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Lorelai ed Emily Gilmore: cane e gatto, ma lo stesso modo di camminare

Il titolo italiano di Gilmore Girls, “Una mamma per amica”, è a dir poco fuorviante. Non soltanto infantilizza un prodotto che invece ha lasciato un’impronta profonda nel mondo delle serie tv, ma soprattutto esclude fin dal principio una delle tre ragazze Gilmore, spostando erroneamente il focus della serie sulla sola relazione tra Lorelai e sua figlia Rory. Colei che rimane tagliata fuori da questa “amicizia”, termine per altro inappropriato per descrivere la relazione tra le due protagoniste della serie, è Emily Gilmore, madre di una e nonna dell’altra, figura che nasce come antagonista nei confronti di Lorelai e che invece durante la serie abbiamo la possibilità di vedere con occhi diversi e non solamente attraverso lo sguardo della figlia e della nipote.

Emily è una delle Gilmore Girls fin dal primo momento, perché la serie è un’opera corale, che vuole dare risalto alla diversità e alla complessità che possono avere i rapporti tra generazioni differenti della stessa famiglia, mostrare come l’influenza della figura parentale – soprattutto quella materna, dato il forte rilievo che vi viene dato – sia determinante in ogni singola scelta di vita dell’individuo. E se la relazione madre-figlia di Lorelai e Rory è quella che guardando la serie tutti abbiamo invidiato e Lorelai la madre che avremmo sempre voluto (o forse no? Ve ne parliamo qui), quella che vede protagoniste quest’ultima ed Emily è stata troppo spesso messa in secondo piano dagli spettatori, nonostante l’assoluta centralità che assume in Gilmore Girls.

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All’inizio della serie creata da Amy Sherman-Palladino, il rapporto tra le due donne, le cui due vite sembrano viaggiare su binari paralleli, è quasi inesistente. Emily non ha mai perdonato a Lorelai di essere scappata insieme alla nipote e di avere escluso i genitori dalle loro esistenze, Lorelai vede nella figura della madre tutto quello da cui ha sempre sentito il bisogno di fuggire. L’una rigorosamente fedele ai comportamenti che il suo status di donna appartenente all’alta borghesia statunitense le impone, l’altra ribelle e decisa a sfidare ognuna di quelle convenzioni che le sono state imposte fin da bambina, Emily e Lorelai Gilmore non potrebbero sembrare più diverse. Eppure, man mano che le stagioni procedono, scopriamo quanto dell’una di ci sia nell’altra e come alla radice del loro continuo e aperto scontrarsi vi sia in realtà il riconoscimento dell’influenza reciproca che madre e figlia hanno.

Non è un caso che a ricondurle l’una nella vita dell’altra in pianta stabile sia l’amore senza condizioni che entrambe provano per Rory, la figlia perfetta per Lorelai, ma anche la nipote che Emily non avrebbe mai sognato di poter avere. Solo il desiderio di garantire alla più giovane delle Gilmore Girls il miglior futuro possibile spinge Lorelai a chiedere aiuto per la prima volta a suoi genitori e solo il desiderio di poter riavere accanto a sé la presenza della figlia e della nipote spinge Emily ad accettare, dando inizio al rituale delle cene del venerdì che saranno un punto fisso nella serie per sette stagioni.

È durante i venerdì sera ad Hartford che vediamo dispiegarsi la relazione conflittuale tra le due, mentre tutto quanto è rimasto irrisolto nei sedici anni in cui si sono frequentate a malapena viene progressivamente a galla, spesso sotto forma di materia di scontro, tra commenti passivo-aggressivi e liti furibonde, mentre Rory e suo nonno Richard rimangono spettatori più spesso di quanto non vorrebbero. Laddove Lorelai detesta le imposizioni, Emily non riesce a fare a meno di dare ordini, laddove la figlia cerca sempre di pensare fuori della regole, la madre quelle stesse regole le segue quasi fossero qualcosa di sacro, che è impossibile sfidare.

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L’una vede nell’altra tutto ciò che non vorrebbe mai essere, eppure allo spettatore esterno appare presto evidente quanto in realtà le due Gilmore Girls condividano più di quanto non sarebbero mai disposte ad ammettere. Caparbie fino all’inverosimile, protettive, entrambe incapaci di non volersi imporre, animate da un desiderio feroce di non darla mai vinta a nessuno, Lorelai ed Emily si assomigliano nel profondo, in quella parte dell’anima che definisce chi siamo. Due donne sicure di sé e convinte che la propria visione del mondo sia indiscutibile, la cui vicinanza è resa possibile non soltanto dalla presenza di figure mediatrici come quelle di Rory e Richard Gilmore, ma soprattutto da quel riconoscersi come l’una all’origine del comportamento dell’altra, due calamite che si respingono continuamente ma che non si allontanano mai troppo dal campo magnetico dell’altra.

Lorelai ha spezzato il cuore di sua madre quando ancora sedicenne è scappata con Rory neonata e ha iniziato una nuova vita da sola rinunciando agli obblighi che l’aiuto economico dei suoi genitori avrebbero comportato, una fuga che solo molti anni dopo avrebbe capito essere stata straziante per Emily e Richard, che volevano solo il meglio per la figlia e la nipote. La lenta realizzazione della ferita che il suo abbandono ha comportato corrisponde all’inizio della guarigione del rapporto con la madre, che per anni ha mostrato una maschera di freddo distacco per non rivelare quanto profondamente fallita come genitore si sentisse dopo la fuga di Lorelai. Il riavvicinamento tra le due è graduale, conosce brusche frenate e inversioni di rotta, non si realizza mai del tutto, perché non si può mai cancellare il passato. La relazione tra Emily e Lorelai fatica a stabilizzarsi e rimane la storyline più dolorosa di Gilmore Girls, perché molto più realistica (come queste sottotrame) e deviante dai toni allegri della serie rispetto ad altre.

In una serie tv che presenta quello che sembra il rapporto perfetto tra madre e figlia – quello di Lorelai e Rory – come perno attorno al quale ruotano tutte le vicende dei protagonisti, risulta fondamentale riconoscere il ruolo complementare che assume la relazione tra Emily e la figlia. Il conflitto, le contraddizioni, lo scontro generazionale irrisolto, le ferite che non possono guarire sono parte della vita e come tali sono presenti anche in Gilmore Girls, in quell’Una mamma per amica che solo all’apparenza vuole mostrare il rapporto tra genitori e figli come idilliaco. Attraverso il continuo affrontarsi di Emily e Lorelai, che non senza fatica le porta progressivamente a comprendersi se non a perdonarsi, la serie di Amy Sherman-Palladino assume una complessità maggiore e non è una caso che alcune delle migliori scene di Gilmore Girls siano proprio quelle che le vedono protagoniste, nelle quali l’umorismo tagliente dei dialoghi si arricchisce di una tensione sottostante che eleva l’intera serie a una delle pietre miliari della rappresentazione della famiglia in televisione, un modello di riferimento del genere ancora oggi imprescindibile.

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