L’UNDERDOG DELLA SERIALITÀ ITALIANA: CAMERA CAFÈ!
Camera cafè (in foto il cast dell’ultima stagione) potrebbe ridefinire il concetto dell’espressione “Non se l’aspettava nessuno!”. Perchè la storia della sua nascita è esattamente così: Magnolia e ITC Movie vedono un format francese fatto di brevi sketch comici di non più di 5 minuti ambientato davanti alla macchina del caffè di un ufficio. Decidono di produrlo e realizzarlo senza che nessun network italiano glielo avesse chiesto, andando completamente alla cieca, con una specie di salto nel buio.
Il motivo di questa diffidenza è che in Italia certi format generalmente non funzionano, semplicemente. Un anno prima della messa in onda di Camera Cafè, la Rai aveva mandato in onda “Max e Tux” che aveva un format simile ed era andato talmente male che la prima rete italiana era stata costretta a far tornare “La Zingara” per evitare l’emorragia di audience. Per ricordare piccole vicende da pochi minuti l’una, anche se non esattamente comiche, bisogna addirittura tornare agli intermezzi avventurosi di Bim Bum Bam.
Alla fine, comunque, Camera Cafè se lo prende Italia 1 ed è un successo clamoroso di critica e di pubblico.
La freschezza dell’impianto, capace di innestare dentro di sè tutti i tipi di comicità, dalla parodia, alla sopraffazione del diverso, alla slapstick comedy, ai giochi di parole; la bravura degli attori e la capacità di divertirsi loro in primis (le immagini di retroscena sono incredibili), la possibilità di avere tantissime guest star al loro interno, ma anche solo il fatto di aver creato Paolo Bitta
rendono probabilmente questa serie un prodotto comico unico e irripetibile. Sul successo di Camera Cafè, infatti, sono state inventate molte altre serie con un format simile, ma nessuna ha avuto lo stesso successo; anzi, nei casi peggiori, si è trattato di un vero e proprio fallimento. Sembra paradossale: un successo incredibile quando nessuno lo chiedeva, mai più raggiunto quando invece la richiesta era altissima
