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The Walking Dead, le pagelle della quinta stagione

OLIVIA 5 – E’ una fessacchiotta senza precedenti. Si occupa della gestione armeria e provviste alimentari di Alexandria. In pratica Carol – che le fa credere di essere una fessacchiotta peggio, ma in realtà è un genio – le fa fare quello che vuole, solo che lei non lo sa.

GLENN 6,5 – Giudizio sulla falsariga di quello già fatto per Maggie, con meno picchi di up and down: decisamente meglio nella seconda parte (7) che nella prima (5,5). Da Alexandria in poi ritrova se’ stesso. Sia chiaro, coraggio e fermezza li mostra come al solito durante tutta la stagione, ma nella parte finale torna anche protagonista. Il pugno ad Aiden, la spedizione fallimentare che porta alla morte dello stesso Aiden e di Noah in cui comunque si dimostra in grado di gestire una situazione sfuggitagli di mano per colpa di Nicholas, lo scontro finale con lo stesso Nicholas dove nonostante tutto decide di rimanere fedele a se’ stesso salvando la vita anche ad uno che non se lo merita. Forse doveva ucciderlo, ma rimane un personaggio coerente. Gliene va dato atto.

ENID 6,5 – La ragazzetta è sveglia, furba e sotto sotto pure simpatica, per quanto provi a dimostrare a tutti il contrario. Vorrebbe vivere in libertà, ad Alexandria si sente incatenata. Ma se la voglia di libertà sembra quasi equivalere a speranza, il contraltare è quello della consapevolezza, della disillusione. Lo si nota quando vede un gruppo di zombie passare e dice a Carl: “Questo è il loro mondo. Noi ci viviamo e basta”. Personaggio potenzialmente intrigante – anche perchè ancora abbastanza enigmatico – in ottica sesta stagione.

TOBIN 6 – Senza infamia e senza lode, troppo marginale per votarlo positivamente o negativamente. Uomo che vivacchia, ha il merito di lasciare ad Abraham il ruolo di capo costruttore capendo che è più competente di lui.

PADRE GABRIEL 4,5 – Inizialmente la sua caratterizzazione è talmente vaga da lasciare spazio a mille interpretazioni, compresa quella che lo vede potenziale villain vestito da buon samaritano. Ben presto si capisce che non è cosi, ma Gabriele non è certo senza peccato. Ha fatto morire i suoi fedeli non aprendogli le porte della Chiesa ed è continuamente tormentato per questo. Con la faccia sempre corrucciata, ha il merito di ospitare Rick e gli altri in un momento difficile, ma si rivela soltanto un goffo tentativo di catarsi. Dopo c’è il pentimento. Arrivato ad Alexandria, dopo che il gruppo lo ha accettato e protetto, fa la spia con Deanna raccontandole che i nuovi arrivati sono persone cattive. In preda al delirio finale fa entrare uno zombie, mette a rischio tutti, s’incattivisce e prova a farsi uccidere da Sasha. Maggie lo salva dalla follia e nei suoi occhi sembra tornare un po’ di umanità. Chissà che non avremo un vero prete nella sesta stagione. Se cosi non sarà, la resa dei conti per lui è vicina.

TARA 6 – Dolcissima, premurosa, simpatica. Sarebbe anche un personaggio interessante, ma è lasciata troppo ai margini. Nel finale di stagione quasi si fa ammazzare, si risveglia ed il suo sorriso equivale al ritorno della speranza. Speriamo di vederla più protagonista in The Walking Dead 6: a mio parere merita maggiore visibilità.

SPENCER 6 – E’ il figlio normale di Deanna. Ed in quanto normale non fa danni ne’ si riserva picchi di eccellenza.

EUGENE 7 – Vogliamo parlare di protagonisti? Vogliamo parlare di personaggi ben caratterizzati? Bene, eccone uno. Eugene Porter è un grandissimo protagonista di The Walking Dead 5, specialmente nella prima parte. E’ vero, non è uno scienziato: è un bugiardo. Uno che non si sa difendere, un codardo. Ma è un buono e sotto sotto è pure un mezzo genio. Rischia di lasciarci le penne quando il signor Abramo scopre l’inganno, ma si salva. E tra i due nasce come un rapporto padre-figlio. Bizzarro all’inverosimile, tira fuori le palle e pure l’intelligenza in un paio di occasioni: quando salva il gruppetto di Abraham distruggendo vari zombie con un idrante, e ancora quando salva Tara da morte certa nei pressi di Alexandria. Alexandria, già: se il gruppo c’è arrivato è anche merito di Eugene. Li voleva far virare verso Washington perchè sapeva che in quelle zone c’erano strutture rinforzate predisposte a resistere alle catastrofi. Alexandria era una di quelle. Poi parla come un robot e sembra un cartone animato: uno cosi non può mai stare antipatico.

ROSITA 5,5 – Vive nell’ombra di Abraham e si aggira come un’ombra nel gruppo. Ha un paio di sussulti nel finale, quando in un risveglio di personalità esce da Alexandria per creare il trio delle Zombie’s Angels assieme a Michonne e Sasha, e quando fa riappacificare con uno stratagemma Abraham e Eugene. Ma è oggettivamente troppo poco.

NOAH 6,5 – Ha un primato: chi si avvicina a lui, muore. Ma poveraccio, non è colpa sua se Beth praticamente si suicida e se Tyreese si fa distrarre dall’unico zombie presente nel raggio di un chilometro. Per il resto è un buon personaggio: coraggiosissimo, speranzoso, anche intelligente. Muore peggio di tutti, divorato pezzo dopo pezzo. Ma almeno ha risparmiato la vita ai suoi prossimi potenziali amici.

AARON 7 – Una delle grandi sorprese di The Walking Dead 5. Si presenta in punta di piedi ma cresce puntata dopo puntata. Come ogni new entry è accolto con scetticismo, ma sarà lui a salvare un gruppo ormai quasi senza speranza. Porta tutti ad Alexandria, città in cui vive col fidanzato Eric (voto 6) di cui è il reclutatore. Fa amicizia con Daryl e sarà sempre lui a fare ambientare il selvaggio, offrendogli un posto come secondo reclutatore della comunità ed una moto tutta sua. Assieme al nuovo amico vive varie avventure, tra cui l’ultima in cui davanti ad orde di zombie si dimostra coraggiosissimo. Saggio e pacato, ma in grado di sapersi difendere. Sembra il personaggio caratterialmente più vicino al gruppo di Rick: lui, a differenza degli altri alexandrini, sa cosa significa sopravvivere.

DARYL 7 – Partiamo da un presupposto: la potenza mediatica di Daryl Dixon, character costruito egregiamente, non si discute. E’ sicuramente un elemento imprescindibile per The Walking Dead. Ed il suo voto positivo, al netto di lealtà, abilità da segugio e bontà d’animo, non si discute. Ma c’è da dire che su un personaggio come quello di Daryl ci sono sempre aspettative altissime, aspettative da 89 in pagella. Non del tutto rispettate in questa stagione, dove sembra più marginale del solito. E’ protagonista di due top moments assoluti, scanditi da frasi brevi prima dell’incalzare della sigla: l”Andiamo’ a chiusura della 5×03, e lo ‘Shh! C’è qualcuno’ all’inizio della 5×15. Insomma, Daryl regala momenti epici ma è meno nel vivo dell’azione rispetto al solito. Lo si nota anche nella 5×16, quando la riunione del direttivo di Rick vede presenti soltanto Carol, Michonne, Abraham e Glenn. Lui era fuori, verissimo, ma nessuno si preoccupa di avvisarlo di nuovi piani ed evoluzioni. Nel gran finale ha il merito di far ricongiungere Rick e Morgan. Lo vogliamo di nuovo grande protagonista nella sesta stagione: è un fuoriclasse e va valorizzato di più.

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