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Tulsa King mostra perfettamente tutto il potenziale di Paramount+

Taylor Sheridan sembra aver trovato in Paramount+ il palcoscenico su cui presentare le proprie opere. Dopo l’incredibile successo di Yellowstone, il regista ha iniziato a creare innumerevoli spin off legati alla famiglia Dutton. 1883 e 1923 sono ambientati negli anni in cui il ranch di Yellowstone non era ancora stato ideato e segue gli antenati di quella famiglia lungo un’America devastata da banditi ed epidemie. 1883 è già presente su Paramount(1923 sarà disponibile dal 12 Febbraio) e il suo avvento ha fatto aumentare vertiginosamente gli iscritti sulla piattaforma streaming. Lo stesso Sheridan è l’ideatore di Tulsa King, una serie brillante in cui il protagonista ha il volto energico di Sylvester Stallone. Il giovane Rambo forma, insieme a Sheridan, una coppia stratosferica nonché una cocente alchimia capace di far appassionare chiunque alla storia di Tulsa King, presente su Paramount con 9 episodi brevi ma intensi. Ma andiamo con ordine. 

La storia di Tulsa King

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tulsa king(640×360)

Tulsa King segue le vicende di Dwight “Il Generale” Manfredi, un gangster uscito di prigione 25 anni dopo un’accusa di omicidio. Dwight si era macchiato le mani di sangue per conto della famiglia criminale Invernizzi di New York, una delle bande più potenti della Grande Mela. Nonostante sia rimasto in silenzio per proteggere il capo Pete Invernizzi e suo figlio, Don Charles Invernizzi, a Dwight viene detto di andare a Tulsa poiché la famiglia non ha prospettive per lui a New York. Dwight é costretto a farsi una nuova vita a Tulsa, una città di cui non conosce praticamente nulla se non che è molto più piccola rispetto a quella che sta lasciando. In questo contesto, lontano dal mondo, Dwight dovrà procurarsi soldi rapidamente e ci riesce, offrendo protezione al proprietario di un locale in cui si vende legalmente erba o vendendo protossido di azoto come droga da festa.

Nel suo cammino a Tulsa è accompagnato da Tyson, un ragazzo che si offre come suo socio e fedele braccio destro. Qui, mentre i due continuano a prendere contatti, l’FBI viene a sapere della sua presenza e invia un bollettino a tutti gli agenti federali a Tulsa. Una di loro è Stacy, una donna con cui Dwight ha dormito poche ore dopo il suo arrivo e con la quale sembra esserci qualcosa in più di una semplice amicizia. Tulsa King, al di là di una trama costruita egregiamente, stupisce per la qualità con cui alterna il comico con il dramma. La parabola di Dwight, un uomo solo di 75 anni, riesce spesso a strapparci un sorriso dal volto grazie al tono sarcastico con cui ci viene presentata, ma allo stesso funge da monito per una profonda riflessione. È una riflessione pungente che chiama in causa concetti di prim’ordine come la solitudine o le mancanze familiari dovute agli anni in cui Dwight è stato in prigione. Tulsa King vuole indagare a fondo l’importanza delle seconde possibilità nella vita di chiunque e lo fa attraverso una narrazione che non appesantisce mai grazie al sapiente uso dell’ironia.

Un grande, grandissimo Sylvester Stallone

tulsa king
Sylvester stallone in tulsa king(640×360)

Il vero punto forte di Tulsa King è però Sylvester Stallone. La sua performance è geniale e condita da un carisma gigantesco che nella serie assume l’essenza stessa della storia. L’attore dona al protagonista un fascino d’altri tempi, i panni di un Don Giovanni che si muove tra le strade di Tulsa con la convinzione di essere il numero uno. Stallone riesce a mostrare le difficoltà di un uomo che è stato troppo tempo lontano dai ritmi del mondo moderno: Dwight dovrà imparare a usare il telefono e le nuove carte di credito, così come dovrà rifare l’esame della patente. Tulsa King è il terreno fertile in cui Stallone fa capire, se mai ce ne fosse bisogno, che siamo di fronte a un idolo cinematografico. Riesce a mostrare tutta la tristezza di un uomo stordito dal peso di una vita che avrebbe potuto prendere una piega diversa, ma allo stesso ci fa ridere di gusto attraverso lo humor fisico da sonnacchioso cittadino e cavaliere di risate. Stallone è un criminale spietato ma divertente: un protagonista che resterà nei nostri cuori per molto tempo. Tulsa King è anche un battesimo per lo stesso Stallone: per l’attore è in assoluto la prima prova in una serie tv e a conti fatti sembra essere il suo campo ideale.

Il tema di un gangster catapultato in una cittadina in cui sentirsi un pesce fuor d’acqua è vincente. Tulsa King dà vita a una serie di dinamiche che si intrecciano molto bene nel contesto narrativo principale. Ad esempio, La storia di Tyson, un ragazzo di buona famiglia che dall’oggi al domani si ritrova a fare lo scagnozzo di un criminale, imprime a Tulsa King una deriva emozionante. Lo scontro con i genitori riflette il senso stesso di nido familiare e la sua inevitabile piega sentimentale: perché immischiarsi in affari loschi quando a casa puoi ottenere amore e protezione? D’altra parte il ragazzo sembra essere il compagno ideale di Dwight, un coraggioso amico con cui condividere segreti e mancanze epocali. Anche gli altri personaggi hanno una caratterizzazione notevole – tutti sembrano essere stati ideati per aggiungere qualcosa in più alla trama. Qualcosa di familiare che possa far sembrare quelle esistenze molto più vicine alle nostre.

Tulsa King, quindi, riesce a funzionare su più fronti. Non staccandosi mai dall’immagine di una serie in cui comunque regnano azione e violenza, riesce a catturare i gusti di un pubblico più ampio anche grazie alla potentissima macchina da presa: anche le città hanno vita. Spesso Sheridan si perde a focalizzarsi sui grattacieli, sulle strade piene di macchine e persino sui locali vecchio stile in cui dominano gruppi di persone con cappelli da cowboy. Tulsa King, oltre a essere un inno al carisma di Stallone, è una serie eccellente che fa del contesto criminale una cornice per parlare di vita e famiglia, amore e solitudine. Sheridan sembra emancipare lo show criminale di un tempo attraverso intense scene d’azione e continui drammi personali conditi da richiami generazionali. 

Insomma, Tulsa King è un gioiellino con cui Paramount+ continua a ribadire tutta la sua forza. Affidarsi a Sheridan è ormai un classico, una scelta azzeccata proprio per l’enorme serbatoio di temi che il regista riesce a inserire nelle sue storie. Facendo incontrare crime e western, Tulsa King ha vinto la sfida: nuovo e moderno che si incontrano e si comprendono a vicenda. Nuovo e moderno che alzano la posta in gioco di una piacevolissima sorpresa televisiva.