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#VenerdìVintage – Sorriso d’argento era avanti anni luce

C’è stato un tempo in cui i (semi-) adulti di oggi sono stati ragazzini alle prese con una serie apparentemente infinita di circostanze imbarazzanti. Le prime cotte spiattellate fra i corridoi della scuola, qualche problema in famiglia, la difficoltà ad accettare le proprie imperfezioni e il desiderio mortificante di nascondersi quando ci si focalizzava su qualche parte del corpo in pieno cambiamento. Bei tempi, quelli dell’adolescenza. Per qualcuno, qualcuno di nome Sharon Spitz, i famigerati “anni migliori” sono stati segnati da un apparecchio ortodontico che, oltre a darle un Sorriso d’argento e qualche bizzarro potere elettromagnetico, si è trasformato in un motivo per imparare ad apprezzare se stessi e i propri cambiamenti. 

Ma quanto ci ha fatto sentire capiti Sorriso d’argento?

La serie canadese, andata in onda in Italia nei primi anni 2000 su Disney Channel, non è certo la prima a voler raccontare gioie e dolori di una ragazzina come tante altre che s’imbarca nel percorso verso il mondo degli adulti. C’era qualcosa in Sorriso d’argento, però, che gli altri cartoon non avevano: la capacità di parlare in modo schietto di argomenti spesso ignorati nella vita di tutti giorni per un inutile senso del pudore.

Quante volte ci siamo detti negli ultimi anni che si parla molto poco di mestruazioni nei prodotti d’intrattenimento? È quasi come se fosse un aspetto della nostra vita che non vale la pena di essere menzionato sullo schermo. Eppure Sorriso d’argento lo ha fatto in tempi non sospetti, quando ogni altro cartoon avrebbe scansato l’argomento a tutti i costi. 

sorriso d'argento

Sharon ha il menarca durante il suo primissimo appuntamento e la questione è trattata in modo che le adolescenti possano riconoscersi in lei e nel suo imbarazzo – che non dovrebbe esistere eppure c’è, forse soprattutto a causa della reticenza a trattare l’argomento in maniera limpida e serena. Nel 2000 si è trattato di un modo di comunicare che ha fatto sentire molte ragazzine meno sole nella loro bolla di disagio.

Discutere con sincerità di diversi problemi legati alla crescita è stato il punto di forza di Sorriso d’argento.

In generale, la serie mette in scena molte delle difficoltà incontrate in adolescenza quando ci si convince di dover necessariamente apparire in un certo modo per essere accettati. Nonostante il tono scanzonato e ironico della serie, abbiamo visto Sharon lottare spesso con il proprio aspetto. Si è disprezzata davanti allo specchio, come molti di noi alla sua età e non solo, e ha cercato di modificare le parti di sé che le causavano disagio.

Quando prova a imbarcarsi in una dieta folle dopo le offese della sua acerrima nemica di scuola, Nina, o quando si intestardisce nel credere che per poter ricevere le attenzioni in cui spera le serve avere un corpo più “maturo”, la vediamo spegnersi velocemente. All’improvviso sveste i panni del personaggio buffo e simpatico di sempre, troppo presa a cercare di modellare se stessa per diventare, secondo lei, più desiderabile.

Sorriso d’argento ha toccato tutti gli argomenti di cui non riuscivamo a parlare ad alta voce.

Oltre a permetterci di immedesimarci negli ostacoli che Sharon deve affrontare per sentirsi accettata, la serie ha mostrato anche la difficoltà nel chiedere aiuto per comprendere certe sfere della vita adulta. Così entra in scena anche il tema del sesso. Spesso i prodotti di intrattenimento hanno introdotto l’argomento con scene in cui i genitori cercavano di fare “il discorsetto” ai figli, più raramente lo abbiamo visto accadere nei cartoni animati. 

In Sorriso d’argento nessun tema era off-limits, nonostante si rivolgesse a un pubblico di giovanissimi. Le prime sbronze, i tentativi di fumare, le molestie. Tutti gli aspetti della vita, anche quelli di cui si faceva fatica a discutere senza provare imbarazzo, venivano rappresentati sullo schermo. E per ognuno di questi argomenti non era solo Sharon a imparare una lezione, ma spesso anche gli adulti dovevano scendere a patti con l’idea di dover capire come guidarla in modo più onesto e senza moralismi.

sorriso d'argento

Se vogliamo ricercare un aspetto in particolare per il quale Sorriso d’argento era avanti anni luce già ai suoi esordi, nel 2001, è certamente la sua schiettezza.

Al di là della premessa fantasiosa su un apparecchio capace di interferire con gli apparecchi elettronici a seguito di un violento temporale, alla base della serie animata c’era il desiderio di parlare senza remore dell’adolescenza a chi stava per entrare in quella fase della vita. Ogni episodio puntava a mostrarci che non siamo mai soli nella fase di cambiamento e che il disagio della crescita è comune, ma non per questo deve trasformarsi in vergogna. 

E di certo Sorriso d’argento è riuscita nel suo intento, muovendosi a passo spedito in un panorama come quello di Disney Channel, spesso criticato di essere eccessivamente e pericolosamente pudico. Senza paura ha trasformato tutti i discorsi fatti con reticenza a casa e a scuola in argomenti su cui interrogarsi liberamente, per dirci che non esiste nulla di cui non si possa parlare. Neanche nei cartoni animati.

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