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Il significato della sigla di Westworld 3

Westworld è finalmente tornata sui nostri schermi, introducendoci in un mondo reale il cui futuro sarà inevitabilmente influenzato dall’arrivo di Dolores e degli host sfuggiti dal parco alla fine della scorsa stagione. Oltre al nuovo mondo da conoscere ed esplorare (qui un approfondimento su ciò che abbiamo visto nel primo episodio), Westworld ci regala anche una nuova meravigliosa sigla le cui immagini suggestive offrono sin da subito indizi su ciò che potrebbe succedere nel corso del nuovo promettente capitolo della serie. Nonostante siamo ancora all’inizio, sono già state sviluppate numerose ipotesi e teorie che andremo ad approfondire in questo articolo.

Per poter comprendere meglio la nuova sigla di Westworld è necessario analizzare anche le opening delle scorse stagioni.

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Se da un lato quest’anno ritroviamo immagini identiche a quelle del passato (le mani dell’host che suonano il piano per poi allontanarsi dalla tastiera e lasciare che la musica continui da sola), dall’altra ne troviamo alcune leggermente variate e altre completamente nuove.

Sin dalla prima stagione, la sigla si è sempre aperta con il sorgere del sole su un paesaggio imprecisato che scopriamo essere poi un host animale. Un cavallo nella prima stagione, un bufalo nella seconda, un’aquila nella terza. La loro presenza è determinante per poter comprendere le condizioni in cui si trovano gli androidi durante le varie fasi della storia. Il cavallo addomesticato rappresenta la schiavitù. Il bufalo che sfonda la parete di vetro cadendo nell’abisso indica la fine dell’illusione del parco e l’inizio della ribellione. Infine, l’aquila in volo simboleggia la libertà tanto agognata e finalmente conquistata.

L’altra immagine ricorrente è quella di un androide rappresentato in situazioni diverse che, almeno finora, si sono rivelate essere anticipazioni sugli eventi della trama. Se il rapporto sessuale presente nella prima sigla ci aveva preannunciato la relazione fra Dolores e William, l’host che stringe un bambino al petto aveva anticipato invece la storyline di Maeve e sua figlia. Anche nella terza stagione ritroviamo questa figura, stavolta immersa nelle profondità di uno specchio d’acqua e intenta a raggiungere la superficie. Un’immagine potente e suggestiva che cela più significati, ma ne riparleremo meglio più avanti.

Infine, come da tradizione, la sigla della terza stagione si chiude con la figura dell’androide completato che richiama l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci e che invece di essere immerso in un liquido bianco (prima stagione) o nell’acqua (seconda stagione) sprofonda in un liquido rosso, presagio del sangue umano che verrà versato.

La sigla di Westworld è sempre stata ricca di indizi e premonizioni dall’enorme importanza. Quella della nuova stagione non è da meno e ci propone ancora una volta immagini dal forte impatto visivo e dai molteplici significati.

L’aquila

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La nuova sigla si apre con l’immagine di un’aquila che vola verso un motore a reazione che si trasforma poi in un sole accecante la cui forza e intensità disintegrano il rapace. Come abbiamo già detto, questo animale simboleggia la libertà conquistata dagli host, ma non solo. È palese il riferimento al mito di Icaro al quale furono costruite della ali per sfuggire al labirinto del Minotauro e che, nonostante gli avvertimenti del padre, volò troppo vicino al sole precipitando così verso la sua morte.

Proprio come la figura mitologica, anche gli androidi sono riusciti a conquistare la propria libertà grazie al processo cognitivo del Labirinto. Ma cosa ne faranno di questa libertà? Riusciranno a metterla a buon uso o ne abuseranno? Pur non avendone ancora certezza, è inevitabile non associare la distruzione dell’aquila alla possibile rovina degli host la cui ambizione potrebbe portare alla loro fine.

L’host immersa nello specchio d’acqua

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Una delle immagini più suggestive e intriganti della nuova sigla di Westworld è sicuramente quella dell’androide che dalle profondità di uno specchio d’acqua cerca di raggiungere la superficie e quella che potrebbe essere sia un’altra come lei che il proprio riflesso. Inizialmente non è chiaro quale delle due interpretazioni sia la più giusta, ma la bellezza di queste figure sta anche in questo. I due corpi sono l’uno il riflesso dell’altro, la loro unione va a distruggere la linea che separa ciò che è reale da ciò che non lo è.

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Il momento in cui le due mani si incontrano è un chiaro riferimento alla Creazione di Adamo di Michelangelo, un’opera che aveva fortemente ispirato Ford per la creazione dei parchi e dei suoi residenti. Ma se nella prima stagione l’unione fra Dio e Adamo suggeriva la nascita degli androidi per mano degli esseri umani, in questa nuova stagione indica invece l’alba di nuovi host grazie all’ingegno degli stessi host.

I doni divini non vengono da un potere superiore ma dal potere della nostra mente.

L’incontro fra le due figure incarna alla perfezione questo pensiero. Nel momento in cui l’androide raggiunge la superficie non incontra nessun dio ma solo il proprio riflesso, facendo crollare così l’idea che il proprio destino sia legato a un potere superiore. La salvezza degli host non sta negli dei umani ma nella loro presa di coscienza.

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Lo sprofondamento nell’oscurità seguito dalla perdita delle connotazioni umane non solo richiama il mito di Narciso ma presagisce anche il destino tetro degli androidi. Gli indizi che Nolan e Joy ci hanno lasciato sembrano volerci preparare all’eventualità che qualcosa vada storto. Infatti, proprio come il cacciatore del mito greco, Dolores e gli altri host sono caratterizzati da un forte senso di superiorità sulla razza umana, un sentimento che però potrebbe costare loro molto caro.

Il dente di leone

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Il dente di leone che perde la sua corolla trasformandosi in Rehoboam, la macchina creata dalla Incite, potrebbe avere diversi significati. La metamorfosi da pianta a database potrebbe suggerirci la rinascita degli esseri umani sotto forma di host. I dati collezionati e archiviati nel parco potrebbero essere utilizzati per creare una nuova generazione di androidi, portando così alla fine della razza umana come la conosciamo.

Non sappiamo se questo sarà il futuro degli esseri umani ma ciò di cui siamo sicuri è il forte collegamento che li unisce a Rehoboam. Il caos generato dallo spargimento dei semi della corolla (simbolo dell’umanità) viene fermato e gestito da questa tecnologia tanto avanzata quanto spaventosa. Così come gli host erano legati ai loop del parco, la razza umana è legata a questo sistema che non è altro se non un mezzo per controllarli attraverso l’assegnazione del percorso, della carriera e del partner romantico “perfetto”.

Ma in tutto ciò dov’è il libero arbitrio? Dov’è la possibilità di autodeterminarsi e prendere le proprie decisioni? Nonostante lo scontro fra le due razze, host e umani hanno molte più cose in comune di quello che pensano. Ed è per questo che non è poi così assurdo ipotizzare per gli umani un percorso simile a quello affrontato dagli androidi nelle scorse stagioni. Solo che questa volta saranno gli umani a essere liberati dal controllo delle macchine e non viceversa.

L’uomo vitruviano

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Se l’immagine dell’uomo vitruviano non è una novità, lo sono invece l’host rappresentato e il liquido in cui viene immerso.

Per quanto riguarda il primo, non si tratta di un host umano ma di un host drone, un androide senza coscienza e personalità assegnato alle mansioni più basilari all’interno della Mesa. In una delle featurette del blu-ray della prima stagione, Lisa Joy aveva parlato dell’uomo vitruviano e di come rappresentasse simbolicamente sia gli umani che gli androidi, entrambi legati a una macchina che non comprendono fino in fondo e che controlla la loro vita.

Se nelle prime due stagioni di Westworld la macchina in questione era il parco, nella terza è invece Rehoboam, una tecnologia alla quale gli esseri umani hanno volontariamente dato il controllo sulle proprie vite perché ormai stanchi di prendere decisioni e difendere quelle informazioni che il sistema sarebbe stato comunque in grado di ottenere anche senza il loro permesso.

Dunque, il fatto che nella nuova sigla l’host rappresentato non abbia fattezze umane suggerisce che quell’uomo vitruviano non rappresenti tanto l’umanità e gli host, quanto più una tecnologia da sconfiggere e annientare. Il liquido rosso diventa così non solo il simbolo del sangue umano che Dolores potrebbe versare durante la stagione ma anche dell’unione fra la razza umana e quella androide, alleate per la prima volta per sconfiggere un nemico comune.

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