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1899: la verità è un abisso

1899, uscita in piattaforma Netflix il 17 novembre scorso, è la nuova serie tv creata dai produttori di Dark, forse una delle serie più intricate e psicologicamente sorprendenti mai create. Nonostante le aspettative fossero alle stelle, non bisogna aspettarsi con 1899 una nuova Dark (una serie che eguagli un’altra serie, per intenderci). Il problema principale di 1899 è proprio questo costante paragone con la serie passata di chi non si è curato delle molteplici novità introdotte in 1899, a mio parere di grande rilievo.

Con 1899 viene aggiunto un tassello, una chiave di interpretazione che va oltre l’idea del viaggio nel tempo e mette in discussione il concetto di spazio-tempo. La filosofia che sta dietro a 1899 non è cosa da poco, e con filosofia non si intende soltanto il modo in cui la serie è prodotta ma un vero e proprio accenno alla filosofia pura, in particolare a quella platonica.

1899: la verità è un abisso tra quello che crediamo di sapere del mondo e quello che effettivamente è. La realtà si mischia con la fantasia e la fantasia si mischia con il credo, quello che crediamo di sapere di ciò che ci sta intorno ma che si rivela soltanto vano. Il concetto può sembrare difficile da comprendere ma solo svincolandosi dall’idea di realtà si può capire il vero significato di 1899.

La nave fantasma e la multiculturalità che ospita

I passeggeri della nave (640X360)

Se c’è una cosa che risalta in 1899 è la presenza di una moltitudine di personaggi diversi, con storie diverse da raccontare e soprattutto con lingue e usanze diverse; una delle caratteristiche fondamentali della serie è l’incomunicabilità tra i passeggeri che nonostante lingue diverse riescono ad instaurare legami di amicizia e di amore.

La nave ospita persone differenti, con passati altrettanto differenti che conosciamo a poco a poco nei flashback posizionati all’inizio di ogni episodio. Il cast è conseguentemente internazionale, a partire dalla protagonista britannica Maura Frankiln (Emily Beecham) che decide di salpare sulla nave in seguito ad una lettera ricevuta dal fratello scomparso sul Prometheus, nave fantasma mai più ritrovata; seguono gli spagnoli Ángel (Miguel Bernardeu già visto in Elitè, di cui è da poco uscita la sesta stagione) e il finto prete Ramiro, la coppia di francesi Clémence e Lucien, la famiglia tedesca con al centro i due fratelli Krester (Lucas Lyngaard, già visto in The Rain) e Tove, l’importantissimo capitano della nave Eyk Larsen, lo straniero protagonista di Dark Andreas Pieteschmann, la coppia madre-figlia cinese e il misterioso bambino che sembra uscito da un viaggio nel tempo Elliot.

La caratteristica pregnante della serie risiede proprio nella moltitudine di personaggi che vi presenta. Molte volte solo abbozzati altri più dettagliatamente delineati. Il misterioso caso della nave scomparsa riguarda tutti, nessuno escluso, e quello che avvolge i passeggeri si snoderà in ben 8 episodi tra realtà e finzione, credo e verità.

Pare che, volutamente, i produttori Friese e Baran bo Odar abbiano voluto instaurare nella mente dello spettatore il beneficio del dubbio riguardo a cosa noi pensiamo sia reale, o meglio quale sia la nostra verità (che non deve per forza coincidere con realtà).

Il mito della caverna di Platone è una delle chiavi di lettura di 1899

Il piccolo Elliot in una scena di 1899 (640×360)

Nonostante come già detto non ritenga giusto paragonare globalmente Dark a 1899, alcune somiglianze vanno sottolineate a onore: il messaggio. In entrambe le serie tv si parla del dramma umano, di ciò che concerne i problemi dell’essere umano, attraverso un espediente narrativo fuorviante, quale è il paranormale, i viaggi nel tempo e la messa in discussione di tutto quello che definiamo come vero e reale.

Il mito della caverna di Platone non sostiene che questo: un gruppo di prigionieri, che più generalmente rappresentano l’uomo, sono incatenati fin da che ne hanno ricordo nelle profondità di una caverna, dietro di loro è posizionato un grande fuoco attraverso il quale gli uomini vedono le ombre di ciò che ritengono sia reale, i passeggeri della nave analogamente credono che la realtà sia quella simulata all’interno della nave.

Dal momento in cui l’uomo – che é stato fino ad ora prigioniero – esce dalla caverna, capisce cosa è davvero reale e che quello che ha vissuto sino ad ora altro non é che un’idea distorta della realtà sensibile, la percezione che si ha degli oggetti e delle cose, e non di quello intellegibile, quello reale della ragione. In questo senso va letto il ”wake-up” che sentiamo all’inizio di ogni episodio.

La voce che sentiamo nell’incipit degli episodi è quella di Maura Franklin, è lei che attraverso il suo ”Svegliati” vuole portare alla ragione i passeggeri, liberandoli delle catene precedentemente imposte. Che siano gli stessi personaggi ad essere imprigionati dalle proprie convinzioni o che sia un condizionamento esterno non è importante, quello che davvero conta è che in 1899 la realtà è volutamente distorta per portare i passeggeri, e con essi lo spettatore, alla conoscenza del mondo fisico e intellegibile.