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Baby e Netflix sono già sotto accusa: «Favoriscono la prostituzione minorile»

Disponibile da oggi su Netflix, l’attesissima serie tv italiana Baby si ritrova già nell’occhio del ciclone.

Lo show è infatti accusato dal National Center on Sexual Exploitation (NCOSE) di Washington di favorire e banalizzare la prostituzione minorile. Come già sappiamo, la serie italiana tratta del grave caso di cronaca riguardante le baby squillo dei Parioli, che nel 2013 ha investito l’intera nazione.

Protagoniste della scena sono Benedetta Porcaroli e Alice Pagani, che interpretano rispettivamente Chiara e Ludovica. Sembrano due adolescenti apparentemente comuni, che vanno a scuola, studiano, litigano con i genitori. Ma in realtà sono plasmate dalle vicende complesse di una generazione che vuole perdersi e non essere ritrovata, in balia di un’ incontrollabile libertà.

La storia è solamente ispirata ai fatti di cronaca realmente accaduti. Gli autori hanno infatti ribadito più volte che il tema dello show non è lo sfruttamento sessuale, ma la difficile adolescenza dei personaggi coinvolti.

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Quella che appare come una delle grandi novità italiane di questa stagione deve dunque già difendersi dall’accusa di trasmettere messaggi diseducativi.

Ma i rimproveri non sono semplicemente rivolti a Baby. Netflix, responsabile della distribuzione della serie tv, è stata bersagliata da accuse durissime. Dietro esse vi è una delle organizzazioni americane più importanti che si mobilita contro lo sfruttamento sessuale di minori e la pedopornografia.

È Dawn Hakwkins, il direttore esecutivo del NCOSE ad affermare che la piattaforma di streaming è interessata solamente ai propri profitti. Il direttore ha puntualizzato che, nonostante siamo al centro dell’era del movimento #METOO, Netflix ignora il reale problema dello sfruttamento sessuale e le reali vittime di abusi.

Malgrado le proteste mosse dai sopravvissuti agli abusi sessuali e da esperti in materia, Netflix preferisce promuovere lo sfruttamento sessuale rendendo disponibile in streaming Baby.

Secondo la legge federale americana qualsiasi minorenne coinvolto nel giro della prostituzione o della pornografia è vittima di sfruttamento sessuale.

Hawkings ha anche aggiunto che la serie tv italiana banalizza la tematica trattata, giustificando i personaggi ed evidenziandone il carattere ribelle e indipendente.

Rispondendo a Erik Barmack, vicepresidente degli originali internazionali di Netflix che ha definito lo show accattivante, il direttore del NCOSE ha affermato:

«Non c’è nulla di accattivante nello sfruttamento sessuale di minori. Baby rende affascinante l’abuso sessuale e banalizza la terribile esperienza di innumerevoli vittime».

La serie tv è costituita da sei episodi, ed è disponibile su Netflix a partire da oggi. Ricordiamo che la piattaforma di streaming si è trovata più volte al centro di critiche. In molti hanno infatti giudicato alcune  delle serie disponibili su Netflix colpevoli di diffondere messaggi dannosi per i teenager. A Insatiable è stato infatti rimproverato di promuovere fat-shaming, a 13 Reason Why di minimizzare il bullismo e l’autolesionismo.

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Oggi tocca a Baby. Nell’attesa di sapere cosa seguirà a queste accuse, non ci resta che vedere la serie ed esprimere un giudizio personale a riguardo.

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