ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Dov’è Wanda?, la prima serie tv tedesca di Apple TV+!!
Che cosa è esattamente Dov’è Wanda? Ce lo siamo domandati più di una volta guardando gli otto episodi della dramedy tedesca rilasciata da Apple TV+. È una dramedy, per l’appunto. Uno show che mescola il dramma con la commedia, combinando toni e registri e accavallandoli in continuazione. È quindi un prodotto che si modella attorno ad una storia drammatica, ma la condisce con quel tanto di umorismo che basta per farla risultare divertente. Dov’è Wanda? è però anche un crime, un teen drama e una commedia degli equivoci. È quindi tanto e forse pure troppo, ma in qualche stravagante maniera riesce ad essere originale e spassosa e fondamentalmente godibile per il pubblico della piattaforma.
Si tratta anche della prima serie tv tedesca rilasciata da Apple TV+. Non avrà sul pubblico l’impatto che Dark ha avuto sugli abbonati di Netflix, ma potrebbe fungere da apripista per nuove collaborazioni con la piattaforma di streaming. Anche se, a dirla tutta, non è che Dove è Wanda? si caratterizzi propriamente come una serie tv tedesca (per le migliori provenienti dalla Germania abbiamo stilato una classifica). L’ambientazione, il ritmo, la scenografia e i toni non creano un collegamento immediato con la Germania e le sue atmosfere. Se non fosse per la leggenda del Nuppelwocken e quel po’ di folclore che si porta dietro, faremmo fatica a collocare la storia nel cuore del Nord Europa. I primi episodi, di cui vi abbiamo già parlato nell’apposita recensione, puntavano a ricreare quelle suggestioni nordiche a metà tra leggenda e fiaba.
Un’adolescente col mantello rosso sparisce in una foresta oscura e piena di insidie: vi ricorda forse qualcosa?
Dov’è Wanda? sembrava volersi strutturare come una vera e propria fiaba, con tanto di fanciulla scomparsa, mostri agghiaccianti, uomini cattivi ed eroi buoni alla ricerca di indizi per metterla in salvo. Ma poi lo show si afferma come qualcosa di molto più moderno. Il Nuppelwocken diventa solo un nome sullo sfondo, un riferimento sfocato ad una ricorrenza che, ai fini della trama, non è poi così centrale. Il folclore diventa solo una tinta con cui a agghindare la storia di una misteriosa scomparsa e dei personaggi che vi sono coinvolti. Dov’è Wanda? mette infatti al centro della narrazione una vicenda drammatica.
La scomparsa di un’adolescente, la notte dei festeggiamenti del Nuppelwocken, scuote una cittadina all’apparenza tranquilla e ordinaria. La ragazza in questione si chiama Wanda Klatt (interpretata da Lea Drinda), è cresciuta in una famiglia normale e non ha legami oscuri col mondo della criminalità. Sembra non essersi infilata in nessun guaio particolare, per cui è difficile all’inizio comprendere il motivo della scomparsa. Faticano a trovare un filo conduttore anche Carlotta (Heike Makatsch) e Dedo (Axel Stein), i genitori di Wanda. L’hanno vista uscire di casa l’ultima volta la mattina della festa. Era irritabile e scontrosa come tutte le adolescenti che litigano con i propri genitori sull’orario del rientro, una maglietta un po’ troppo corta, i modi sgarbati. Su questioni di poco conto, insomma. Niente di così diverso da ciò che accade in tutte le famiglie.
Solo che, all’improvviso, Wanda scompare.
Si perdono completamente le sue tracce. La sera non rientra a casa, non risponde ai messaggi, non avverte amici né famigliari e nessuno ha idea di che fine abbia fatto. Sparita nel nulla, smaterializzata senza lasciar tracce (o quasi). La ricerca forsennata della ragazza dura qualche settimana. Il clamore mediatico attorno ad un caso di cronaca del genere dura qualche giorno e coinvolge emotivamente tutta la città. Ma più passa il tempo e più il caso diventa “secondario“. Le interviste ai genitori perdono il loro fascino, le pressioni dei cittadini sulla polizia affinché intensifichi le indagini si fanno via via più sottili e, presto o tardi, resta solo la famiglia ad adoperarsi per cercare la persona scomparsa.
E infatti Carlotta e Dedo non mollano. Iniziano un’indagine parallela a quella della polizia locale e lo fanno facendo ricorso a metodi decisamente stravaganti. Nella drammaticità della vicenda narrata, si fanno così largo a poco a poco quei segmenti di pura comicità che fanno somigliare Dov’è Wanda? più ad una sit-com che a un dramma. Il merito (o la colpa) è tutto di Carlotta e Dedo, che – a dispetto del titolo – sono i veri protagonisti dello show. La coppia di genitori è davvero bizzarra e la situazione nella quale entrambi si trovano li spinge a prendere delle decisioni azzardate, se non addirittura folli. Convinti che la loro bambina si trovi all’interno del grande cerchio rappresentato dalla cittadina di Sundersheim, Carlotta e Dedo decidono di passare al setaccio tutte le abitazioni installandovi telecamere e microspie.
Il loro scantinato diventa una sorta di base operativa dalla quale si possono spiare le vite di tutti gli abitanti della città.
Un’idea che va ben oltre i limiti del legale e che mette i Klatt costantemente nei guai. A dare una mano ai due genitori boomer ci pensa Ole (Leo Simon), il fratello di Wanda che intanto cerca di mettere ordine nei suoi sentimenti di giovane ragazzo omosessuale con una cotta per il rampollo di una delle famiglie più ricche della città. I tre personaggi, ciascuno secondo i propri istinti e le proprie inclinazioni, proveranno a dare il proprio contributo per svelare il mistero della scomparsa di Wanda e riportarla a casa sana e salva. Prima del fatidico giorno 100, quello oltre il quale “le possibilità di ritrovare viva una persona scomparsa scendono sotto il 10%”.
La serie tv si caratterizza perciò per questo passaggio costante tra registro comico e registro drammatico. Mentre ridiamo delle disavventure dei Klatt , ci riscopriamo all’improvviso vulnerabili dinanzi ai loro cedimenti o ad uno sfogo un po’ più disperato degli altri. Sappiamo, dopotutto, che quelli che si coprono di ridicolo installando microspie nelle case dei vicini sono due genitori che hanno perso una figlia e convivono con la paura di non ritrovarla più. O, peggio ancora, di trovarla morta.
È allora che subentra quel pizzico di empatia che ci spinge ad entrare in connessione con i protagonisti di Dov’è Wanda?
Abbiamo visto come abbinare un genere prettamente crime al tono della commedia possa risultare una carta vincente. E show di successo come Only Murders in the Building ne sono la prova. Ma la serie tedesca di Apple TV+ calca ancor di più la mano su questa strana concomitanza di generi. Ci si può ritrovare a ridere e a commuoversi all’interno della stessa scena. E, più di una volta, il risultato è disorientante. Spesso l’accavallarsi dei due registri confonde e risulta controproducente. Ma, nel complesso, la serie trova una sponda nel pubblico proprio perché non è mai né nell’una né l’altra cosa.
Quel che convince poco di Dov’è Wanda? non è tanto la coesistenza tra due generi antitetici. È piuttosto la volontà di essere troppo e niente che fa perdere qualcosa a questo show. Perché Dov’è Wanda?, come abbiamo detto, è insieme un crime, un teen drama, una storia angosciante e una black comedy. Troppo probabilmente per poter essere tutto. Non è sulla compresenza di toni che Dov’è Wanda? fallisce nell’impresa dunque, ma nello sdoppiarsi e perdere lo slancio iniziale.
Negli ultimi episodi dello show, il personaggio di Wanda fa la sua comparsa non più come voce narrante o all’interno di ricostruzioni passate, ma come figura presente che agisce nella storia e contribuisce a cambiarla.
Scopriamo allora che la ragazza ha vissuto tutto il tempo nello scantinato di Chris Novak (Aaron Maldonado-Morales), l’ingenuo cugino di Lukas (Anton Dreger) che ha assistito insieme a Wanda all’omicidio di una influencer scomparsa. Chris aveva il compito di coprire le prove e uccidere anche Wanda, che si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato (e con le persone sbagliate). La ragazza Klatt aveva visto cose che non avrebbe dovuto vedere. La sua testimonianza avrebbe potuto mettere in pericolo criminali coinvolti nel traffico illegale di animali, per questo andava fatta fuori. Per non far emergere la verità su traffici illeciti e crimini da insabbiare.
Solo che l’ingenuo Chris non ha avuto il coraggio di ucciderla e l’ha tenuta nascosta per cento giorni in casa di sua nonna. Il risvolto della trama – arrivato qualche episodio prima del season finale – è anche interessante, ma la prigionia di Wanda Klatt si trasforma in un teen drama fin troppo banale. Si può dire perciò che siamo difronte a una serie tv impostata su determinati principi che vengono però scardinati dal plot twist della ricomparsa di Wanda. Il colpo di scena rimescola tutte le carte in gioco e focalizza l’attenzione su altro.
Ne viene fuori un’identità un po’ confusa, che oscura e appiattisce quanto di buono costruito fino a quel momento da Dov’è Wanda?
Lo show di Apple TV+ non è dunque un crime, non è un dramma, non è una commedia e non è una serie tv per ragazzi. Ma la simpatia e la stravaganza dei suoi protagonisti – Carlotta e Dedo in particolare – hanno saputo fare breccia nel pubblico come gli elementi che, più di tutto il resto, sono stati in grado di rendere realmente interessante lo show. Di cui – a giudicare dal cliffahnager finale – ci sarà molto probabilmente una seconda stagione.