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La spiegazione del finale della prima (e purtroppo unica) stagione di 1899

1899 è la serie targata Netflix dai creatori di Dark, una delle opere più paradossali del catalogo statunitense. I registi hanno partorito due prodotti intriganti e fitti di mistero in cui, apparentemente, sembrano non esserci vie di fuga. La scelta di puntare ancora una volta su una storia imbottita di richiami filosofici e scientifici dopo Dark è stata vincente e soddisfacente, tanto da rendere 1899 una serie di gran successo, nonostante la cancellazione. Quello che appare chiaro in 1899 è che la nostra mente è chiamata a sforzi smisurati per comprendere ogni dettaglio e infilarlo in un puzzle dove ogni pezzetto gioca il ruolo di protagonista. In 1899 vita e immaginazione si scambiano come se fossero nate dallo stesso grembo e in cui non si sa bene dove finisce una e inizia l’altra. Ma andiamo con ordine a sviscerare un’odissea in cui il finale risulta “soltanto” la punta dell’iceberg. 

La storia segue le vicende di un gruppo di migranti a bordo di una grossa nave che attraversa l’Oceano Atlantico, dall’Europa all’America. I passeggeri sono un groviglio di etnie, nazionalità ed estrazione sociale, tanto da sembrare distanti in ogni aspetto della vita. Le loro diverse culture si fondono con il rumore del mare che spinge la nave verso New York, la meta per tutti quelli che sperano in un futuro migliore, in un riscatto mastodontico. Ma i passeggeri sembrano essere soltanto marionette gestite da un burattinaio spietato: l’alienazione. Tutti i protagonisti sono persone alienate, estraniate da un percorso che pare già essere scritto e predestinato. Nel bel mezzo del viaggio, la nave si imbatte in un’altra imbarcazione alla deriva, il Prometheus, che si rivelerà piena di misteri e problemi. Al centro della vicenda c’è Maura, una neurologa senza memoria di alcuni eventi e alla ricerca del fratello scomparso. La storia si era aperta proprio con un flashback in cui Maura Franklin affronta il padre dopo aver scoperto i suoi terribili (non spiegati) esperimenti.

Il finale di 1899 è come un manipolatore d’idee

1899(640X360)

Fino al ritrovamento del Prometheus la narrazione procede senza effetti a sorpresa, ma il salvataggio di un unico superstite, un bambino di nome Elliot, non farà altro che incrementare l’isteria di massa. Il finale della serie arriva come un fulmine a ciel sereno per devastare ogni nostra supposizione: tutto quello che è stato mostrato nella serie non è reale, ma frutto di una simulazione piuttosto complessa che si ripete in loop. Attraverso un intreccio da mosaico, 1899 ci presenta la chiave di svolta per accedere alla verità: il bambino superstite non è altro che il figlio di Maura. Quest’ultima non ha accettato la morte del figlio e ha creato una sorta di simulazione in cui poterlo visitare per sempre. Una realtà in cui il dolore non esiste e gli occhi del bambino brillano ancora come le stelle. L’elaborazione del lutto diviene quindi uno dei tanti temi che 1899 porta sul banco di scuola a cui siamo invitati ad imparare e a riflettere, a riflettere e ad imparare. 

1899(640X360)

Con un gioco di inganni 1899 ci aveva fatto credere che il cattivo della storia fosse il padre di Maura, ma in realtà è lei stessa la Creatrice, il deus ex machina che muove i fili della storia. Come lo stregone che è ingannato dalla stesse forze che ha generato, Maura si ritrova ad essere inglobata ella stessa nella simulazione, ormai diventata un vero e proprio loop senza capo né coda. Così tutti i personaggi della nave sono intrappolati in questa odissea e ognuno di loro sta vivendo una vita che magari non ha mai sognato, mai sperato. Intanto Harry, il padre di Maura, sta cercando in tutti i modi di rompere il velo di Maya e ottenere una chiave contenente un codice per concludere la simulazione. Ma Daniel, il padre di Elliot, vuole impedire tutto ciò e tenta ad ogni costo di ostacolare i piani di Harry, sostituendo il codice di alcuni elementi già esistenti. Con un finale ricco di pathos 1899 ci presenta la vera piramide che libera dalla simulazione: un oggetto colorato che si trova nella sala dei giochi di Elliot. A mio avviso la scelta di collocare la libertà nella stanza del bambino è l’ennesimo richiamo alla forza devastante dell’amore di una madre verso suo figlio.

Un finale aperto

Solo grazie alla piramide colorata Maura può mettere fine alla simulazione, ma Daniel inverte ancora l’esito del finale avvertendo Maura: è suo fratello Cirian che ora controlla tutte le simulazioni. Con un cambio di rotta inaspettato e sorprendente, i produttori di Dark cambiano ancora una volta il cattivo di turno per ri-plasmare i fili della narrazione. Il finale vede Maura svegliarsi in una navicella spaziale nel 2099 in cui ci sono anche tutti i passeggeri della nave, uomini o donne che non distinguono più i sogni dalla vita reale, il presente e il passato. Maura legge su uno schermo “Project Prometheus” e poi rinviene un messaggio dal fratello che la invita nella realtà. È effettivamente questa la realtà o è un’altra simulazione, l’ennesimo gioco in cui le vite si intrecciano alle menzogne? Chi è veramente il cattivo di turno? Queste sono solo alcune delle domande che ci siamo posti, e a cui purtroppo non avremo mai solide risposte data la cancellazione della serie da parte di Netflix.