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Better Call Saul: chi va piano va sano e va lontano

Better Call Saul, con le prime due stagioni di dieci episodi ciascuna, ha raccolto un notevole successo per essere un “semplice” spin-off. Ma è evidente, lo abbiamo pensato tutti fin dall’inizio, che non abbiamo a che fare con un semplice spin-off: il protagonista, i personaggi secondari, l’universo di Breaking Bad hanno qualcosa di particolare. Tuttavia, nonostante le prime due stagioni siano volate, siamo di fronte ad una serie che se la sta decisamente prendendo comoda: Vince Gilligan non ha nessuna intenzione di sbatterci davanti il Saul Goodman visto in Breaking Bad così tutto d’un tratto, ma sta preparando una base psicologica e di eventi forte abbastanza da poter giustificare la trasformazione di Jimmy McGill.

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Eppure, diciamocelo, alla fine della seconda stagione ci aspettavamo qualcosa di più: uno strappo definitivo di Jimmy con la sua vecchia vita, pronto ad essere Saul nella terza stagione; una svolta nella vita di Mike con l’incontro con Gus Fring. Invece, queste cose sono state semplicemente rimandate, annunciandole: la registrazione di Chuck che inchioda Jimmy che confessa i suoi crimini sono la base per una espulsione dall’ordine degli avvocati; il biglietto sulla macchina di Mike con scritto “Don’t” è molto probabilmente legato a Fring. Ma perchè questa scelta? Cosa ha portato sceneggiatori e registi ad un vero e proprio rallentamento del ritmo e dell’arco temporale? I motivi sono individuabili attraverso i risvolti positivi e negativi che questo atteggiamento ha comportato. Pro:

  • Better Call Saul, con questa tecnica narrativa, diventa una serie sempre più indipendente che dimostra con forza che può camminare da sola, senza essere il bastone di Breaking Bad;
  • questa meticolosità è comunque giustificata dalla precisione con cui vengono trattati i personaggi che già conosciamo (Jimmy e Mike nello specifico), la cui preparazione comportamentale è scrupolosamente ricercata per poi essere pronti ai cambiamenti radicali che caratterizzeranno le loro vite.

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Contro:

  • la serie, in alcune fasi, non è quello che potremmo definire “frizzante”; a volte manca di verve, proprio perchè noi spettatori viviamo nella convinzione che stia per succedere qualcosa di decisivo, ma di momenti così si contano sulle dita di una mano in entrambe le stagioni;
  • Better Call Saul nasce e vive nel rischio di disattendere le aspettative: tutti si aspettano di vedere la nascita di Saul Goodman, il ritorno di Walter White e in generale più collegamenti possibili con Breaking Bad; ma questa è un’arma a doppio taglio: Gilligan deve essere in grado di scegliere il momento giusto, per non sparare la cartuccia sbagliata.

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Ma quando arrivano i nuovi 10 episodi? Non c’è ancora una data di lancio, ma la prima metà del 2017 dovrebbe essere una data indicativamente accettabile. Soprattutto c’è da chiedersi: cosa succederà? Voci molto insistenti hanno parlato di una possibile comparsa di Jesse Pinkman e Walter White, vista la dichiarata volontà e disponibilità di Aaron Paul e Bryan Cranston a riprendere i vecchi ruoli. Probabile però, che eventi simili saranno concentrati nella seconda parte della stagione, visto che la prima sarà quasi sicuramente dedicata ad una lunga cronaca delle conseguenze che la probabile denuncia di Chuck avrà su Jimmy: ormai (e finalmente) è pronto a diventare Saul Goodman.

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