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La spietata rinascita di The Walking Dead nel finale della sesta stagione

Di nuovo la speranza, di nuovo la paura. Di nuovo le prede, di nuovo i cacciatori. Di nuovo imbavagliati, di nuovo fuggitivi. In poche parole “di nuovo The Walking Dead“.

Finchè resteremo uniti potremo fare qualsiasi cosa

Il cerchio. Il famoso cerchio che tutto racchiude di cui parlava Morgan.

Non basta una recensione per descrivere questa puntata, non bastano due frasi di Rick o di Negan, non basta tentare di analizzarla perché questo episodio è stato tante cose tutte insieme.

Il titolo della 6×09 era “Nessuna via d’uscita”. Nessun modo di scappare da Alexandria, di sopravvivere all’interno delle mura se non di unirsi tutti contro il piccolo comune nemico degli uomini: gli zombie. Nell’ultima puntata, la 6×16, questo senso di “trappola” ritorna, più forte che mai. Riprende posto nel cerchio e si schiera per tracciare la più terribile situazione che il gruppo di Rick si sia mai trovato ad affrontare. Il loro mondo è diventato più grande, non ci sono più solo loro e gli zombie, ma intere comunità di sopravvissuti e quindi la missione non è più uscire indenni da Alexandria, ma uscire indenni dal mondo intero. Tutto si allarga. Rick pensava di avere un gruppo numeroso e forte. I Salvatori sono tantissimi. Mettono in trappola il camper come se fosse un gioco, bloccano ogni via che conduce ad Hilltop crescendo, di tappa in tappa, come numero, armi e mezzi. Non tracciano solo i confini della gabbia, no. Sarebbe troppo semplice. Conducono Rick e gli altri esattamente dove vogliono loro iniziando una guerra psicologica per distruggerli moralmente e fargli sentire tutta la loro inferiorità.

The Walking Dead gruppo2

Ricordo Rick che insegnava a Carl e Michonne come intrappolare un coniglio nella puntata che li conduceva a Terminus, il luogo in cui tra spari ai piedi e fughe comandate, il nostro gruppo si riunì nella bocca dei cannibali all’interno di quel vagone.

Penso a questo episodio e a come magistralmente gli autori ci ripropongano il tema della trappola, delle prede e dei cacciatori, allargando per l’ennesima volta il confine già tracciato. Questa volta non si tratta solo di trovarsi in una brutta situazione e di dover in qualche modo trovare la maniera di uscirne. Questa volta le vie d’uscita non ci sono. Lo dice Negan, lo sa Rick e lo capiamo noi. Non si può fare proprio niente, solo “ingoiare la pillola” e accettare i fatti.

Il camper in cui viaggiano Rick e gli altri per portare Maggie dal medico di Hilltop diventa quindi la preda. I predatori, i Salvatori, sono astuti, ben organizzati, numerosi e dispongono di mezzi neanche immaginabili. Rick è fiducioso, parla a Maggie con il cuore aperto, riprendendo il discorso di Glenn fatto con Michonne. Le dice che loro possono superare tutto, che la loro famiglia è forte, che in un modo o in un altro ne sono sempre usciti, quindi possono farlo ancora, possono fare qualunque cosa..insieme.

Alla prima strada sbarrata non sono in molti, ma per iniziare a dar loro un’idea di cosa li aspetta torturano un innocente e tracciano una X come segnale sul suo corpo. Rick propone un accordo, i Salvatori avanzano delle richieste. Il prezzo è lo stesso: tutto ciò che si ha, ma i seguaci di Negan aggiungono un optional cioè una dimostrazione di forza, un omicidio per segnalare la loro superiorità. Finalmente si ha la vera contrapposizione tra i due gruppi e sui loro modi di fare. Rick si mette sul loro stesso livello come prepotenza e preparazione (‘Anche io volevo chiederci di darci la vostra roba’), ma si eleva moralmente dichiarando di non aver bisogno di uccidere nessuno (‘Non vorrei uccidere nessuno di voi’) e non riuscendo a guardare l’uomo che viene picchiato e umiliato.

L’accordo viene rifiutato e ai nostri viene data la possibilità di andarsene. E’ una possibilità fittizia perché i Salvatori sanno già che cosa li aspetta, sanno già che “Ci sono tante strade per arrivare alla vostra destinazione” ma che sono tutte occupate e pronte,  sanno già che il loro punto di arrivo è un altro, esattamente tra le braccia di Negan.

Eugene pensa ad una strada alternativa, mentre Carl guarda fuori dal finestrino e vede uno zombie camminare verso il camper vestito esattamente come lui. Il ragazzo è sveglio, sa a cosa stanno andando incontro, sa che potrebbe morire ma non si arrende perché “lo deve a tutti”. E così anche Aaron che sente di dovere qualcosa a Maggie. Alla seconda strada, individuata da Eugene, si trovano altri uomini, altre armi, altre facce strafottenti e sicure di sé. Qualche colpo minaccioso per marcare il territorio, un rapido dietrofront per evitare guai e una via d’uscita in meno su cui contare.

The Walking Dead zombie

La terza strada è forse la tappa peggiore, dove la guerra psicologica a cui i Salvatori stanno giocando infligge un duro colpo a tutti. La via è sbarrata da una catena di zombie martoriati che contengono indizi sui loro amici: la ciocca di Michonne e le frecce di Daryl. E’ come girare il coltello nella piaga. Rick e gli altri non possono fare niente, solo cercare di andare avanti con un nuovo peso da portare, con il dubbio sulla sorte dei loro compagni. Colpi ai piedi per direzionarli e depistarli, un altro braccio da amputare per Rick, un’altra corsa sul camper per finire dritti nella direzione voluta da Negan. La terza strada non è una via d’uscita, ma un passaggio obbligato, la porta per entrare all’inferno e i nostri protagonisti non sono stupidi, lo capiscono immediatamente.

Al check point successivo i Salvatori sono sempre di più e con loro sono aumentate esponenzialmente le auto e le armi; insieme formano un vero e proprio blocco. La situazione peggiora. Non solo le possibilità diminuiscono, ma Maggie sta sempre peggio e il carburante è quasi finito. Non si può scappare per sempre. Rick trova ancora le parole giuste per tenere duro (non finisce qui, c’è di più, ci sarà di più) e cercare una soluzione. L’ultimo ostacolo che si trovano davanti è una montagna di tronchi che rappresentano, nuovamente, la superiorità di mezzi, di persone e di forza dei Salvatori. Non c’è solo il blocco “materiale”, ma il prigioniero “marchiato” del primo gruppo viene impiccato sotto i loro occhi impotenti e ai tronchi viene dato fuoco. Negan e i suoi stanno letteralmente giocando: non solo hanno capito la loro direzione, non solo gliel’hanno cambiata a loro piacimento, non solo li seguono, ma riescono anche nell’intento di distruggere le loro speranze  e alternative.

Eugene ha un’ultima brillante idea, segno inconfondibile del fatto che anche lui è diventato un membro fondamentale, che la grande famiglia di Rick non può fare a meno di nessuno. Le persone che hanno salvato sul loro lungo cammino hanno tutte trovato la strada per partecipare attivamente alla sopravvivenza del gruppo. Padre Gabriel, da codardo bugiardo, è diventato un importante e freddo protettore della città; non vacilla e faccia a faccia con Rick ha il coraggio di chiedergli se ha conquistato o no la sua fiducia. Ovviamente sì. Eugene, un altro (ex) codardo bugiardo, dopo aver dato prova delle sue conoscenze , delle sue capacità tattiche, organizzative, dimostra per la seconda volta il suo immenso coraggio. Con un grande e profondo sorriso, segno del suo traguardo personale, prende la guida del camper per provare a depistare i Salvatori e per dare, così, una speranza in più ai suoi amici. Lui può farlo, lui deve farlo. E come lui, gli altri.

Le persone sono la cosa più importante.

The Walking Dead gruppo

Hilltop è lontana, ma, salutato e ringraziato Eugene, il gruppo si rimette in marcia per Maggie. Lei, che con tutto il suo dolore, crede fermamente in Rick e nella sua forza, che rappresenta la vita e quella luce di speranza che vive nel cuore di tutti per la costruzione di un mondo migliore. Tutti la sollevano per arrivare a destinazione, perché tutti ci credono e vogliono farcela.

Però poi arrivano i fischi e a nulla serve correre e cercare di fuggire. Il percorso è tracciato, la trappola è scattata. Le luci dei Salvatori si accendono prepotenti su Rick e i suoi mostrando per l’ennesima volta l’immensa superiorità e spegnendo, totalmente, ogni residuo di speranza rimasto. Non si può più percorrere la via della diplomazia, perché nel nuovo ordine mondiale la diplomazia non esiste più. Non ci sono più accordi da fare perché una stretta di mano per una richiesta di aiuto o un omicidio come dimostrazione di forza valgono più di mille accordi messi insieme. Contano i fatti, non le parole.

L’atmosfera è cupa. Il gruppo capisce. Non sono disposti a farsi umiliare, non sono disposti a lasciare che i Salvatori si occupino di Maggie, ma devono consegnare le armi e inginocchiarsi davanti a tutti loro. Non c’è via d’uscita, non ci sono possibilità. Vulnerabili come non mai, sono tutti costretti a considerare la reale possibilità che quei minuti siano i loro ultimi sulla terra. Così il terrore si dipinge sui loro volti. Si guardano a vicenda, disperati, cercando di tenere saldo fino alla fine il loro così profondo legame.

Ognuno di loro darebbe la vita per salvare quella di tutti gli altri, ma il punto è che non gli viene concesso nemmeno quel privilegio. È la sorte a decidere. La sorte di cui Negan si sente artefice. Fa il suo ingresso come un grande leader: i suoi uomini lo rispettano e credono che sia fondamentale per il nuovo ordine mondiale. E’ il capo dei Salvatori e sicuramente, in qualche modo a noi sconosciuto, lui ha salvato ognuno di loro da zombie, altre persone, destini crudeli. Per questo è venerato, rispettato e temuto e per questo è così forte e inquietante. Negan parla, provoca, è quasi divertito da tutta la situazione. E’ intelligente, capisce che Rick è il padre di Carl, capisce il legame tra Maggie e Glenn, e subdolo.

Rick, inginocchiato e impotente, capisce di non poter fare nulla, capisce di non sapere davvero nulla (come gli fa notare Negan). Non è come a Terminus in cui aveva ritrovato i suoi uomini, in cui aveva un piano e poteva gridare a Gareth che l’avrebbe ucciso prima o poi. Non è come al Grady Memorial in cui comandava lo scambio e minacciava con la forza del numero. Non è come con il Governatore da cui poteva difendersi con astuzia, armi e preparazione al combattimento. Negan usa le stesse parole di Rick non a caso. Gli autori sono dei geni quando propongono questi paragoni. “Voi non siete al sicuro, assolutamente. Mai” gli dice, beffardo. Rick usò quelle parole per Carl, dopo l’incontro con Padre Gabriel, per ricordargli di tenere sempre alta l’attenzione. Il concetto qui si allarga perché il mondo si è allargato e non c’è più solo Alexandria da tenere al sicuro.

The Walking Dead rick negan

La morte di uno dei membri del gruppo avviene nel modo più brutale mai visto nel mondo di The Walking Dead. Non è come con Hershel, decapitato del Governatore in pubblico, perché alla morte di Hershel si poteva reagire rispondendo al fuoco. In questo caso si può solo respirare, sbattere le palpebre e piangere..e stare a guardare.

Con il gioco delle prospettive preannunciato dall’inizio della puntata e ripreso in vari momenti fino all’ultimo, quando Daryl, Rosita, Michonne e Glenn vengono fatti scendere dal mezzo di Dwight, non riusciamo a capire a chi sia toccata quella maledetta sorte. Possiamo solo sentire le urla, i colpi, i respiri e di nuovo i colpi.

Il momento è straziante e indimenticabile, non credo si possa aggiungere altro.

The Walking Dead morgan

La fortuna per noi spettatori è che abbiamo ancora una speranza a cui aggrapparci, perché oltre al percorso di Rick, abbiamo seguito quello di Morgan e Carol.

Morgan compare all’inizio della puntata. Trova un cartello che ci ricorda tanto le sue deliranti scritte, ma questa volta il messaggio è colmo di vita e luce. “You are alive“, tu sei vivo. Il principio di tutte le teorie che lui ha fatto sue. Come segno successivo trova il cavallo e continua la sua ricerca. L’unica compagnia sono gli zombie ai quali non presta nemmeno troppa attenzione perché sa di poterli seminare. Un tuffo nel passato per ricordare Rick, il bravo sceriffo che entrò ad Atlanta armato solo della voglia di ritrovare la sua famiglia. Ora invece c’è Morgan. Un Morgan che, con l’omicidio dell’uomo che aveva seguito e ferito Carol dimostra di aver sempre tenuto presente la possibilità di dover uccidere qualcuno..di nuovo, dimostra di avere ragione sull’offrire una scelta. Morgan diventa Eastman per Carol e Carol diventa Morgan.

Carol sa quello che fa, non è impazzita. Ribadisce a Morgan quello che pensa, cioè che si ama qualcuno bisogna aver il coraggio di uccidere per lui, per proteggerlo. Se non sei disposto a farlo, devi allontanarti. Di nuovo in maniera magistrale gli autori fanno in modo che Carol pronunci molte frasi identiche a quelle che pronunciò Morgan durante il suo periodo di prigionia in casa Eastman. Gli chiede di lasciarla morire, di lasciarla andare, di non provare ad aiutarla perché non vuole essere aiutata. Tutto il suo dolore, la sua rabbia, la sua tristezza vengono accolte da Morgan come un nuovo inizio, una rinnovata speranza perché sa che Carol può uscirne, esattamente come Eastman sapeva che lui poteva salvarsi. Può trasformare tutta quella negatività in una risorsa per il nuovo mondo. Qualunque cosa succeda, finché sei vivo, puoi farcela, come ricorda Carl a Enid (J.S.S.).

Proprio in nome di quella speranza e del cerchio secondo il quale tutto torna, l’assalitore di Carol viene ucciso, e al suo posto un nuovo faro illumina il ritorno ad Alexandria. L’uomo del cavallo che Morgan aveva risparmiato e un suo compagno compaiono alle loro spalle e offrono il loro aiuto, suggellando il tutto con una semplice stretta di mano, segno di una nuova, attesa, alleanza.

The Walking Dead morgan 2

Ora però mancano ancora 6 mesi alla settima stagione. Come faremo?

Un grazie ai miei supporter ufficiale Andrea&Davide e alle pagine che ci seguono: The Walking Dead Italia, The Walking Dead ITA, Caryl Italia, TWD – Am I the only one Zen around here? Good Lord, The Walking Dead-Italy , The Walking Dead Italia. e Norman Reedus Italia !