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Warrior Nun era una battaglia persa in partenza?

Se l’Amleto di William Shakespeare era in bilico tra l’Essere e il Non Essere, Netflix è costantemente in bilico tra quantità e qualità. Accade troppo spesso che serie tv amate dal pubblico vengano brutalmente cancellate, talvolta anche con un finale apertissimo e critiche positive (sì, la ferita di 1899 è ancora sanguinante, e noi portiamo più rancore di Shakira per il suo Piquè). Hai scambiato un Sense8 per un Warrior Nun. In fin dei conti, però, anche Warrior Nun è stata cancellata da Netflix dopo la seconda stagione. Ce ne rammarichiamo? Non proprio.

Warrior Nun è una serie tv fantasy americana creata da Simon Barry e ispirata al fumetto “omonimo”Warrior Nun Areala” di Ben Dunn.

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Warrior Nun, Netflix (640×320)

La prima stagione è andata in onda nel 2020, mentre la seconda stagione è approdata sui nostri schermi lo scorso Novembre. Un mese dopo è stata annunciata la cancellazione di Warrior Nun.

La protagonista di Warrior Nun è Ava (Alba Baptista, prima attrice portoghese ad aver ottenuto un ruolo da protagonista in una serie tv Netflix), ragazzina orfana e tetraplegica che muore in circostanza sospette nell’orfanotrofio cattolico dove risiedeva. Nell’obitorio irrompono forze oscure, demoni grotteschi e suore guerriere con tanto di armature e spade. Tra di loro c’era una suora molto speciale, portatrice della cosiddetta Sacra Aureola, che viene estratta dal suo corpo morente e impiantata nel corpo di Ava (nel tentativo di proteggere l’Aureola dai demoni che cercavano di rubarla).

Insomma, Ava ritorna in vita riacquista le capacità motorie e come plus riceve anche un paio di superpoteri per attraversare le pareti e dedicarsi alla sua nuova vita, alla ricerca di amici e di quelle esperienze che non aveva potuto fare prima a causa della sua condizione. Sembra quasi una versione moderna di Buffy l’Ammazzavampiri, ma paragonare Warrior Nun a Buffy significa diventare eretici della serialità. Siamo seri.i

Per farla breve, le premesse potevano essere anche interessanti: delle suore in versione Xena con i voti di castità è una cosa di cui non sapevamo di aver bisogno. Certo, non ci aspettavamo di vedere la nuova Game of Thrones con aureole, suore e la spada nella roccia, ma neanche questo. Volevamo del trash e devo dire che ne abbiamo avuto un bel po’, forse troppo.

Warrior Nun è una battaglia persa in partenza perchè si è fermata al piattume della noia, non ha neanche cercato di fare di meglio e di andare oltre.

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Warrior Nun, Netflix (640×360)

La storia manca di una sua profondità intrigante, e gli effetti speciali sono tremendi già dal pilot. Eppure sono molti i fan che sono rimasti fortemente delusi dal mancato rinnovo della serie tv da parte di Netflix.

Anche Ava, la protagonista, non ci ispira nè simpatia nè tantomeno empatia. una diciannovenne orfana, paralizzata e morta che ritorna in vita e finalmente può recuperare il tempo perso dovrebbe farci venire la pelle d’oca, non i nervi a fior di pelle. Anche se, devo dire che questo aspetto della trama è uno dei più interessanti di Warrior Nun.

Alcune scene della serie ci fanno pensare a quanto siamo fortunati nel nostro piccolo, a volte pensiamo che la felicità sia nei grandi successi, in oggetti costosi ecc. Vedere Ava camminare a piedi nudi sulla sabbia, sentire le onde fresche del mare e il caos brillo di una discoteca, ci fa capire che la felicità è nelle piccole cose. Questo dobbiamo riconoscerlo alla serie tv di Simon Barry.

Per il resto sembra che in Warrior Nun non ci sia mai stata la volontà di fare meglio. Nel compromesso tra qualità e quantità Netflix ha optato per la seconda opzione. Meglio offrire un altro prodotto da poter aggiungere al catalogo, poco importa se i dialoghi sono scarni, gli effetti speciali amatoriali, la recitazione piatta e la trama inconcludente anche in questo caso. Ovviamente la cancellazione non sorprende affatto (sono più sorpresa del fatto che la serie sia effettivamente giunta alla sua seconda stagione, nonostante le proteste per i fan che chiedevano a gran voce la terza stagione).

Netflix combatte ogni anno pur di ingozzare il suo catalogo di prodotti, forse dovremmo ricordare alla piattaforma streaming che non abbiamo bisogno di tanta roba scadente e pochi prodotti di qualità (incompleti). Anche perché già sprechiamo metà delle nostre serate in preda all’indecisione su cosa guardare, finendo poi per non guardare nulla o per addormentarci davanti alla televisione (come sintetizzato efficacemente da ZeroCalcare in Strappare Lungo i Bordi). Warrior Nun sulla carta aveva tanto potenziale, ma le vicende sono troppo prevedibili e hanno il sapore di già visto (cosa che non avrei mai pensato di dire in merito a un clan di suore in salsa ninja).

Netflix ha ormai una consolidata fama in fatto di serie tv incomplete, motivo che ci spinge ancora una volta a domandarci perché si ostinino a produrre un quantitativo esagerato di serie tv, consapevoli che più della metà di queste verranno cancellate lasciando la trama monca. Warrior Nun, in fin dei conti, è solo un altro tassello di un triste mosaico, una battaglia persa in partenza che neanche una setta di suore guerriere armate di santa aureola hanno potuto evitare.