3) Glee
Lo possiamo già capire dalla foto qui sopra: ci sono proprio tutti. La foto di un gruppo di tredici persone che rappresenta diverse parti del mondo, diverse realtà. In questo scatto ci siamo tutti.
Kurt è un ragazzo omosessuale che ha dovuto fare i conti con gli atti di bullismo: finire dentro il cassonetto, venire deriso, umiliato. Un ragazzo che con il tempo riuscirà, dopo un momento di solitudine, a sentirsi accettato e che sconfiggerà i suoi demoni e le sue paure. Mai lontano dalle sue fragilità, rappresenta chiunque abbia lottato contro tutte le ingiustizie della società, cercando – giorno dopo giorno – di farsi accettare. Non è l’unica storia omosessuale che Glee racconta. Sembra che Ryan Murphy – tramite i vari esempi – volesse portare più vicende in gioco cercando di abbracciare qualsiasi storia o persona che le vivesse cercando di andare nello specifico di ogni vissuto, un po’ come accade nella Serie Tv Sense8.
La storia di Artie è la storia di ogni persona avente handicap e che nonostante ciò deve ogni giorno combattere anche contro un mondo che non sembra aiutarla neanche un po’. Entra nel Glee Club con la speranza di riscattarsi e più e più volte farà capire, tramite esempi concreti e facendo mettere le persone nei suoi panni, quanto sia anormale la totale assenza di sensibilità. Una voce per tutte quelle volte in cui nessuno viene compreso, per tutti quei gesti indelicati e feroci. Un handicap che viene rappresentato con tutti i punti di forza, ma anche con tutte le debolezze che devono rendere la sua condizione, in questo mondo, normale.
Wade Adams per sentirsi davvero se stesso durante le esibizioni si traveste da donna. Così diventa Unique, una ragazza transessuale: l’urlo di chiunque abbia bisogno di avere un contatto con la propria vera essenza, troppo spesso messa da parte per non superare i limiti imposti dalla società.
