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L’aldilà nelle Serie Tv

Come la vedo io

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Non c’è niente ma voglio tornarci. Ok, sono parzialmente d’accordo, dal punto di vista della scrittura. Sono d’accordo sul fatto che, al di là di quello che ci sia dopo la morte, uno che è tornato in vita senta il bisogno di tornarvi. Questo per un motivo semplice: il tuo momento è arrivato, la morte. L’hai superato, sei andato oltre. Il tornare indietro è un qualcosa che, ogni volta che viene fatto, ci fa sentire male. Tornare indietro è sempre sbagliato e contro la nostra natura. Tornare dalla morte potrebbe ricalcare questo meccanismo, è credibile. Questo ovviamente se non devi scrivere la storia di un pazzo furioso assassino che è finito all’inferno e che fugge su un’auto in fiamme e che passa la sua vita da ritornato a sfuggire ai diavoli che ce lo vogliono riportare. Ma sto divagando con la fantasia.

Cosa mi stona: il non c’è niente. Dire che non c’è niente è un complicarsi inutilmente la vita. Almeno se a vedere la Serie Tv in questione sono io, che sull’aldilà mi ci interrogo. Dire non c’è niente è molto consolatorio per me. Non c’è niente e quindi non è un problema, perché se non esisti più non percepisci l’esistenza del problema e nemmeno la tristezza del non esistere più. Ma personalmente lo trovo una presa di posizione troppo netta.

Se dovessi far dire a un personaggio che è stato nell’aldilà cosa c’è dopo la morte, la metterei in modo diverso.

Gli farei dire “non me lo ricordo”. Come quando nasci, non ti ricordi cos’eri prima. Non puoi dire che non eri niente, ma hai la sensazione di voler tornare a una misteriosa origine di cui in realtà non sai niente. Quindi quando un personaggio risorge, ricreerei questa dinamica. Non ricordo cosa ci sia dopo la morte, anche se ci sono stato, ma ho un grande desiderio di tornarci.

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