Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » The Umbrella Academy » The Umbrella Academy – Le Pagelle: “Dovrebbero tutti cambiare mestiere”

The Umbrella Academy – Le Pagelle: “Dovrebbero tutti cambiare mestiere”

Tra le serie tv più commentate di Netflix, non poteva salvarsi dalle nostre pagelle nemmeno lei, The Umbrella Academy. A poco più di due anni dalla sua uscita la serie tv tratta dal fumetto di Gerard Way e Gabriel Bà merita una valutazione seria. Una che vada oltre l’assegnazione del meritatissimo premio “Amici di Maria De Filippi” assegnato a tavolino all’intero gruppo di fratelli Hargreeves per la rivisitazione moderna e un po’ sfigatella di I Think We’re Alone Now.

Probabilmente la scena che avrà spinto l’Accademia della Crusca a inserire la parola cringe nel vocabolario italiano. Grazie The Umbrella Academy.

Dunque senza perderci in troppe chiacchiere – perché il lavoro è tanto, so’ sette fratelli raga! – passiamo immediatamente ai fatti. E no, non parliamo di Klaus e comitiva, ma dei voti che stiamo per assegnare a ogni personaggio della serie nata dall’idea di Steve Blackman.

Vanya (numero 7): vera business woman. Voto 8

the umbrella academy

In questa serie si parla spesso delle doti imprenditioriali dell’eccentrico miliardario Reginald Hargreeves, quando il vero talento del business in quella famiglia è Vanya. Sì, Vanya. Quella che – pensando di non aver alcun potere – ha rigirato la propria sventura in un best seller dalle sembianze di dito medio in faccia a fratelli e padre che l’hanno emarginata per una vita intera.

Praticamente il sogno bagnato di ogni essere umano: scrivere un libro letto in tutto il mondo che racconti quanto siano st****i quelli che ti hanno fatto soffrire di più nella vita. A giudicare dalla casa in cui vive e dal generale tenore di vita magari avrebbe potuto affidarsi a una casa editrice meno spilorcia, ma il dito medio figurato vale comunque tutti i diritti d’autore sottopagati.

Questo è quello che chiamo rancore di qualità. Voto 8.

Luther (numero 1): bello ma non balla. Voto 4

Il numero 1 dell’Umbrella Academy di pregi ne ha tanti. Bello, gentile, amorevole e fedele alla causa paterna. Luther è sicuramente un uomo di quelli che non fabbricano più. Ma porca miseria ha l’emotività di una tredicenne col ciclo in estate. Dal primo episodio all’ultimo è una caduta costante nella disperazione dei propri sentimenti. Certo essere friendzonati dalla propria crush nonché “sorella” non dev’essere semplice ma la reazione a pasticche e rave party è talmente mainstream da aver allarmato pure Klaus che in situazioni normali lo avrebbe semplicemente portato all’after per finire la serata in bellezza.

Fratello, ripigliati. Voto 4.

Diego (numero 2): CV da aggiornare. Voto 5

the umbrella academy

Diego di tutti i fratelli di The Umbrella Academy potrebbe essere quello più capace di urtare i nervi dello spettatore. Esibizionismo, arroganza, saccenza, retorica dell’eroe concentrati in uno strettissimo costume di pelle nera che speriamo lavi più spesso dei suoi capelli. Praticamente un influencer di Instagram senza Instagram.

Se poi consideriamo anche la fondamentale tenerezza della sua storia di balbuzie e difficoltà con il padre ci viene fuori anche il background strappalacrime, che è tutto ciò che gli manca per completare il profilo del perfetto influencer. Oltre alle paid partnership con Borotalco, di cui speriamo faccia largo utilizzo per compensare ore e ore di clausura in quello scomodissimo outfit.

Dai Diego, corri ad aggiornare il CV. Così ti pagano per fare il fitness coach. Voto 5.

Allison (numero 3): all’improvviso il genio. Voto 7

A questa povera donna sarà stato fatto un pippone infinito per l’utilizzo “improprio” del suo potere, ma la verità è che lei ha capito tutto del mondo. Diciamoci la verità: chi con un potere del genere non ne avrebbe approfittato per semplificarsi un attimo la vita?! E chi dice di no mente sapendo di mentire. Siamo tutti Allison Hargreeves! Anni risparmiati di provini, gavetta professionale e capacità genitoriali grazie a tre semplici parole. Geniale quanto umano. Chi nega lo fa per invidia.

Perché in più, lei è anche la vera Karin di The Umbrella Academy: ovvero le cosce che mancavano.

E infatti non fa che parlare de sentimenti, no de sarcicce. Voto 7.

Klaus (Numero 4): il mio Dio. Voto 10

the umbrella academy 2

In questo articolo avevo parlato di come Duccio Patanè, inimitabile personaggio di Boris, fosse il mio maestro di vita. Ma se lui è tale, Klaus Hargreeves è il mio spirito guida. Obiettivo della vita: ottenere la capacità di Klaus di farsi scivolare addosso insulti, accondiscendenza, torture random e svariati traumi infantili, con il sarcasmo che lo contraddistingue e la capacità di trarre vantaggio da ogni occasione.

Ti torturano per estorcerti informazioni? E tu ti fai venire un orgasmo. Vieni spedito indietro nel tempo a combattere nella Guerra del Vietnam? E tu trovi l’amore della vita. Sei solo, povero e disperso nell’ennesima epoca cui non appartieni? E tu diventi un ricco guru adorato da orde di hippie strafatti degli anni ’60.

Klaus era il mio Dio ben prima che la seconda stagione lo rendesse tale. Voto 10.

Numero 5: l’università della vita che paga davvero. Voto 9

the umbrella academy

Se Klaus è un gran figo Numero 5 è ancora più figo. Numero 5 vero genio di The Umbrella Academy, nonché protagonista di una delle più belle romance della storia televisiva. Paradossalmente tra le più vere e le più sobrie. Ma solo in termini di cringe, perché numero 5 di sobrio ha solo l’uniforme. Che è l’unica ragione per la quale il suo voto non è 10: perché nonostante il corpo in cui il viaggio spazio-temporale lo ha imprigionato, avrebbe potuto fare a meno di pantaloncini e calzettoni datati e totalmente antisesso. In fondo nella sua mente, la pubertà l’aveva superata da un pezzo.

Ma per il reesto, nulla da obiettare. Skillato, autodidatta della sopravvivenza, sarcastico pur senza aver subito l’influenza dei social network e a suo modo affascinante. Quando si dice “la strada è la mia scuola” ma non è nè Eminem nè uno sfigato X. Voto 9.

Ben (numero 6): di Patrick Swayze ce n’è stato solo uno. Voto 5

breaking bad

Sorvolando sulla logica con la quale il fantasma di Ben sia riuscito a crescere in questa forma mostrandosi nel presente come un giovane adulto invece del ragazzino che avrebbe dovuto essere nelle visioni di Klaus, Ben ha chiaramente visto troppi film. E si capisce, se sei un fantasma bloccato in un mondo di esseri viventi, a cui tocca il fratello fatto il 90% del tempo come unico interlocutore, qualcosa da fare dovrai pur trovartela.

Solo che Ben ci resta troppo sotto e si fa chiaramente influenzare dalla cultura romantica dei film anni ’90. In particolare da Ghost, con il cui protagonista dev’essersi immedesimato al punto da imbarcarsi nella sconsigliabilissima esperienza dell’amore extra corporeo tra soggetti di diversa forza vitale. Ovvero tra un morto e un vivo.

‘O famo strano Ben? Magari no. Voto 5.

Hazel: porn food. Voto 8

Hazel è un grande. Personaggio che a differenza del Conte de Gli Occhi del Cuore si trasforma. È cattivo ma poi diventa buono. Trasmette ai giovani un messaggio positivo, nel vero senso della parola: la body positivity. Nonostante sia palesemente sovrappeso riesce a mettere a segno colpi che neanch’io dopo due anni di kick boxing. Incluso il colpo più importante: quello da latin lover d’altri tempi. Donuts, coltelli e Lonely Planet.

Assolto con formula piena. Voto 8.

Cha Cha: la fedeltà al partito non è in vendita. Voto 6

Cha Cha si trasforma un po’ meno del socio, ma al netto della sua piattezza caratteriale resta figa abbastanza da meritarsi una sufficienza. Le sue mosse sono anche migliori di quelle di Hazel, complice la corporatura un po’ più spigliata di una Mary J. Blige che comunque, oh, non si può non amare. Un plauso alla maschera da pupazzo e alla pazienza di portarla sulla testa durante i loro cattivissimi raid. Ma è la fedeltà al top management la sua migliore qualità.

Lealtà e cecità. Voto 6.

The Handler: “facci sapere se passi per Bari”. Voto 7

Ben oltre la sufficienza si piazza anche la cattivona di The Umbrella Academy, più immortale di Maryl Streep e Goldie Hawn in Death Becomes Her. E più stilosa di tutte e due messe insieme direi. Riesce a sopravvivere letteralmente a ogni tipologia di morte cavandosela al massimo con qualche graffio e una rinnovata verve. O è fatta di amianto oppure ha dei santi in paradiso tra i big della cosmesi. In ognuno dei due casi sembrerebbe un’amica da tenersi stretta. Ma lo è soprattutto in quanto ottima partner per poco dignitose cene di sushi a un All You Can Eat.

Dopo quello che le ho visto fare al suo capo dalla testa di pesce mi sento pronta a invitarla a Bari per un crudo di pesce all’ultimo sangue. Sfida memorabile! Voto 7.

Reginald Hargreeves: padre dell’anno. Voto 4

Better Call Saul

In questo articolo avevamo parlato di tutti quei personaggi delle serie tv che non vedevano l’ora di vincere il premio padre nell’anno. Non avevamo considerato però che di lì a poco sarebbe arrivato il vecchio Reginald. Visionario, filantropo, rettiliano, cinico e pratico oltre ogni limite. Praticamente la Regina Elisabetta del web complottista. Le sue idee sono nobili, ma sui metodi poniamo un grosso MEH.

Esageriamo? Forse. Ma magari avremmo potuto risparmiarci due apocalissi solo con un po’ di amore paterno in più. Grazie Reginald. Voto 4.

Pogo: mancato talento della politica. Voto 5

Pogo è quel personaggio pensato per star simpatico. Piccolo e tutto sommato raffinato, educato ed elegante. Colto e amorevole quanto basta per non viziare i suoi protetti. E pian piano sempre più chiaramente custode dei peggiori segreti della casa e della famiglia Hargreeves. Praticamente Pogo è l’Andreotti di The Umbrella Academy. Se avesse fatto politica ci avrebbe guadagnato e magari avrebbe evitato pure la fine barbina inflittglia da Vanya quando è andata in modalità Conte di Montecristo.

Poco lungimirante Pogo. Voto 5.

Leonard Peabody: incompreso. Voto 6

Scusate ma Leonard Peabody qui è la vittima. Orfano, abusato dal padre, costretto a un’infanzia di solitudine e violenza, maltrattato da “Mr. Empatia” Reginald e ignorato dalla sua squadra di calcetto come uno scarto. Ok magari non avrà avuto poteri interessanti ma po’rello, un po’ di comprensione. Schizzato quanto si vuole ma sfido chinque a non uscire di capoccia dopo una vita simile.

Messaggio sbagliato. Non andava ucciso, ma ricoverato. E magari non messo a suonare il violino. Voto 6 di incoraggiamento.

LEGGI ANCHE – Le Pagelle di Una Mamma per Amica