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È arrivato il momento di capire una volta per tutte cosa è uno spoiler e cosa no

Questo articolo non contiene spoiler 

Rovinano le giornate più belle, mandano a pezzi le amicizie più durature. Sono forieri di guerre senza esclusione di colpi, rappresentano uno dei peggiori spauracchi del nuovo millennio. E dire che non stiamo parlando di chissà cosa, ma in fondo siamo seri. Perché l’incubo dello spoiler è concreto, tangibile. E dovremmo finirla, o quantomeno indignarci solo quando necessario. Ci sono infatti gli spoiler, quelli veri, che infastidiscono legittimamente chiunque voglia godersi una serie tv in santa pace. Poi ci sono gli spoiler che non sono spoiler, ma son comunque trattati come tali, rasentando il ridicolo. Quindi è arrivato il momento di distinguere le due categorie una volta per tutte, affrontare la questione e, possibilmente, chiuderla. Con la speranza che da oggi ogni cosa venga chiamata col proprio nome e l’amore per le serie tv possa unirci, invece di dividerci.

Spoiler

Partiamo dalla definizione. Apriamo il dizionario Treccani e alla voce “spoiler” troviamo questa: “Anticipazione di una parte della trama di un racconto, romanzo, film o simili, in particolare se data a qualcuno senza preoccuparsi di rovinargli la sorpresa”. Questione chiusa? Macché. Perché si abusa fin troppo del senso letterale, evitando di contestualizzare il termine. Allora è necessario introdurre una variabile: la “finestra temporale”. Spieghiamoci meglio. Con “finestra temporale” si definisce una soglia di tempo entro la quale un’anticipazione di trama è più o meno oggettivamente fastidiosa, e diventa più o meno lecito lamentarsi. Facciamo un esempio: la puntata della nostra serie tv preferita è uscita martedì alle 3 di notte e alle 7 del mattino successivo qualcuno ci sbatte in faccia il plot twist decisivo? Incazziamoci, siamo esseri umani. Succede la sera dopo? Facciamolo lo stesso.

Ora, però, facciamoci una domanda: quanto è ampia la finestra temporale? Ventiquattro ore? Quarantotto? Un anno? Dieci? Se dovessimo prendere per buona la definizione dalla quale siamo partiti, uno spoiler sarebbe tale “per sempre”, ma oggi vogliamo metterci d’accordo una volta per tutte, e non può essere quella la risposta esatta. Allora rilanciamo: “Uno spoiler è davvero tale fin quando saremo certi di infastidire il nostro interlocutore (se dotato di buon senso) con un’anticipazione rilevante”. Insomma, dobbiamo essere flessibili. A patto che chi comunica con noi lo sia a sua volta. L’avvento dello streaming, unito all’esplosione globale dei social, ha ridotto sensibilmente la durata della “finestra temporale”: il riferimento principale è ora la programmazione originale, laddove un tempo dominava la messa in onda italiana. Questa è un’opportunità e allo stesso tempo un rischio, quindi entra in gioco il buon senso.

Serie Tv

Se da un lato ci sono milioni di persone che amano una certa serie tv e si mangiano l’ultimo episodio uscito dopo pochi minuti (o addirittura in diretta), dall’altra ce ne sono altrettanti che, per scelta o necessità, non possono farlo. Ogni storia, d’altronde, non ha tempo e non presenta una data di scadenza. Gli spoiler, ragionevolmente, sì. Nel momento in cui ci si rende conto che un’anticipazione è divenuta notizia di dominio pubblico, chi è rimasto indietro dovrà stare attento e far qualcosa per evitarli, mentre chi sa di poter infastidire una o più persone dovrà adottare delle soluzioni per non scatenare una guerra. Per esempio un banalissimo spoiler alert, come quelli che noi inseriamo all’inizio di alcuni articoli (o addirittura in pagina) quando è necessario, allegato ad una foto di copertina che non dia indizi eccessivi sull’episodio uscito nei giorni precedenti. Noi, appassionati di serie tv quanto voi, facciamo ogni cosa possibile per comunicare in modo efficace senza rovinarvi la visione, eppure qualche lamentela arriva lo stesso.

Se risulta impossibile individuare una finestra temporale che possa soddisfare tutti, è la flessibilità tra le due parti a risultare decisiva. Ci si può lamentare per uno “spoiler” su un episodio andato in onda nel 1990? Dipende dagli interlocutori e dalla natura dell’anticipazione. In certi casi, d’altronde, potrebbe accrescere il nostro interesse invece di spegnerlo. Invece non si incappa nello spoiler quando si propone una teoria che poi si concretizza. E potrebbe non esser più uno spoiler manco la rivelazione delle cose strane che sono successe a Jon Snow qualche tempo fa tra una stagione e l’altra di Game of Thrones, ma la soglia d’attenzione sulla pubblicazione dei “dati sensibili” resta sempre alta. A patto che si possa dire senza dire, e in qualche modo ci si metta d’accordo. Forse ci siamo: lo “spoiler”, in fondo, non è altro che “la violazione di un compromesso tacito tra due parti che amano le serie tv con la stessa intensità”. Una violazione che non dovrebbe tuttavia rovinarci le giornate, mettere in discussione un’amicizia o scatenare una guerra. Lo spoiler, quindi, è anche “una cosa seria, ma non troppo”. E dovrebbe tormentarci meno, consapevoli che un giorno saremo vittime e l’altro carnefici. Facciamo uno sforzo, facciamolo una volta per tutte. Perché ci sarebbe solo un’alternativa: evitare di condividere una passione che unisce miliardi di persone. Ne siamo convinti: non ne varrebbe la pena.

Antonio Casu

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