L’ultima puntata de La Casa de Papel ha chiuso le avventure dei nostri ladri in modo emblematico. Una serie così attenta alla libertà e all’illusione dei soldi ha introdotto un finale in linea con questi elementi. L’oro non è altro che un simbolo e basta tenerlo vivo per alimentare i sogni di un’intera società. Visto il simbolismo della serie ci è venuto in mente un regista che con i simboli ci ha creato un suo linguaggio: David Lynch. In quest’ottica del tutto creativa abbiamo pensato “e se Lynch girasse l’ultima puntata de La Casa de Papel, come sarebbe?“.
Vediamo cosa ne uscirà fuori.
Tokio come Laura Palmer
Twin Peaks ha creato scene iconiche rimaste nella storia del cinema e della tv, e la prima è quella del ritrovamento del corpo livido di Laura Palmer nel famoso telo bianco. È così che iniziamo quest’ultima puntata de La Casa de Papel, con la ragazza simbolo della serie, Tokio.
L’episodio inizia appunto con Tokio (dopo la sua morte) avvolta da una densa coltre di fumo bianco e gli altri nelle loro postazioni sono paralizzati dal dolore, quasi inermi. A un tratto una musica sul pianoforte bussa nelle nostre orecchie tasto dopo tasto con angoscia e tristezza. Con David Lynch l’inizio è in realtà una fine e viceversa, come un dispiegarsi continuo della vita. Così anche la morte di Tokio in realtà è un incipit.
All’inizio dell’ultima puntata de La Casa de Papel, i protagonisti si trovano in difficoltà per via della polizia spagnola che li tiene in scacco e dal figlio di Berlino che gli ha rubato l’oro. Lo scenario è molto teatrale e il rosso così caratteristico sia per Lynch che per la serie è un colore presente insieme al nero e al bianco. Il grande ostacolo è inscenato nella banca di Spagna, che nella visione di Lynch è totalmente bianca e marmorea. I nostri protagonisti in divisa rosso sangue sono al centro di questo luogo bianco e asettico accerchiati dalla polizia che li minaccia.
Mentre i poliziotti girano intorno ai protagonisti fanno domande strane, mangiando ciambelle con una glassa rosso ciliegia. La scena è angosciante e assurda allo stesso tempo, perché i dialoghi si alternano tra minacce e degustazioni. Dopo alcune intimidazioni verso Denver e il Professore arriviamo alla scena che cambia tutto, quella in cui il Professore riesce a contrattare con Tamayo il silenzio di Stato sui finti lingotti d’oro per salvare la borsa spagnola. Altra difficoltà è quella che deriva dal furto dei veri lingotti d’oro da parte del figlio di Berlino, e che mette in crisi tutti i protagonisti che iniziano a dare segni di cedimento psicologico. Grazie alle doti investigative di Sierra troveranno Raphael insieme ai lingotti. Ma come riescono i nostri protagonisti a superare entrambe le difficoltà? Il Deus Ex Machina di Lynch è rappresentato dalla famosa loggia nera, elemento onirico e simbolico non solo strumentale. E noi useremo la stessa loggia lynchiana come fulcro per smuovere la trama dell’ultima puntata. Leggere per credere
La loggia rossa
Ne La Casa de Papel la loggia è rossa, non nera. La scena è teatrale e il Professore è seduto su una grande poltrona rossa sopra un pavimento a quadri bianchi e neri che ricorda una scacchiera. Sotto di lui a cerchio ci sono le maschere usate dai ladri della serie e ogni maschera ha un’espressione diversa, c’è chi mostra un sorriso chi tristezza o chi pianto. A un certo punto dietro il Professore spunta Tokio con il look delle prime puntate della serie. Tokio si avvicina al Professore e gli sussurra all’orecchio qualcosa in un linguaggio incomprensibile. A fianco a Tokio spunta adesso Berlino, che non parla ma sorride nel suo modo inquietante. Nella loggia nera si esprime l’inconscio del Professore proprio nei momenti di massima difficoltà, ovvero quando si scontra con la polizia e con suo nipote. È qui che il conflitto interiore del Professore si esprime al suo massimo e le scene si susseguono velocemente. Adesso c’è un bambino su quel pavimento a quadri, il Professore da piccolo che assiste alla morte del padre. E c’è pure il padre che viene colpito dai proiettili in una scena muta, non si sentono nemmeno i colpi di pistola. Adesso c’è Tamayo che urla contro il Professore e a fianco c’è Raphael, con un biglietto in mano. Il Professore decide per una soluzione che risolve i due problemi, e la risposta è l’illusione. Far credere che i lingotti siano d’oro significa fare in modo che la polizia “salvi” la Spagna dalla bancarotta, e significa fare un compromesso con Raphael. L’illusione è simboleggiata proprio da un lingotto d’oro che i tre uomini si ritrovano ai loro piedi in mezzo a questo triangolo umano. La scena teatrale si conclude con una luce puntata sul lingotto, il buio accoglie le tre figure come sagome di uomini comuni eclissati dalla ricchezza.
Dalla morte l’inizio
Trovato un accordo nella loggia rossa, il Professore torna alla realtà e la musica diventa meno angosciante e dai tasti di un pianoforte si passa a un quartetto d’archi. I singoli personaggi adesso si riuniscono con il Professore e Lisbona in cerchio per uscire dalla banca nell’unico modo possibile: rinunciando per sempre alle loro identità. Morire per rinascere, questo è il grande disegno per uscire da un sistema che li vuole opprimere socialmente. Ricordiamo del grande “nemico” di Laura Palmer, Killer Bob, l’uomo dal nome comune che riesce però a devastarci di angoscia, Bob rappresenta il male nella sua banalità. Ed è così che si chiuderà anche La Casa de Papel, (qui 5 profonde riflessioni esistenziali della serie), con la banalità della morte in uno scontro armato e con la polizia trionfante; il bene che vince sul male. Ogni singolo personaggio del gruppo di ladri viene chiuso in un telo e l’ombra di un uomo comune gli urla mentre sono chiusi in quel sacco. All’inizio hanno tutti il terrore, rinunciare all’identità fa paura ma per superarla occorre proprio perdere se stessi. Poi iniziano a indossare ognuno la propria maschera come gesto per rinunciare all’identità che hanno avuto fino a quel momento. Il Bob di ombra smette di urlare e il sacco viene chiuso.
Alla fine tutti i personaggi si risvegliano sopra una montagna di soldi, ridono e si abbracciano perché hanno realizzato il progetto finale. Ma quando ciascuno di loro cerca di togliersi la maschera si accorgono che è fissata alla propria faccia per sempre. Un grande prezzo da pagare per un grande ideale, perché i sogni sono atti di pericoloso coraggio.