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10 Serie Tv cult che in Italia non hanno ancora ricevuto il giusto riconoscimento

Che sia per cultura, periodo storico o distribuzione in tv, l’Italia ancora oggi è distante da diverse serie tv cult che hanno fatto la storia in America. Oggi abbiamo scelto per voi una lista di 10 nomi tra i quali, vi facciamo uno spoiler, troverete Seinfeld.

Quando si parla di prodotti cult oltreoceano non si parla solamente di qualità. Premi e critica sono solo parte di un movimento effettivo nato attorno a questi dieci opere.

Dieci prodotti che a loro modo hanno rivoluzionato il panorama delle serie tv che ora abbiamo davanti ai nostri occhi. Panorama vasto e completo di ogni argomento, che possiamo ammirare in tutta la sua bellezza grazie a chi ha fatto la storia del piccolo schermo.

Si dice che scoprire le origini di qualcosa ne rafforzi la bellezza, e raccontarvi come queste dieci serie cult abbiano lasciato il segno è stato un piacere per noi.

Dalle sitcom che hanno posto le basi per un ventunesimo secolo di successo, a serie drama fin troppo al passo coi tempi ancora oggi tra problemi e discriminazioni.

Una lista che non andrà solo a elogiare dieci prodotti cult negli USA, ma andrà anche a discutere del perché alcuni di questi non abbiano mai ottenuto la fama meritata da noi. Cercheremo di invogliare almeno voi lettori a dar loro una possibilità perché sappiamo che non rimarrete delusi.

1) M*A*S*H

La grandezza di M*A*S*H è indescrivibile per chi non ha mai assistito a questa serie tv degli anni ’70. Un prodotto comedy che negli Stati Uniti rivoluzionò il genere come mai prima di allora.

La storia parla di un gruppo di soldati impiegati nella guerra in Corea ma, come ben sappiamo, non sempre le comedy sono ambientate nei luoghi più classici.
Storie di guerre, fratellanza, paura, condivisione di sentimenti ogni giorno e tentativi di risollevare il mood con ilarità.

M.A.S.H. fu ed è ancora oggi un prodotto all’avanguardia, ignorato in Italia e capace, come nessuno prima, di concentrare tantissimi contenuti in episodi da 25 minuti. E per chi ha bisogno di un incipit extra, la serie ha una delle rivelazioni più sconvolgenti e dolorose della storia.

Una tragicommedia creata da Larry Gelbart con questo Ospedale Chirurgico da Campo dell’Esercito pieno di storie e di sorrisi durata undici stagioni.

Un cast d’eccezione, tra cui un fenomenale Alan Alda, un tema critico come quello della guerra ed una qualità costante che accompagnò verso un finale soddisfacente. Il mix perfetto per entrare nella storia.

2) The Wire

game of thrones

È incredibile vedere la differenza di fama tra Italia e Stati Uniti per The Wire. La serie tv di David Simon è spesso citata dagli esperti tra le più belle della storia, accompagnata dai Soprano, Breaking Bad e poche altre.

Un prodotto crudo e reale sulla società americana e il suo rapporto con il traffico di droga e i crimini legati a esso. Una serie tv che parla di compromessi per salvare la propria pelle, problemi nel mondo armato, peso dei poteri istituzionali.

Un prodotto ancora estremamente attuale che nei nostri confini non ha mai sfondato come meriterebbe a causa di una visione diversa del corpo poliziesco qui in Italia rispetto ad oltreoceano. Un prodotto molto meno romanzato e più cinicamente realistico sui problemi del settore poliziesco.

Eravamo troppo lontani dall’argomento, ritenuto forse tabù ai tempi, ma ora questa perla del crime meriterebbe di ottenere una seconda occasione nel nostro paese. Una seconda occasione che potrebbe arrivare da noi oggi, in un momento in cui ne avremmo un gran bisogno.

3) Seinfeld

La sitcom cult del 1989 è stata un fenomeno mediatico lungo dieci anni che non ha mai smesso di influenzare il genere neanche dopo la sua conclusione.

Seinfeld è un prodotto creato da Larry David e, per l’appunto, Jerry Seinfeld in grado di portarsi a casa 10 Emmy e 3 Golden Globe. Ma le statuette sono l’ultimo dei meriti di questa sitcom.

Seinfeld ha gettato il cemento su cui prodotti come Friends, It’s Always Sunny In Philadelphia e tante altre hanno costruito la propria base. Una serie che ancora oggi non ha purtroppo la giusta considerazione nel nostro Paese. Seinfeld è un prodotto che vuole parlare del nulla nel modo più comico e politicamente scorretto possibile, tramite personaggi meschini che semplicemente vivono. Non fanno altro che vivere.
In Seinfeld sembra quasi non esistere l’amore, ma solo la compagnia senza troppe pretese.

Un prodotto rischioso, innovativo. E alla fine, se tutto ciò che una serie che ti da è il nulla più totale, non è già questo un concetto interessante da scoprire e analizzare? Perché in Seinfeld il nulla funziona, funziona maledettamente bene.

4) It’s Always Sunny In Philadelphia

it's always sunny in philadelphia

Prodotto senza età e senza data di scadenza. Quattordici stagioni finora per quella che alcuni per certi versi l’erede di Seinfeld (e non è la sola, ne trovate cinque qua).

La serie racconta di un gruppo di amici che gestisce un pub irlandese di nome Paddy’s Pub, tutti disonesti, senza morale e manipolatori sia con gli altri gestori che col prossimo. Il cast principale monopolizza le puntate, con i loro problemi personali che escono di solito davanti a un drink.

Umorismo nero al limite dell’accettabile, politicamente scorretta sotto ogni punto di vista. Nessun argomento è tabù per It’s Always Sunny In Philadelphia: dal cannibalismo, alle molestie, la pornografia e tanto altro.

Per una volta sono i proprietari del locale gli squilibrati di cui seguiamo le vicende, riuniti al proprio tavolo o bancone per discutere con black humour della vita.
La serie è stata l’ennesimo colpaccio di Amazon Prime Video, in cui è presente attraverso le prime otto stagioni.

E poi dalla seconda stagione c’è Danny DeVito, che nel corso di questi tredici anni ha fatto di tutto, compreso uscire nudo dalla cucitura di un divano. Vi serve seriamente un altro motivo per iniziare a guardarla?

5) The Americans

Seinfeld

Prodotta nel 2013, è bastato poco più di un lustro a The Americans per diventare uno dei prodotti cult della tv statunitense.
Nei sobborghi della Washington degli anni ’80 Elizabeth e Philip Jennings sono la più classica delle famiglie americane, sposati con due figli. Ma sono molto, molto altro.

Perché i due genitori sono ufficiali sovietici del KGB sotto copertura. La vita di famiglia è una facciata che hanno creato con nomi inventati per sembrare credibili. Il ritmo della serie si alterna tra la pace di una vita apparentemente serena e la tormentata esperienza da spie, in un prodotto che parla fortemente della Guerra Fredda e la contrapposizione tra lo stile di vita americano e russo.

Sottovalutata in patria soprattutto fino all’arrivo dell’ultima stagione e non ancora considerata abbastanza in Italia, The Americans meriterebbe molto di più.

6) Oz

Seinfeld

Oz è stata la prima serie tv a rompere tantissimi tabù: una delle prime del genere prison drama, una delle prime a parlare di rapporti omosessuali e stupro maschile.

Un prodotto crudo, violento, che narra della vita all’interno di un’ala speciale nel carcere di massima sicurezza Oswald. In quest’ala i detenuti possono girare liberamente, lavorano in vari settori ed è un luogo adibito a recupero dei detenuti.

Tra guardie che li sorvegliano 24/7 e carcerati divisi in gruppi specifici come gli italiani, i musulmani, i neri, i nazisti. Una classificazione assolutamente insensata e razzista, che rende il tutto ancora più difficile da buttare giù.

Il prodotto è un pugno nello stomaco senza alcun preavviso, raccontando delle loro storie e degli affari illegali che circolano tra detenuti e guardie. Una rete di legami corrotti raccontata da uno dei primi protagonisti diversamente abili nelle serie tv, in sedia a rotelle.

La serie purtroppo ebbe un calo di spettatori e venne cancellata senza un vero e proprio finale, ma ciò non le ha impedito di affermarsi come cult negli Stati Uniti, anche se da noi è molto meno conosciuta. Un vero peccato per entrambe le cose.

7) Frasier

Seinfeld

Sapete quale serie tv ha il primato come maggior numero di Emmy Awards? Game of Thrones. E nel 2015 il grande prodotto fantasy strappò la prima posizione proprio a Frasier, ormai salda a 37 statuette dal 2004.

Questa incredibile comedy dagli infiniti record fu più di una volta affiancata a Friends e alla sopracitata Seinfeld come una delle migliori di sempre, e dal 1994 al 1998 venne premiata proprio come comedy dell’anno. Un risultato notevole data la concorrenza agguerrita dei tempi, che rende questa striscia di vittorie ancora più significativa.

La trama di Frasier gira attorno alla vita dello psichiatra radiofonico Frasier Cane. Personaggio che apparve la prima volta a schermo nel 1984 in Cheers, dove ottenne un ruolo fisso per un decennio.

E se un personaggio è in grado di spiccare in mezzo al cast di Cheers talmente tanto da ottenere un prodotto tutto suo, la qualità è assicurata.

Questa serie è quindi uno spin-off, forse uno dei più grandi della storia del piccolo schermo come successo e qualità, eppure da noi non ha mai ottenuto il rispetto meritato.

8) Curb Your Enthusiasm

Ennesima ma non ultima sitcom di questa lista; e forse possiamo trovare come elemento comune il fatto che molti prodotti comici, nel passaggio dagli States all’Italia, possano non avere lo spazio mediatico che meriterebbero.

È questo il caso di Curb Your Enthusiasm (come abbiamo già detto in questo articolo), comedy nata all’inizio del 21esimo secolo e ispirata da un falso documentario del 1999 chiamato Larry David: Curb Your Enthusiasm.

Larry David, già visto come creatore di Seinfeld, si reinventò in questa serie incentrata proprio su di lui. Uomo che cerca di aggirare i principi etici e il codice morale che dovrebbe avere, mettendosi in gioco come mai prima d’ora su piccolo schermo.

Inoltre è incredibile pensare che l’attore abbia improvvisato gran parte delle battute acide verso gli altri personaggi della serie. Larry David era già conosciuto per la sua forte comicità, ma la vicinanza con Jerry Seinfeld e gli altri attori dell’omonima serie rafforzarono ancora la sua verve.

Una comicità che non ha mai preso veramente il pubblico italiano, anche a causa di un difficilissimo adattamento del prodotto e delle battute. L’Italia deve ancora scoprire Larry David.

9) 30 Rock

serie tv comedy

Con uno stile comico molto simile alla ben più famosa Community, 30 Rock in Italia non è comunque riuscita a farsi spazio tanto quanto nel suo paese natale.

Un cast di attori di livello, tra cui Tina Fey e Alec Baldwin, e un insieme di personaggi pieni di difetti e lontani dall’essere definiti buoni: è questa la base della sitcom che dal 2006 al 2013 in cui la protagonista gestisce uno show comico dal vivo alla Saturday Night Live.

Non immaginatevi un prodotto buonista in cui tutti sono amici, anzi: per rappresentare al meglio il cinismo del mondo dello spettacolo i rapporti della serie si limitano alla conoscenza se non alla sopportazione reciproca. Scelta realistica e che diede al prodotto un taglio molto più moderno.

E tra quattordici Emmy e sei Golden Globe, non ci fa neanche così strano che la serie abbia avuto addirittura Robert De Niro come guest star in una puntata. E che gli abbia dato un accento britannico: questo si che è qualcosa a cui non eravamo preparati.

10) Empire

Seinfeld

L’esplosione di Empire in patria fu un momento difficilmente replicabile: la serie Fox entrò sbattendo la porta nel mondo del piccolo schermo cantando a squarciagola la necessità di fermare l’omofobia.

La serie parla della famiglia Lyon, con il padre Lucious che è riuscito a creare un impero discografico. Quando gli viene comunicato di avere la SLA, l’uomo deve valutare a quale dei figli dare in eredità la guida dell’Empire Entertainment.

Seguirà uno scontro vero e proprio a suon di canzoni e riflettori tra Hakeem, rapper viziato e immaturo ma di gran talento, e Jamal, prodigioso musicista dall’animo sensibile che scappa dai riflettori e dal suo coming out pubblico.

Un prodotto lontano dall’essere perfetto, ma che negli Stati Uniti riuscì a cavalcare l’onda di argomenti che dovevano essere trattati in modo diretto, in quanto oltre all’omofobia si parla di razzismo data l’etnia afro-americana della famiglia. Un prodotto fin troppo distante dall’Italia e gli interessi del pubblico, che dopo una prima stagione molto pubblicizzata, è andato a spegnersi nel nostro paese.

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