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Shiv Roy: subdola, affascinante, regina

*Attenzione, seguono SPOILER su Succession, la black comedy-drama satirica di HBO*

Succession è stata paragonata spesso a una Game of Thrones incentrata sulla famiglia Roy, cioè un versione potenziata dei Lannister. Nella dramedy satirica – che si è appena aggiudicata 25 nomination agli Emmy Awards 2022 – non c’è posto per gli Stark né per i Jon Snow. Le personalità peggiori di Game of Thrones hanno fatto un’orgia e hanno dato vita alla famiglia Roy e al loro entourage. Il patriarca, Logan Roy, ha molto in comune con Tywin Lannister, ma i suoi figli presentano invece un concentrato dei tratti più disfunzionali dell’intera casata dei Protettori dell’Ovest. Più che leoni regali, i discendenti Roy sembrano piuttosto delle iene affamate di attenzioni paterne. È difficile tracciare un ritratto della progenie di Logan. Roman, Kendall e Connor sono il risultato di numerosi traumi infantili, capricci, vanità ed egoismo. E poi c’è Siobhan “Shiv” Roy, interpretata dalla superba Sarah Snook. Una personalità apparentemente luminosa e ammaliante, attraversata però da troppe zone d’ombra. Se Shiv facesse parte del mondo di George R. R. Martin, all’inizio, sembrerebbe essere una Tyrion che lotta per diventare una Daenerys, ma che molto presto si rivelerà essere un’autentica Joffrey Baratheon con la sindrome di Lord Baelish. Siobhan, l’unica figlia femmina di Logan, vorrebbe essere una Cersei, ma fatica ad ammettere che non è così furba e intraprendente come crede di essere. Inoltre Shiv non compie azioni malevole per amore dei suoi figli. Le compie per sé stessa. Per capriccio.

Abbiamo saccheggiato l’universo simbolico di GOT perché descrivere i personaggi di Succession è un’impresa titanica. Nessuno di loro presenta dei tratti riconoscibili. Nessuno segue gli schemi narrativi a cui siamo stati abituati. Non c’è un’evoluzione, un’involuzione o un percorso di redenzione. Come nella realtà, a partire da Siobhan, siamo davanti a personalità complesse e già definite che più conosciamo, più si mostrano per quello che sono realmente. Siamo noi che proiettiamo su di loro quello che ci aspettiamo di vedere nei protagonisti. Come nella vita reale, ci lasciamo ingannare dalle apparenze e finiamo per restare delusi e amareggiati.

Chi di voi è caduto nella trappola?

Shiv Roy Succession

Il punto di forza di Succession è la scrittura dei personaggi. Concreta, disillusa e mai accondiscendente. Chiamarli personaggi, però, è riduttivo. I Roy, e chiunque graviti intorno alla famiglia, sono persone reali che si muovono in autonomia in una storia verosimile. Gli autori hanno tagliato i fili. Non abbiamo dei burattini che vengono mossi per compiere delle azioni studiate a tavolino, per raggiungere uno scopo narrativo. Sono piuttosto degli individui a sé stanti immersi nel caos. Persone consapevoli che il loro unico merito è quello di essere nati nella parte giusta del mondo. Un privilegio che si tengono stretti. Sanno di vivere su un’isola piccolissima, abitata da nemmeno l’1% della popolazione, dove si sta sempre stretti e scomodi. I Roy sono quelle stesse persone che salirono per prime sulle scialuppe del Titanic di James Cameron. Quelle poche barchette di salvataggio che presero il largo prima che chiunque potesse sedersi sui numerosi posti liberi. Quelle stesse persone che, piene di paura e disprezzo, guardarono affogare il resto dei passeggeri senza muovere nemmeno un dito.

Siobhan Roy sembra essere l’erede più probabile del conglomerato mediatico Waystar RoyCo. Sin dalle prime puntate, Shiv sfoggia un naturale istinto di leadership. La differenza con i suoi fratelli, compreso Kendall, salta subito agli occhi. Shiv ha preso le distanze dall’azienda, vuole starne fuori, ma sembra essere destinata al trono. Nelle prime puntate della prima stagione l’abbiamo eletta regina. Abbiamo avuto quell’impressione che fosse l’unica mela sana di un albero ormai marcio fino alle radici. Il suo impegno politico è notevole. Ci conquista per il suo equilibrio, l’intelligenza e le doti strategiche. A colpo d’occhio, Siobhan sembra essere la speranza di una Waystar RoyCo più umana, più etica. Sembra avere una coscienza. Ha l’aria di essere la più ragionevole, l’unico membro emotivamente maturo. Anche il suo rapporto con Tom Wambsgans sembra sincero, disinteressato e profondo.

Scoprire che le abbiamo permesso di abbagliarci con cotanta regalità, bellezza e intelligenza è stato un duro colpo.

Shiv Roy

Renderci conto che Shiv non solo è come i suoi fratelli, ma è anche peggio, fa male. Come Roman, Kendall e Connor, Shiv ha delle insicurezze profonde impossibili da risanare. Il suo unico desiderio è quello di impressionare il padre. Il suo mondo ruota tutto intorno a quel buco nero freddo e assetato di potere. Logan sarà pure un individuo distante e calcolatore, ma almeno ha conosciuto la “vita vera”. A differenza dei suoi figli. Non è nato in un impero popolato da pochissimi simili e uno stuolo di paggetti arrivisti pronti a porgere il didietro. Shiv è intelligente, ma non conosce altro che il suo piccolissimo universo fatto di privilegi, ripicche e capricci infantili. Il mondo esterno, per lei, è un parco dei divertimenti che è lì, al suo servizio, e che può calpestare a piacimento. All’inizio di Succession, Shiv sembra perseguire degli ideali nobili. Sembra essere davvero convinta di utilizzare il suo talento per supportare il politico giusto.

Dopo la luna di miele, invece, si sbarazza della sua folta chioma, ondulata, ribelle e al limite del disordinato così come si sbarazza di un idealismo di facciata. È tornata con un taglio netto che non ha dato solo alla sua pettinatura. La conferma di quanto sia lontana dall’idea che ci eravamo fatti di lei, di quanto non abbia a cuore che i suoi interessi, arriva però con la gestione dello scandalo sessuale in cui è coinvolta la Waystar RoyCo. Ci aspettavamo un briciolo di empatia. Ci aspettavamo che facesse la cosa giusta e si schierasse dalla parte delle vittime. Invece ci ha tagliato a metà con la sua indifferenza. Come un colpo di katana, secco e gelido. Logan manda Shiv e Rhea a parlare con la testimone. Rhea non si sente a posto con la coscienza. Siobhan, invece, scende dalla macchina e costringe la donna a ritirarsi, con un discorso pieno di promesse seducenti, come quella di mettere fine alle carriere degli uomini coinvolti negli scandali delle compagnie di crociera. Una favola a cui non crede. A cui non è interessata a credere pur essendo vittima dello stesso sistema. Conosce la parola ingiustizia, ma non sa cosa voglia dire fintanto che paparino la protegge. Ha eseguito gli ordini del suo vecchio. La soddisfazione arriva solo quando papà la fa sedere sulle ginocchia e la ricompensa con un lecca-lecca. Quella stessa sera, dopo aver festeggiato, Logan e Siobhan pianificheranno un sacrificio di sangue. Chiunque può andare al macello, anche Tom, purché non tocchi a lei.

Vorrebbe essere una regina, ma è solo un suddito del re, suo padre.

HBO dramedy

Shiv è uno dei personaggi più intriganti di Succession. Non perché assistiamo al passaggio al lato oscuro. L’oscurità ha sempre fatto parte della sua personalità. È sempre stata un’arrivista egoista, interessata solo a sé stessa. Il fascino del personaggio sta appunto nella scrittura. Sin dall’inizio Shiv non ha fatto altro che compiere delle azioni discutibili. Ma noi abbiamo sempre voluto cercare delle motivazioni per giustificarla. Abbiamo voluto vedere solo il buono in lei, che senz’altro possiede, come tutti gli esseri umani. Davanti ai continui colpi bassi, ai tradimenti e alle scorrettezze, abbiamo voluto credere che fosse diversa. Che avrebbe davvero potuto ripulire la compagnia. Stagione dopo stagione, abbiamo atteso un segnale di pentimento, un barlume di redenzione che però non è ancora arrivato. E forse non arriverà nemmeno nell’imminente quarta stagione.

La prediletta di papà non può fare a meno di manipolare. Per questo ha bisogno di Tom Wambsgans, uno smidollato che ama lasciarsi manipolare dagli altri. Non ama lui, ama la sua lealtà. Siobhan non vuole spodestare il padre, come vorrebbe fare Kendall. Non vuole nemmeno che qualcun altro salga sul trono, tantomeno Tom. Vuole la corona, ma non vuole rubarla, malgrado ci provi sempre. Shiv ha bisogno di essere incoronata dal padre. Brama quella pacca sulle spalle che suggellerebbe l’orgoglio di papà. Non vuole costruirsi la sua “personale pila di miliardi”. Vive in funzione di questo desiderio e lo fa esattamente come gioca a Monopoli. Imbroglia, e distoglie l’attenzione seducendo con le buone maniere. Come tutti i Roy, potrebbe godersi i soldi, l’agio e i privilegi. Tuttavia, la parola “accontentarsi” non è nel vocabolario di Succession. Invece di godersi le feste, una carriera comunque gratificante che la progenie di Logan potrebbe avere, sia fuori che dentro la Waystar RoyCo, preferisce tramare. Riempire un buco nero sempre più grande, che nemmeno un miliardo di dollari o il trono potranno mai colmare.

Nella prima stagione, Shiv fa di tutto per dimostrare di non essere come il resto della sua famiglia.

Sarah Snook

All’inizio ci seduce con la sua brillantezza. Rispetto a Connor, non è un’illusa. Sembra avere il controllo della sua vita, a differenza di Roman, e si dimostra una leader ben più capace di Kendall. La seconda stagione è la prova che la sua regalità è solo apparenza. Una costosa corazza di buone maniere, savoir-faire e sagacia che ci ammalia e ci lascia sperare in un’erede migliore. La sua ironia e arguzia, però, si trasformeranno ben presto in sarcasmo. Una delle forme più vili di difesa sociale. La terza stagione segna invece la disfatta assoluta. Ma Shiv non è cambiata. È la nostra percezione ad essere mutata. La principessa di papà è la stessa di sempre. In superfice, infatti, tutti i Roy seducono e conquistano. Perfino Roman. Nel corso delle stagioni ci viene concesso di guardare dritto al Sole, ma ne rimaniamo accecati.

L’opportunità di vederli da vicino, di scrutare la loro vita al di là dei riflettori, ci fa accorgere che quello che da lontano sembrava oro, da vicino è solo letame. La lente viene messa sempre più a fuoco: sotto quei tagli di capelli da 1.000 dollari, dietro gli orologi e gli abiti firmati, c’è solo materiale scadente. L’eleganza di Shiv è la sua corazza. La difesa che protegge un pozzo senza fondo di disperazione. La progenie di Logan non ha una personalità propria. Shiv è, in funzione di suo padre. All’inizio sembrava un diamante raro in mezzo a un manipolo di personaggi terribili. Ha cercato di stare alla larga dal trono. Ma quello è sempre stato lì, a tentarla. Ha distolto lo sguardo, ma era solo questione di tempo.

Abbiamo finito per odiare Shiv proprio perché non ha sapute dire di no. Quando era la sola, tra i suoi fratelli, che avrebbe potuto “fermare la ruota”, per dirla alla Game of Thrones. Succession però non parla di come distruggere il potere, ma di come questo corrompa. Chiunque. E la comprensiva e intelligente Shiv non è da meno. La sua arguzia, prosciugata dal potere, è diventata stupidità, paura e inettitudine. La sua dissoluzione ci irrita perché ci ricorda che nessuno è immune al potere. La disfatta del finale della terza stagione di Succession, quell’ultimo capriccio puerile, ci ha provocato una soddisfazione quasi perversa. Il tavolo dei bimbi si è rivoltato lanciando la Coca-cola a terra. Shiv ha perso, di nuovo. È là che abbiamo capito che Siobhan non è nessuno, senza suo padre.

Io vi ho sconfitti. Razza di invadenti individui mediocri.

Logan Roy, Succession (03×09)

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