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Fin dalle prime scene di Alice in Borderland, lo spettatore si rende conto che quello che andrà a vedere non sarà roseo come il richiamato Alice nel paese delle meraviglie, ma un viaggio attraverso il quale la sua realtà – che è la nostra – si scontrerà inevitabilmente contro un mondo virtuale e distopico.

La serie, tratta dall’omonimo manga di Haro Aso, si inserisce a pieno diritto in un filone molto amato negli ultimi anni, quello dei survival game (Hunger Games, Buttle Royale).

Arisu nella tana del Bianconiglio

Ryohei Arisu (in giapponese ”Alice”, all’inglese, si traslittera Arisu) è protagonista indiscusso della serie. Arisu è un neet, ovvero un ragazzo disoccupato che ha abbandonato gli studi e che passa le sue giornate a giocare ai videogiochi, litigando con i genitori che lo denigrano per il suo dolce far niente. A differenza di come si potrebbe pensare Arisu non è un nerd fannullone ma spicca in intelligenza e astuzia, capacità grazie alle quali riuscirà a superare tutte le sfide salvando anche i suoi due migliori amici, il timido Chota e il ribelle Karube.

Tutto inizia quando i tre amici vengono trasportati da un bagno pubblico della stazione di Shibuya in una Tokyo deserta in cui, per non venire uccisi da misteriosi laser che bersagliano il cielo, sono costretti a partecipare a game mortali assieme ad altri sventurati che, come loro, ci sono ritrovati loro malgrado.

Ad ogni livello corrisponde una carta da gioco di seme e numero diverso che identifica il tipo di prova che i partecipanti dovranno affrontare; le sfide più terribili sono sicuramente quelle in cui viene minata la stabilità emotiva di ogni partecipante. Il gioco ci costringe a scontrarci con la dura realtà dei fatti, un mondo fatto di ingiustizia, crudeltà e follia dove, per sopravvivere, vige la legge più antica, la legge del più forte, legge che riporta tutti noi a uno stato primordiale; come animali cerchiamo di sopravvivere scavalcando i più deboli.

Le prime quattro puntate sono incentrate sul puro survival game e sulle diverse tattiche per superare le prove. Le successive quattro puntate si spostano su una spiaggia utopica dove vivono centinaia di giovani ancorati ad una realtà fittizia e governata da un fantomatico Cappellaio Matto (qui il richiamo al romanzo di Lewis Carrol è evidente) che sfrutta i giovani per poter trovare tutte le carte e tornare alla normalità. Alice in Borderland in questa seconda parte cambia improvvisamente statuto, proponendo una rappresentazione iconografica delle conseguenze generate dalla dissoluzione del patto sociale.

La struttura narrativa

Lo capiamo già dalle prime inquadrature nella casa di Arisu che quello che ci aspetta sarà un videogame in tutto e per tutto. Con la prima parte la struttura è per lo più verticale a differenza della seconda sviluppata in orizzontale, che ci porta all’interno di un enorme gioco di ruolo che ben presto si trasforma in una caccia spietata che ha sete di sangue. Il ritmo narrativo è molto serrato e veloce, tanto da lasciar spesso in affanno l’osservatore, che si trova in difficoltà nel capire le emozioni dei personaggi.

Alice in Borderland si, ma con qualche difetto

Per coloro che possiedono una conoscenza superficiale della realtà virtuale proposta dai videogame e che sono esterni al genere survival, la serie risulterà una piacevole scoperta; al contrario per i più appassionati e cultori del genere manga potrà apparire piatta e scontata. La principale nota dolente per i fan del genere risiede nella banalizzazione dei personaggi, che si rifanno a particolari stereotipi presenti nella cultura manga: il gangster, il sociopatico, il genio, la ragazza furba che ottiene un trattamento di favore in cambio di promesse sessuali.

C’è poi, infine, un’ultima nota da sottoporre all’attenzione dell’osservatore, ossia il fatto che tutti gli amici di Arisu a un punto della narrazione spicchino di genialità con qualità superiori alla norma diventando tutti ingegneri e geni del crimine, così da poter vincere passando al gioco successivo. Ammetto di essermi chiesta come questo fosse possibile in termini di certezza e credibilità ma, d’altronde, bisogna tenere in mente che i game sono strutturai in modo talmente brutale da far sopravvivere solo i migliori.

Un’aspra critica alla cultura nipponica

Il fulcro attorno al quale si incentra Alice in Borderland può ricordare il vicino e apprezzato, quanto criticato, Squid Game in cui analogamente le regole del gioco ci sono state fornite fin da subito e in cui ci siamo scontrati con una realtà molto lontana da quella occidentale. I personaggi sono ben caratterizzati in entrambe le serie, ognuno catalizzatore dello stile di vita nipponico. La produttività a tutti i costi, il successo, la vergogna, la voglia di rivalsa, il rispetto delle regole, sono le caratteristiche che la cultura giapponese si aspetta da un cittadino.

Fermiamoci per un secondo e pensiamo a come realmente si possano sentire i cittadini, in un mondo dove la produzione è continua e il riscatto sociale diviene quasi sempre un utopia.

In Alice in Borderland ancora di più rispetto ad altre serie analoghe, questi valori cercano di essere ribaltati, distrutti e ricostruiti. Cosa rimane alla fine? I protagonisti riusciranno a scardinare ciò che la loro cultura impone? La verità che traspare è molto amara, questo cambiamento è un punto di partenza ma di difficile realizzazione.

Esiste una netta differenza tra le serie americane o spagnole come Riverdale o Élite rispetto alle serie giapponesi; poichè le prime ci danno la sensazione di essere ancora troppo radicate nell’ambito teen, come se fossero ancorate all’idea che questo genere debba per forza parlare di giovani belli e sensuali alla scoperta della propria sessualità.

Il mondo giapponese, al contrario, non ci mostrerà quasi mai scene di sesso tra adolescenti ma ci parlerà di violenza e ci farà vedere il sangue, la disperazione negli occhi di chi vive, la paura di non riuscire a sopravvivere o di vivere sperando di non morire.

Cosa aspettarsi dalla seconda stagione di Alice in Borderland


È ormai chiaro che la seconda stagione di Alice in Borderland arriverà e non tarderà molto. Cosa aspettarsi quindi? È certo che ritroveremo i nostri compagni di avventura Arisu e Usagi, che già nel corso della prima stagione avevano capito le complesse reti di strategie dei giocatori, create e mantenute da coloro che cercavano disperatamente di sopravvivere.

L’auspicio dei fan è quello che nella seconda stagione vengano approfonditi i giochi presenti nei manga, dando così anche ai più appassionati la possibilità di ritrovarsi nella narrazione. Quale sarà il destino ultimo dei personaggi e quali sono le ragioni che hanno portato i giocatori in una Tokyo parallela lo scopriremo solo nella seconda stagione.

Non ci resta che aspettare.

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