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Michael Scott è la rappresentazione di come ci si possa far amare e odiare nell’arco di 9 stagioni

Quanti di noi appena iniziato The Office si sarebbero aspettati che un personaggio come Michael Scott ci sarebbe entrato nel cuore? E quanti ancora serbano amore e insieme odio nei suoi confronti? Proviamo ad analizzare le ragioni che ci spingono ad avere questo atteggiamento altalenante: sarà l’occasione per indagare a fondo uno dei personaggi più intriganti di The Office e che meglio esprime la profondità di una serie che è molto più di una semplice comedy.

The Office

Michael Scott è senza dubbio nei suoi primordi la rappresentazione plastica del capo inetto: un incapace che tenta con scarsa fortuna di risultare simpatico e legare con i suoi dipendenti, visti più come amici che come sottoposti. Egotico, sordo ai pareri altrui e clamorosamente e costantemente inconsapevole di ciò che gli accade intorno, risulta a più riprese inopportuno e fastidioso, per non dire molesto. Eppure l’ufficio continua a mantenere, con Michael al comando, un suo ordine ed equilibrio, perfino una capacità di produrre utili che davvero non ci saremmo mai aspettato. Come un idiot savant Michael Scott sembra guidato da una buona stella che gli permette di cadere sempre in piedi e di prendere decisioni tanto assurde quanto funzionali.

L’imprescindibile valore della sua inaspettata leadership emerge in particolare nei momenti di assenza, quando il posto di comando risulta vacante.

Se ne renderanno conto, un po’ per volta, tutti quelli che tenteranno di rimpiazzarlo, anche solo momentaneamente. Se ne accorge soprattutto Jim che avrebbe sulla carta tutte le caratteristiche della guida autorevole: una bella presenza, una spiccata intelligenza e furbizia e la capacità di risultare simpatico a tutti. Eppure, la sua momentanea carica (in particolare in 4×11 e 4×15) rivelerà tutte le difficoltà nella gestione di un ufficio. Problematiche che Michael mostra di saper abilmente bypassare con quel misto di inconsapevolezza e scaltrezza che rendono il personaggio così difficile da inquadrare: un idiota sapiente, appunto.

Questa dualità nella figura del boss della filiale di Scranton si manifesta molto bene anche quando ci vengono rivelate le sue abilità come venditore, a cui spesso si fa allusione in The Office ma che vediamo concretamente messe in gioco per la prima volta nell’episodio 2×07 quando a un meeting di lavoro Michael riesce a concludere un inaspettato (e assai redditizio) accordo con un cliente. Mentre Jan in quell’occasione pur nella sua professionalità era stata totalmente incapace di ottenere risultati, lui, con un connubio perfetto di affabilità e competenza, conquista totalmente il cliente. Insomma, è un idiota geniale, pronto a farci cadere le braccia con la sua ingenuità e disagio sociale e a sorprenderci con momenti indimenticabili.

Michael Scott

Come quello, meraviglioso, della 3×17 in cui si presenta alla mostra d’arte di Pam, uno dei pochi tra tanti colleghi, e coglie la straordinaria bellezza delle cose ordinarie che si nasconde dietro l’acquarello della Beesly: in quel disegno c’è tutto il colore che le persone con la loro umanità hanno saputo infondere in un grigio, quotidiano ufficio. Michael lo acquista e decide di appenderlo là dove sarebbe stato per tutti il ricordo vivente di quanto a far grande un ambiente di lavoro sia sopra ogni cosa l’essere umano. Sono questi i momenti in cui Mr. Scott apre una breccia nel nostro cuore grazie alla sua sensibilità straordinaria.

Quella sensibilità che, come avrà a dire Jim, lo ha reso “il miglior capo che abbia mai avuto”.

La figura di Michael Scott si staglia così dal bidimensionalismo del capo tronfio e fanfarone, figura stereotipata del boss inetto, ed emerge in tutta la sua complessità approfondendosi man mano in una meravigliosa caratterizzazione psicologica. Con un assai stringente parallelismo lo abbiamo definito un bambino. Non potrebbe esserci definizione migliore perché proprio come un bambino sa essere tanto narcisista ed egocentrico quanto fragile, buono e innocente. Questa mescolanza rende grande il personaggio e suscita in noi un costante atteggiamento di amore e odio che mai del tutto potrà essere annullato.

Il suo disperato bisogno di attenzioni, altra nota di infantilismo, si affianca al bisogno di essere apprezzato, ammirato e rispettato ma soprattutto amato. Dapprima questo suo modo di fare suscita in noi repulsione e rende il personaggio totalmente buffonesco e grottesco. Ma è solo approfondendo l’origine di questi atteggiamenti che il riso si tramuta in una smorfia. Pirandellanamente in noi c’è un “avvertimento del contrario”: percepiamo qualcosa di distorto in Michael Scott, qualcosa che stona e che non ci permette di riderne liberamente. Ma è soltanto indagando questo “avvertimento” che possiamo sentire davvero il “contrario” che si nasconde dietro e dentro di lui.

The Office

Questa indagine trova ragione nell’episodio 2×18 quando Michael proietta un vecchio video di una trasmissione per bambini a cui aveva partecipato. Alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”, il giovane Scott risponde dicendo che vuole sposarsi e “Avere cento bambini così posso avere cento amici e nessuno di loro può rifiutarsi di essere mio amico“. Ecco che di colpo cogliamo tutte la fragilità dietro la bizzaria del protagonista: l’infanzia infelice, senza quegli amici che disperatamente brama e che insegue anche in età adulta con tutte le sue forze.

Senza dimenticare la 7×02 di The Office.

Nella meravigliosa seduta psicologica con Toby, l’episodio ci svela le origini del bisogno di approvazione di Michael. Un bisogno che scaturisce dall’abbandono paterno e dalla volontà di essere apprezzato dal patrigno, Jeff. Questi mostra di nutrire profondo rispetto per un “manager” di football che fa una sostituzione severa ma giusta: è da questo ricordo che in Mike nasce il desiderio di diventare un dirigente.

Toby

Tutto trova ragione, tutto si riconnette in un perfetto gioco delle corrispondenze e così stagione dopo stagione, sketch dopo sketch, odiando e amando impariamo soprattutto a capire Michael Scott. A capirlo nelle sue complesse sfaccettature, nei suoi dubbi, nelle debolezze, nella stupidità, nella tronfia buffonaggine, nell’ingenuità ma anche nella bontà e umanità. Ed è per questo che Michael Scott è la prova di come ci si possa far amare e odiare nell’arco di 9 stagioni.

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