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Effy e Cook: illusorio come un amore in Erasmus

Cook era per Effy un pasto pronto a cui manca un ingrediente, un orologio senza le lancette. Era il quasi, quello che avrebbe potuto farcela, ma che alla fine non ce l’ha fatta. Skins ha raccontato i più svariati rapporti sentimentali e non, spiegando la complessità di ognuno di questi. Ogni legame ha un proprio punto forte e una propria debolezza, un tratto distintivo capace di renderlo il solo. Per questo non dovrebbero esistere paragoni: ogni rapporto è diverso da un altro. Ogni rapporto scava dentro raccogliendo ciò che è capace di cogliere, e non sempre questo è un bene. Di certo, non lo è stato per Effy e Cook. Così simili, i due hanno dato vita a un rapporto privo di qualsiasi tipo di sanità. La follia, unica compagna della loro vita, inevitabilmente si ripercuoteva su ognuno di loro, lasciandoli incapaci di reagire. Non si alzavano da terra quando cadevano, tantomeno riuscivano ad alzare l’altro. Non ne avevano le forze. Non avevano mai imparato la sequenza di movimenti che ti permette di alzarti da terra. Prima la spinta, e poi in piedi. Prima una gamba e poi l’altra, e cammini. Questo non lo sapevano, anche se qualcuno intorno aveva cercato di spiegarglielo. La loro incapacità di assimilare tale informazione non gli ha permesso la ripresa, la luce dopo il buio. Gli ha permesso soltanto di rimanere a terra, nello stesso posto in cui sono inciampati. Ma c’è una differenza di posizioni in questo rapporto, perché se Cook ha amato Effy dal primo istante, Effy non ha mai amato Cook. Se per lui quest’ultima era tutto, per lei lui era solo un quasi, ciò che pensi di volere, ma alla fine non vuoi. Dolore e follia: questo è Skins, questi sono Effy e Cook.

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Cook ha sempre saputo di non essere amato da Effy, così come ha sempre saputo di starsi autodistruggendo ancora di più. Nella sua testa, però, tutto aveva comunque un senso. La consapevolezza di non poterla avere gli concedeva la possibilità di amarla, di non stancarsi mai di lei. Più non la otteneva, più soffriva. Ma più soffriva, più l’amava.

Era lei. E’ stata lei fin dal primo momento. E’ bastato uno sguardo, e Cook ha perso totalmente qualsiasi concezione avesse dei rapporti e dei sentimenti. Pensava fossero inesistenti, nessuno gli aveva mai insegnato ad amare, anzi. Gli insegnamenti che aveva ricevuto nella sua vita fino a quel momento erano ben altri e avevano a che fare con la rabbia, il rancore, l’assenza, la follia e l’insoddisfazione. Per questo Cook ha amato Effy senza in realtà saperla amare, e per questo non si è allontanato nonostante tutto ciò che ha subito. Non è mai stata amato, e non soltanto perché Effy amasse un’altra persona. Non è stato mai amato soltanto perché Effy non l’ha mai amato, fine del discorso. Nessuna logica, nessun ragionamento. A volte non siamo amati e basta, non dobbiamo per forza trovare una ragione per questo. E Cook lo sapeva, sapeva ogni cosa, anche se cercava di illudersi del contrario.

Gli serviva. Illudersi di questo amore era necessario perché riusciva a dare un senso a tutto quello che fino a quel momento non ne aveva. Cook è cresciuto senza amore, e il suo migliore amico è la persona amata da Effy. Illudersi era necessario perché gli dava speranza, una sensazione che durante la vita non ha mai conosciuto. Si è illuso fino all’ultimo momento, anche quando era in viaggio con Effy per andare a trovare il padre. In quel momento, come non mai, Cook era felice. Era al massimo della propria illusione, anche se sapeva che quello non fosse altro che un attimo che alla fine, semplicemente, muore.

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Provare a cogliere qualsiasi cosa da questo primo incontro con i sentimenti era necessario per Cook, riuscire a scoprire di saper sentire delle sensazioni sane lo era ancora di più. Perché, nonostante la sua incapacità di amare, Cook provava per la prima volta il desiderio di proteggere qualcuno, di non fargli continuare ‘sta vitaccia. E’ chiaro che non sia mai riuscito in questo intento, così com’è chiaro che non abbia neanche dimostrato di non risvegliare ancor di più la follia di Effy, ma dentro di lui questo sussisteva, ed era una novità. Non sapeva gestirla, non sapeva come fare. D’altronde, Effy era esattamente come lui. Possedeva i suoi stessi atteggiamenti autodistruttivi, e non lasciava a nessuno la possibilità di modificarli. Erano due pezzi di carta bruciati allo stesso modo, senza più alcuna speranza. Se fondi due cose che bruciano, queste non si spengono. Se al fuoco aggiungi altro fuoco, farsi male sarà inevitabile.

Cook ed Effy hanno scritto la loro storia saltando la parte finale. Si sono goduti la presenza dell’altro, risucchiando da questo tutta la follia possibile. Una volta raggiunto lo stomaco, hanno vomitato ognuna delle azioni che ha aggiunto un tassello in più al loro processo di distruzione. Una volta finita questa operazione si sono salutati, perdendosi ancora un’altra volta. Cook ed Effy sono sono stati un danno collaterale delle loro folli vite, un rapporto che non poteva andare oltre, un traguardo di sanità mai raggiunto. Sono stati il peggio per l’altra, ma anche il motivo per cui uno dei due è tornato a vivere per un attimo, risentendo sgorgare il sangue nelle vene. Sono stati e continuano a essere l’illusione di un amore, uno di quelli che ti ammazza tanto quanto ti riporta in vita. Sono stati come un amore in Erasmus: illusorio, bruciante e con una data di scadenza ben visibile sull’etichetta, ma intenso a tal punto da valere la pena di viverlo comunque. Nonostante sia senza futuro.

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