: Better Call Saul, la migliore serie tv dell’ultimo lustro abbondante, non ha mai vinto un solo premio nelle numerose edizioni di riferimento dei due principali riconoscimenti del campo televisivo.

Se si dovesse allargare il fronte e andare a scandagliare il fronte delle candidature e delle vittorie conseguite altrove, nel corso di premiazioni considerabili secondarie, il discorso cambierebbe (in minima parte), ma in questo caso riteniamo opportuno concentrare l’attenzione sui due premi più importanti. Soprattutto dopo quello che è successo pochi giorni fa, nel corso della cerimonia di consegna dei Golden Globe: Better Call Saul, infatti, era candidata per la prima volta nella categoria destinata alla miglior serie drama, mentre Bob Odenkirk, straordinario interprete di Jimmy McGill, era candidato per la quinta volta come miglior attore protagonista in una serie drama. La quinta consecutiva nelle edizioni possibili (2016, 2017, 2018, 2021, 2023), sempre grazie a Better Call Saul. Risultato finale? House of the Dragon, non certo la candidata regina della vigilia, ha vinto la statuetta più importante destinata alle produzioni televisive: una grandissima sorpresa, anche per i (pochi) membri del cast presenti alla serata, platealmente spiazzati dalla notizia. Mentre Odenkirk è stato battuto, per un beffardo scherzo del destino, dal suo “sosia” Kevin Costner. Lo stesso che il suo Jimmy aveva usato, a suo tempo, per ingannare una ragazza che si era convinta di esser stata sedotta dal noto attore hollywoodiano.

Le scelte sono scandalose, assurde, ingiuste? No, affatto. Il punto non è legato ai meriti dell’ottima prima stagione di House of the Dragon, un ambiziosissimo spin-off di Game of Thrones che si era presentato al pubblico tra notevoli paure e un’inevitabile diffidenza nel suoi confronti, e di Kevin Costner, carismatico interprete di John Dutton nella bellissima Yellowstone. Ma, a confronto, l’ultima stagione di Better Call Saul e la prestazione attoriale offerta da Odenkirk non sono state davvero all’altezza di chi ha vinto? Inoltre: Better Call Saul meritava sul serio due sole candidature, di cui una ottenuta incredibilmente per la prima volta, nell’anno in cui ha concluso la sua straordinaria avventura? Abbiamo dei dubbi, dei serissimi dubbi. Ma restano dei dubbi, perché rientrano in un campo di totale soggettività: dando per assodato che le vittorie di House of the Dragon e Kevin Costner siano assolutamente meritate (ed è così, finché non si pensa a chi ha perso), potremmo fermarci qua, ma non possiamo farlo. I Golden Globe del 2023, infatti, rappresentano solo l’ultimo capitolo di questa brutta storia. Una storia in cui Better Call Saul è stata candidata per la bellezza di 52 volte (52!) tra Golden Globe (6) e, soprattutto, Emmy (46), senza mai vincere una sola volta. No, non possiamo farlo: dobbiamo andare a fondo nella questione, esponendo e analizzando la cronistoria delle numerosissime candidature ricevute da Better Call Saul nel corso degli anni, mai sublimatesi in un successo. A quel punto sì, si riuscirà a rientrare maggiormente nel campo dell’oggettività. E renderemo giustizia a una serie tv che di giustizia, da parte delle giurie incaricate, ne ha avuto ben poca.

Partiamo da un presupposto: per dare un’idea esaustiva di quel che Better Call Saul ha subito negli ultimi anni senza allungarci oltremisura, prenderemo in esame solo le candidature a Emmy e Golden Globe destinate alle interpretazioni e alla statuetta più prestigiosa (miglior serie drama), non quelle legate alla sceneggiatura, regia, fotografia e varie altre categorie tecniche. Detto questo, possiamo iniziare.

Come abbiamo già detto in apertura, Better Call Saul è stata candidata per una sola volta ai Golden Globe nella categoria dedicata alla miglior serie drama: nel 2023, nell’edizione appena trascorsa. Ma è evidente che avrebbe meritato più menzioni negli anni precedenti. Per esempio nel 2021, dopo la straordinaria quinta stagione, in cui fu invece premiata l’altrettanto meritevole The Crown e in cui fu candidata, per dirne una, Ratched: in questo secondo caso, il criterio di selezione è quantomeno rivedibile. Così come nel 2017 e nel 2018, anni in cui trionfarono, rispettivamente, la già menzionata The Crown e The Handmaid’s Tale, mentre Better Call Saul fu esclusa dalle candidature in entrambi i casi, a favore per esempio delle pur belle This is Us e Stranger Things. Al di là di ogni possibile considerazione soggettiva, c’è qualcosa che non va: è evidente. Nel 2016, invece, trionfò Mr. Robot (e meno male, visto che nelle stagioni successive fu a sua volta snobbata): tra le candidature furono presenti Outlander ed Empire, mentre Better Call Saul, ancora piuttosto distante dai picchi qualitativi delle ultime due stagioni, fu esclusa. Ancora: niente di scandaloso, ma non sarebbe stato certo assurdo candidarla. D’altronde, Better Call Saul è stata una serie da Golden Globe fin dall’inizio, specie se si valuta a posteriori quello che avevamo visto nei primi 25 episodi, anche se ha dato il meglio di sé a partire dalla seconda metà della terza stagione.

Passiamo agli Emmy: sul fronte delle candidature, gli incaricati sono stati maggiormente generosi, ma sul piano delle vittorie fa parecchio rumore la totale assenza di successi. Better Call Saul, infatti, è stata candidata come miglior serie drama in tutte le occasioni disponibili (2015, 2016, 2017, 2019, 2020 e 2022) ma è stata battuta per tre volte da Game of Thrones, due volte da Succession e una da The Handmaid’s Tale: tre grandissime serie tv che hanno caratterizzato con forza le ultime stagioni televisive, degnissime eredi degli straordinari titoli che hanno vinto il premio nel corso dei decenni. Ma davvero non si è mai individuata una singola occasione, almeno una, in cui consacrare definitivamente Better Call Saul con una statuetta persino necessaria? Abbiamo dei dubbi, ancora una volta.

Torniamo ai Golden Globe, stavolta per analizzare le cinque candidature ottenute da Bob Odenkirk, destinate al miglior protagonista in una serie drama. È stato battuto, nel tempo, da Jon Hamm (Mad Men), Billy Bob Thornton (Goliath), Sterling K. Brown (This is Us), Josh O’Connor (The Crown) e il già menzionato Kevin Costner. Con tutto il rispetto per i grandi o grandissimi nomi coinvolti, come non includere mai l’interpretazione di Odenkirk nella rosa dei vincitori? Specie se si pensa, per dire, all’interprete del giovane Carlo in The Crown. Una fantastica, intensa e complessa prova attoriale, senza alcun dubbio, ma nel 2021 Odenkirk era reduce dalle interpretazioni in un trittico di episodi che ha consegnato Better Call Saul all’Olimpo delle serie tv: Bagman (!), Bad Choice Road e Something Unforgivable. Francamente, viene difficile preferire O’Connor a Odenkirk, sulla base di questo presupposto. Ci sarebbe qualcosa da ridire anche a proposito della scelta di Costner nell’ultima edizione, ma non sarebbe corretto sminuire la grande prova offerta dall’attore all’interno della meravigliosa Yellowstone: è giusto fermarsi qua, anche se la quarta stagione non è stata certo la migliore della produzione distribuita da Paramount.

Agli Emmy, invece, Odenkirk è stato candidato nella medesima categoria per cinque volte (2015, 2016, 2017, 2019 e 2022) e sconfitto da Jon Hamm (Mad Men), Rami Malek (Mr. Robot), Sterling K. Brown (This is Us), Billy Porter (Pose) e Lee Jung-jae (Squid Game): anche in questo caso si potrebbero fare delle considerazioni simili a proposito della qualità delle interpretazioni dei vincitori, ma non ci sentiamo di mettere in secondo piano, in gran parte dei casi, le prestazioni di Odenkirk: un riconoscimento, almeno uno, sarebbe stato giustissimo. Invece no: Bob Odenkirk si è ormai trasformato nel Leonardo DiCaprio delle serie tv. Al pari del protagonista di alcune tra le migliori pellicole degli ultimi vent’anni, troppe volte uscito sconfitto dalle candidature all’Oscar come miglior protagonista (poi conquistato nel 2016 con Revenant), Odenkirk non ha mai ottenuto una statuetta che sarebbe stata a dir poco sacrosanta.

better call saul

Non finisce qui. Se ci si sofferma ancora sugli Emmy, oltre alle candidature destinate alla serie e a Odenkirk, Better Call Saul annovera sei candidature destinate al miglior attore non protagonista nelle serie drama, una dedicata alla migliore attrice non protagonista nelle serie drama e una alla miglior guest star nelle serie drama. Sono stati candidati, nel tempo: Jonathan Banks nel 2015, 2016, nel 2017 e nel 2019, Giancarlo Esposito nel 2019, Rhea Seehorn nel 2022 e Michael McKean (guest star) nel 2019. Anche in questo caso, è difficile obiettare sulla qualità di chi ha vinto le varie statuette al posto loro (Peter Dinklage, Bradley Whitford e Julia Garner, per citarne alcuni), ma non si può non pensare che una singola candidatura per l’interprete di Kim Wexler sia poca roba rispetto al grandissimo lavoro fatto per valorizzare uno dei personaggi più intriganti dell’universo narrativo di Breaking Bad e Better Call Saul. Allo stesso tempo, è difficile pensare che sia giusto il fatto che le quattro candidature consecutive di Jonathan Banks, inarrivabile nei panni di Mike Ehrmantraut, non si siano mai chiuse con il successo finale.

Possiamo quindi fermarci qua, perché la ricostruzione offre ormai una certa oggettività nella valutazione complessiva: Better Call Saul avrebbe meritato di più, molto di più. Qualcosa, come minimo. Come è successo, purtroppo, a tante altre straordinarie serie tv del passato (The Wire!).

Al di là dei pregi di chi ha sconfitto negli anni la produzione, gli autori, i tecnici e gli interpreti di questa straordinaria serie tv, Better Call Saul non ha avuto, obiettivamente, un palmares all’altezza del suo nome.

Non tutto è ancora perduto, però: la seconda metà dell’ultima stagione, infatti, potrà rientrare nelle candidature per la prossima edizione degli Emmy. E ci auguriamo che qualcuno tenga in considerazione l’errore storico che si è fatto finora nello snobbare una serie tv che ha scritto la storia, pur essendo protagonista suo malgrado di questa brutta vicenda. Vogliamo augurarcelo, anche se non sarebbe un dramma se non vincesse niente manco nel 2023. Il pubblico, d’altronde, sa quanto valga Better Call Saul, l’ha capito benissimo. E l’ha capito benissimo pure la critica di mezzo mondo, unanime nel celebrarla a svariate riprese con importantissime parole d’elogio. Quindi, a prescindere da come è andata e da come andrà la prossima volta, non ci saranno problemi, caro giurato. Non esisti, ma rappresenti chiunque abbia sempre preferito qualcun altro a Better Call Saul. È tutto ok, tutto ok a prescindere. Better Call Saul, per noi e per chiunque si occupi delle valutazioni per Emmy e Golden Globe, ha vinto, honoris causa, decine di premi prestigiosissimi. È tutto ok, davvero.

It’s all good, man.

Antonio Casu