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Westworld è il sogno di Dolores. E l’incubo di Maeve

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 1×04 di Westworld

La libertà è un’arma a doppio taglio. Così eterea, così inquietante. Bella nel dispensare occasioni infinite, oppure gabbia nella quale sentirsi soffocare per l’incapacità di fare un passo da soli. Libertà è disegnare il proprio destino, plasmare la propria coscienza o assecondarla a seconda degli eventi. La libertà può essere incarnata da una semplicissima informazione: scoprire di non essere mai stati liberi. Come in Westworld, se sei un host. Oppure un visitatore, a seconda dei casi. Se ti chiami Dolores, la sofferenza è insita nel tuo nome ma non nel tuo sorriso. Se ti chiami Maeve, persino essere una meretrice può diventare l’ultimo dei problemi.

Prendere coscienza. Nel bene… 

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Provate a svegliarvi una mattina e rendervi conto che vivrete una giornata che qualcuno ha scritto per voi. Non chiamatelo destino, quello potete plasmarlo a vostro piacimento. Questa è una storia da vivere all’infinito. Giorno dopo giorno, potreste morire continuamente. Oppure fuggire da un nemico che qualcuno ha stabilito dovesse essere tale. Sennò vivere a stretto contatto con un microcosmo che pensate abbracci un mondo intero, viverne la bellezza e scoprire poi che la vita sa essere una stronza. Provate ad aprire gli occhi e ricordare, se volete essere come Dolores.

Siete la prima creatura di una nuova specie, ma non lo sapete. Abbracciate la libertà e lo fate lentamente, passo dopo passo. Vi rendete conto di poter essere indipendenti ed uscire dal loop infernale che potrebbe togliervi l’aria in eterno. Siete Dante all’Inferno ma avete un Virgilio con voi, per fortuna. La libertà, grazie a lui, diventa una speranza. Westworld si trasforma in un palcoscenico imprevedibile, senza più punti di riferimento. Cercate un Paradiso e vi rendete conto di poterlo trovare solo se cercate voi stessi, abbandonando divinità più o meno divertite dal gioco pericoloso che hanno creato. C’è Bernard, con voi. E di Ford non resta altro che un’immagine pallida in un incubo che avete vissuto ad occhi aperti.

Vi svegliate la mattina e vi trasformate, ogni volta di più. L’espressione sul vostro viso cambia, quasi impercettibilmente. Avete il coltello dalla parte del manico, ora. Una pistola, sennò. Siete armati, finalmente. Non più in balia di divinità pericolosamente umane e in quanto tali fallibili. Siete sfuggiti al loro controllo grazie ad un creatore, forse rintanato nell’ultimo girone di un misterioso labirinto che governa Westworld nell’ombra. Avete una vita da vivere, la vostra. Quella che scriverete voi, perché il libero arbitrio è solo uno strumento. Una concessione divina che farà di un parco divertimenti un nuovo mondo. E vi piace. La libertà è una grande occasione, nel vostro caso.

… e nel male 

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La libertà, tuttavia, ha mille volti. Non solo quello di Dolores, instradata sul cammino dell’indipendenza da una divinità magnanima, ma anche quello di Maeve. Lei è sola, isolata come nessun altro nel mondo di Westworld. La meretrice sta prendendo coscienza di chi è e di chi potrebbe essere facendo leva unicamente sulle sue esperienze. Il virus di Arnold l’ha sconvolta. Era convinta di esser diventata pazza e di aver perso la propria identità, senza rendersi conto che, invece, la stava trovando.

Maeve ha scoperto che la vita e la morte, nel suo caso, sono separati unicamente dall’intervento di strani esseri venuti da una dimensione sconosciuta. Si svegliava ogni mattina nel solito loop fino a quando, un giorno, ha capito che le paure di un giorno sono invece degli incubi canalizzati in un incalzare ripetitivo. Maeve, dispersa negli angoli più reconditi dell’Inferno, ha trovato la sua libertà dopo aver messo a posto la pedina mancante. Una pallottola in grado di ucciderla, prima. Capace di donarle la vita, poi. Il viaggio che la sta portando verso la piena coscienza di sé è un incubo, ma se è vero che quel che non uccide ti fortifica, lei ora è diventata invincibile. O quasi.

Chissà se Dolores ha affrontato lo stesso percorso. In fondo non abbiamo dei riferimenti temporali precisi e non sappiamo cosa sia avvenuto prima e cosa dopo. Cosa dovrà avvenire e cosa non abbiamo ancora visto. Abbiamo davanti solo dei frammenti sparsi in modo confuso. Il tempo, nella nostra percezione di Westworld, non esiste. E questo ci disorienta. Nel prossimo episodio Maeve potrebbe trovare il suo Virgilio, per esempio. Oppure la morte, quella vera. Perché la libertà è un rischio, non solo un’occasione. E gli dei non sono sempre magnanimi. Una cosa, però, è certa: vale la pena provarci, a prescindere dalle conseguenze. Scegliere, in fondo, è la massima espressione possibile di libertà. Senza questa, non siamo altro che degli automi. Tutti noi.

Antonio Casu

Un saluto agli amici di Westworld Italia e Westworld – Italia!