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10 dettagli maniacali che dimostrano ancora una volta quanto sia straordinaria The Handmaid’s Tale

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su The Handmaid’s Tale

Poche produzioni nella storia della serialità hanno avuto un impatto sul mondo pari a quello di The Handmaid’s Tale, la distopia firmata Hulu basata sul romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Spiazzante eppure tremendamente realistica, quella raccontata nella serie è una storia che fa male perché è vera, perché narra di un mondo che ancora non è ma che sentiamo vicino, che fa paura proprio perché così tangibile. Giunta ormai al suo quinto capitolo e rinnovata per una sesta e ultima stagione, The Handmaid’s Tale continua a essere una delle migliori serie in onda attualmente e sembra essere destinata a lasciare il segno nella storia della serialità, anche grazie alla presenza di alcuni dei migliori personaggi femminili mai scritti.

Se i meriti della serie Hulu sono evidenti a chiunque la guardi e fanno riferimento tanto al lato narrativo quanto a quello tecnico della produzione, la vera grandezza della storia di June Osborne e della sua lotta contro Gilead si intuisce soprattutto alla luce dell’attenzione maniacale con la quale è stata costruita ogni scena durante le quattro stagioni andate in onda, un’attenzione che noi abbiamo voluto sottolineare riportandovi qui alcuni dettagli che potrebbero esservi sfuggiti alla prima visione e che ci ricordano ancora una volta quanto straordinaria sia The Handmaid’s Tale.

1) Il significato nascosto di Offred

The Handmaid's Tale
Offred (640×360)

Nel romanzo di Margaret Atwood, la storia dell’ancella di Gilead è raccontata in prima persona da una donna il cui vero nome non viene mai rivelato. La scelta dell’autrice di privare la sua protagonista di una cosa così essenziale e necessaria come un nome, oltre a simboleggiare la perdita di controllo su se stessa e sul proprio corpo vissuta dal personaggio, deriva dalla volontà di mostrare come spesso nella storia i nomi di coloro che agivano, lottavano e soccombevano siano stati dimenticati, perduti per sempre.

E se nella trasposizione televisiva di The Handmaid’s Tale l’ancella ritrova il suo nome diventando June Osbourne, non si può separare questo suo nome personale da quello che le è stato assegnato a Gilead: Offred, che significa sì “appartenente a Fred”, ma soprattutto rimanda alla parola inglese offered, colei che è offerta. Se è vero che June è Offred perché è l’ancella di Fred Waterford, lo è soprattutto perché il suo corpo è costretto a essere offerto a lui come in un sacrificio, mentre il suo dolore altro non è che il prezzo da pagare in una società che dispone di questi corpi di donne come se non fossero altro che carne da macello utile solo a riprodursi.

2) Come bestiame: la scelta di sostituire i tatuaggi con i marchi auricolari in The Handmaid’s Tale

The Handmaid’s Tale (640×360)

Un’altra differenza tra Il racconto dell’ancella di Atwood e la trasposizione di Hulu, che dimostra l’attenzione maniacale ai dettagli della serie, riguarda il modo in cui il regime tiene traccia e marchia le ancelle, deumanizzandole al punto da ridurle a oggetti. Se nel romanzo le donne vengono tatuate, come i prigionieri nei campi nazisti, nella serie è stato scelto di sostituire l’inchiostro con qualcosa di meno permanente ma che allo stesso tempo privasse le ancelle di ogni presunzione di umanità a Gilead. La scelta è stata dovuta in parte alla consapevolezza degli autori della serie che tatuare non è qualcosa che si aspetterebbe venisse implementato in un regime teocratico, ma anche perché i marchi auricolari, utilizzati al posto dei tatuaggi per identificare le ancelle come proprietà, rimandano al bestiame che viene tenuto in vita solo per riprodursi e nutrire la prole, ossia la stessa funzione riservata a queste donne a Gilead.

3) Il marchio auricolare di June

The Handmaid's Tale
June Osborne (640×360)

Come sottolineato in precedenza, il valore simbolico del marchio auricolare è di primaria importanza all’interno della trasposizione televisiva de Il racconto dell’ancella e per questo motivo, una particolare attenzione è dedicata durante la serie al marchio della protagonista June Osborne.

Durante la seconda puntata della seconda stagione June, temporaneamente libera, decide di recidere ogni legame con la vita da ancella, arrivando al punto di tagliarsi un pezzo di l’orecchio per rimuovere il simbolo della sua de-umanizzazione, che non a caso riporta come numero di serie “1985”, ossia l’anno di uscita del romanzo di Atwood. Successivamente, quando la protagonista verrà ricatturata, sarà costretta a subire nuovamente l’umiliazione di essere marchiata, un’umiliazione che tuttavia utilizzerà come benzina per alimentare il fuoco della sua lotta, tanto che anche una volta arrivata in Canada continuerà a tenere il marchio auricolare come promemoria di quanto accaduto.

4) L’uso del make up in The Handmaid’s Tale

Jezebels (640×360)

Uno degli aspetti che hanno reso The Handmaid’s Tale tra le produzioni più rivoluzionarie e apprezzate nella storia della televisione è l’attenzione quasi ossessiva riservata a ogni minimo dettaglio riguardante i corpi, che diventano spesso oggetto di contesa all’interno della serie. La lotta intorno ai corpi si manifesta anche attraverso il ricorso al trucco, che negli anni si è affermato spesso come strumento di autodeterminazione ed espressione per le donne oppresse in tutto il mondo. Nella produzione Hulu, ambientata in un regime teocratico, il make up è quasi sempre assente o minimale e proprio per questo le rare volte in cui non lo è vanno a identificare momenti di svolta o devianza all’interno della trama. Inoltre, non è un caso che nella puntata della prima stagione Jezebels, Fred offra a June Osborne proprio un rossetto come segnale di pace, quasi a volerle (falsamente) restituire il controllo sul suo corpo permettendole di truccarsi.

5) I colori di The Handmaid’s Tale, dal Pantone 202 al blu

The Handmaid's Tale
The Handmaid’s Tale (640×360)

Che i colori abbiano un ruolo fondamentale nel simbolismo di The Handmaid’s Tale è evidente fin dal primo episodio, perché permettono di distinguere facilmente le varie categorie di abitanti di Gilead. Tuttavia, la scelta di specifiche sfumature piuttosto che altre più generiche come quelle presentate da Margaret Atwood nel romanzo omonimo non è affatto priva di significato e anzi, dimostra ancora una volta la grandezza della serie Hulu.

Il rosso scelto per la divisa delle ancelle corrisponde infatti al Pantone 202, ossia il colore che più in assoluto si avvicina a quello del sangue, che ancora una volta rimanda al ruolo delle ancelle come vittime sacrificali di Gilead. Inoltre, il rosso sangue è un colore che difficilmente passa inosservato, tale da rendere ancora più difficile per le ancelle scappare senza essere viste da nessuno. Il blu chiaro dei vestiti delle mogli dei comandanti rimanda invece al colore associato storicamente alla vergine Maria, la madre per eccellenza, simbolo di purezza e devozione.

6) La barba di Fred Waterford

Fred Waterford (640×360)

Così come l’uso del trucco sulle donne in The Handmaid’s Tale è fortemente politico, allo stesso modo anche quello della barba negli uomini non è lasciato al caso e anzi, si lega allo sviluppo della trama e ai comportamenti di coloro che la portano. In particolare, nel corso della serie il dipartimento di trucco e capelli ha riservato grande attenzione alla barba del Comandante Fred Waterford, principale antagonista di June Osborne durante le prime quattro stagioni. A seconda dello stato d’animo di Fred, la barba è tagliata in modo da far sembrare il viso di Joseph Fiennes più gioviale, più spigoloso, più stanco o più determinato, andando quindi a influenzare indirettamente anche la percezione che il pubblico ha di lui.

7) La morte di Alma e Brianna

The Handmaid's Tale
Alma e Brianna (640×360)

Uno dei principali momenti di svolta della quarta stagione di The Handmaid’s Tale è la rappresentato dalla morte di Alma e Brianna, ancelle che insieme a June e Janine stavano per raggiungere la libertà correndo oltre i confini di Gilead. Quando ormai erano quasi in salvo, attraversando la ferrovia che fungeva da confine le due donne vengono travolte da un treno in corsa, uccise proprio quando la libertà sembrava a portata di mano, senza che le loro compagne di viaggio potessero fare nulla.

La morte di Alma e Brianna ricorda, per i modi ma soprattutto per il tema così evidente del sacrificio in nome della libertà, quella della suffragette Emily Wilding Davison, che per la causa del suffragio femminile in Inghilterra si lanciò davanti al cavallo di Re Giorgio V, consapevole che sarebbe potuta morire ma incapace di vivere un giorno di più in una realtà che non la vedeva riconosciuta come persona a pieno titolo.

8) Un mondo ecosostenibile, ma a che prezzo?

The Handmaid's Tale
Emily Malek (640×360)

Un dettaglio che forse avranno notato solo i più attenti riguarda la politica ambientale di Gilead. Come viene raramente detto ma molto spesso implicitamente fatto notare, il regime teocratico si trova a dover fare i conti con una crisi della natalità che di fatto deriva dall’inquinamento ambientale dei decenni precedenti. Sebbene solo i fan di Margaret Atwood lo sappiano, oltre a Il racconto dell’ancella l’autrice ha scritto anche una trilogia distopica nota come la trilogia di MaddAddam, nella quale esplora a fondo le possibili e terribili conseguenze del riscaldamento globale e dell’intervento umano sull’ambiente, temi che pur restando sullo sfondo erano presenti già nella sua opera più famosa e che sono stati inclusi da Hulu all’interno della trasposizione televisiva diThe Handmaid’s Tale.

Gilead, nella sua aperta lotta alla modernità, vive all’apparenza in armonia con l’ambiente: le poche auto che presenti sono elettriche e tutti i materiali sostenibili, la produzione industriale ridotta al minimo e anche gli spostamenti. A fare da controaltare a quest’immagine di purezza e armonia con la natura vi è tuttavia il non detto, che rimane centrale: ai margini della società i dissidenti vengono mandati a smaltire scorie tossiche nelle Colonie, il regime è perennemente in guerra con altre potenze e in quanto tale costretto a ricorrere alla produzione continua di armi e, soprattutto, l’unico modo in cui questo ritrovato equilibrio con la natura viene sostenuto è tramite il totale annullamento dei diritti, soprattutto di quelli delle donne.

9) La puntata di Friends vista da June Osborne

The handmaid's tale
Friends (640×360)

Nella seconda puntata della seconda stagione di The Handmaid’s Tale June, scappata da casa dei Waterford grazie all’aiuto di Nick, cerca di riabituarsi a una parziale libertà mentre si nasconde all’interno della vecchia sede di un quotidiano. Cercando si sconfiggere la solitudine e il terrore di questa nuova esistenza a metà tra libertà e prigionia, la protagonista della serie si mette a guardare un vecchio dvd di Friends, simbolo di un mondo che ormai per lei non esiste più. Quello che potrebbe esservi sfuggito è che June non sta guardando una puntata a caso della serie comedy, bensì si ritrova a godersi una scena che all’interno di The Handmaid’s Tale assume un significato particolare.

Stiamo parlando della celebre sequenza della quarta stagione di Friends nella quale Monica e Rachel spiegano a Chandler quali sono le zone erogene amate dalle donne, un momento nel quale si parla senza filtri di un argomento tabù a Gilead: il piacere femminile. La scelta di quella specifica scena deriva infatti dalla volontà degli sceneggiatori di mostrare come June stesse in questa fase ricominciando ad avere controllo sul suo corpo, sui suoi desideri e sulla sua sessualità, i quali le erano stati sottratti durante la sua esistenza come ancella.

10) I quadri in casa Waterford

Casa Waterford (640×360)

Lo showrunner Bruce Miller ha rivelato che, nel costruire il set di casa Waterford, una delle ambientazioni principali durante le prime stagioni di The Handmaid’s Tale, è stata dedicata una grandissima attenzione alla scelta dei quadri appesi alle pareti. Tutte le opere d’arte presenti sul set della dimora del comandante sono infatti riproduzioni di quadri esposti al Boston Museum of Fine Arts e la diretta implicazione, sottolineata dallo stesso Miller, è quella che Fred Waterford abbia rubato quei quadri nello stesso modo in cui Napoleone o Hitler lo hanno fatto ai loro tempi, depredando i musei pubblici e privati una volta assunto il controllo territoriale della regione.

Un dettaglio che, pur potendo passare inosservato, una volta noto rivela ancora una volta l’attenzione alla complessità e alla coerenza psicologica dei personaggi nella serie Hulu, il tutto senza mai dimenticare di strizzare l’occhio alla storia dell’Occidente, nella cui eredità si radicano fortemente i temi e l’immaginario di The Handmaid’s Tale.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla penultima stagione di The Handmaid’s Tale?