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Le 7 Serie Tv true crime più disturbanti degli ultimi 5 anni

Poche cose rilassano più di mettersi sotto la coperta, col pc o davanti alla televisione, e vedere una bella serie true crime, magari con una tazza di the caldo. Chissà, poi, perché proprio le migliori serie true crime si prestano meglio a questa sensazione: forse perché osservare eventi reali avvenuti a persone estranee, raccontati da una voce esterna o attraverso le parole delle persone direttamente coinvolte, ci mette nella condizione di poter controllare ciò a cui stiamo assistendo, che diventa di conseguenza meno traumatico.

Il genere true crime ha avuto un’immensa fortuna fin dall’esordio delle piattaforme streaming in Italia: e Netflix ne ha fatto uno dei generi sui quali investire maggiormente, con produzioni come Conversations with a killer, Making a murderer e Unsolved Mysteries. Veri e propri punti di riferimento per gli appassionati di true crime e misteri, capaci di assorbire lo spettatore per ore di binge watching illimitato.

Il segreto del funzionamento di una serie true crime non è una formula magica: alcune funzionano perché la storia di riferimento è così famosa da fungere da richiamo, altre hanno un successo inaspettato tale da far scoprire a un vasto pubblico casi di cronaca rimasti fino a quel momento semi sconosciuti o noti solo a una cricca ristretta di appassionati. In questo articolo vi proponiamo 7 tra le migliori serie true crime degli ultimi 5 anni, alcune super conosciute altre meno, con la speranza di consigliarvi la prossima che vi terrà compagnia nelle vostre serate sotto la coperta con una tazza di the in mano.

E se volete anche il consiglio sulle migliori serie true crime dalla regina del true crime italiano, potete trovarlo qui.

1. Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel – 2021

cecil hotel

Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel

Dopo questa ci sono state altre due stagioni di questo format true crime: Il killer di Times Square e The Texas Killing Fields, ma nessuno dei due ha eguagliato il clamore che ha suscitato Il caso del Cecil Hotel. Dopotutto, dietro a questa serie c’è la mente di Joe Berlinger, autore anche del ciclo di documentari true crime Conversations with a killer. Uno che sa come si fa a catturare il pubblico raccontando una storia vera: e quello che ha attratto tutti di questa storia è proprio l’assurdità della vicenda, che sembra quasi una leggenda metropolitana o un racconto creepypasta, ma di certo non una storia vera.

Eppure, è tutto reale: la vicenda della misteriosa scomparsa della studentessa canadese Elisa Lam, all’interno di un malfamato hotel di Los Angeles, già teatro di altri delitti, il suo ritrovamento giorni dopo in una cisterna sul tetto, gli agghiaccianti video che la ritraggono all’interno dell’ascensore, mentre sembra che si stia nascondendo da qualcuno o qualcosa.

La serie si concentra molto anche sulle varie teorie del complotto che si sono susseguite all’indomani della divulgazione del video dell’ascensore, in cui la giovane si comporta in effetti in maniera molto strana: ma se le indagini hanno dimostrato che, con ogni probabilità, Elisa Lam è morta annegata all’interno della cisterna dopo esserci entrata volontariamente, la voce dell’Internet è molto difficile da silenziare, con tutto ciò che ne consegue. Elisa Lam non è stata l’unica vittima del Cecil Hotel: a pagare le conseguenze della sua morte sarà anche un ignaro youtuber, colpevole solo di “sembrare” colpevole.

Sullo sfondo il Cecil Hotel, che sembra quasi sogghignare della sua sinistra fama: un luogo da incubo, a metà tra le allegorie rock di Hotel California degli Eagles e Shining di Stanley Kubrick. Un luogo vivo, che ti ingoia, ti mastica e ti risputa.

2. Lo Squartatore – 2020

Lo Squartatore

Le donne inglesi protestano contro il coprifuoco imposto a causa dei crimini dello Squartatore dello Yorkshire, foto d’archivio

Voi credete nella reincarnazione? Dopo un secolo e mezzo, Jack the Ripper torna a terrorizzare il Regno Unito: fino a quando la polizia inglese, negli anni Settanta, non arresta un uomo che agiva esattamente come lui, colpendo precisamente lo stesso tipo di vittime, rischiando di passarla liscia grazie al lassismo (se non alla diretta connivenza) delle forze dell’ordine.

Un mese prima che questa serie fosse rilasciata da Netflix, nel dicembre 2020, Peter Sutcliffe, il serial killer che aveva seminato il terrore negli anni Settanta in Inghilterra uccidendo e smembrando donne, moriva di Covid in prigione. Accusato di aver ucciso almeno 13 donne, quasi tutte prostitute, era riuscito a farla franca per anni grazie al pressapochismo della polizia dell’epoca, che non riteneva una faccenda prioritaria dare la caccia a un assassino di donne considerate di serie b.

Per 9 volte Sutcliffe finisce interrogato dalla polizia, che ha la possibilità di fermare la spirale di morte: e per 9 volte la fa franca.

Questa docuserie mostra uno spaccato della società inglese dell’epoca: un ambiente piuttosto ostile alle donne, che vengono invitate, quando la minaccia del mostro diventa incontrollabile, a restare in casa rispettando un vergognoso coprifuoco, anziché venire protette e ascoltate dalle forze dell’ordine. Un racconto che fa indignare non solo per il suo orrore, ma anche perché tutto poteva essere fermato molto prima, se la polizia avesse agito correttamente. Una storia di bias di conferma che ricorda molto quanto avvenuto con Jeffrey Dahmer, più volte attenzionato alla polizia dai vicini ma ritenuto innocuo poiché unico bianco in un quartiere di neri.

3. Night Stalker

Night Stalker

Siamo a Los Angeles nell’estate del 1985 e fa molto, molto caldo. Si sa che le alte temperature danno alla testa, ma la polizia è scioccata: mai si erano viste tante aggressioni sessuali e tanti omicidi così cruenti. E sembra proprio che, dietro a questa scia di sangue, ci sia la stessa mano, la mano di un predatore seriale che si muove e agisce di notte.

Ciò che lo rende imprendibile è che è impossibile da inquadrare all’interno di un profilo: non ha una vittima prediletta, aggredisce chiunque, donne e uomini, giovani e anziani e persino bambini. Non sempre uccide, a volte si “limita” a violentare o ferire gravemente: è una bestia assetata di sangue e, quando verrà catturato, risulterà chiaro a tutti che non ci troviamo davanti a un essere umano normale.

Richard Ramirez, con quei lineamenti affilati, gli occhi scurissimi e spiritati e il ghigno diabolico è l’incarnazione più vera del male. Un male senza senso e senza perché, raccontato in questa serie senza spettacolarizzazione: la docuserie Netflix preferisce soffermarsi sul ritratto dei due poliziotti che hanno reso possibile la sua cattura, il giovane ispettore Gil Carrillo e il leggendario investigatore della omicidi Frank Salerno. In soli quattro episodi viene raccontata la parabola criminale di Ramirez dando voce soprattutto a coloro che l’hanno neutralizzato, mostrando luci seducenti e ombre inquietanti di una città che sembra il teatro naturale per crimini efferati.

4. Conversations With a Killer: The John Wayne Gacy Tapes – 2022

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Conversations with a killer: the Jon Wayne Gacy tapes

John Wayne Gacy incarnava il sogno americano fin dal nome: lo stesso della star del cinema, emblema del machismo made in USA. Diversamente da Jeffrey Dahmer, la cui docuserie dello stesso format sarebbe uscita poco dopo, non si nascondeva, anzi esibiva la sua vita come un esempio trionfante di mascolinità e successo, organizzando luculliani barbecue nella sua bella casa, frequentata da politici e personalità influenti della città.

Ma quelle grigliate non riuscivano a mandare via l’odore acre che proveniva dal suo seminterrato: lì aveva stipato i corpi delle sue vittime, i più vulnerabili, ragazzini a cui prometteva un lavoro che venivano abusati e uccisi da quel padre di famiglia che, nel tempo libero, si travestiva da clown per beneficienza. Ciò che rende questo capitolo di Conversations with a killer molto più disturbante del precedente con protagonista Ted Bundy e del successivo con la voce di Jeffrey Dahmer è che Gacy non presenta la minima traccia né di pentimento né di distaccamento da ciò che ha fatto: è anzi estremamente tronfio e arrogante mentre tenta di spiegare i demoni che si agitano dentro di lui.

John Wayne Gacy è stato un killer spietato, capace di scioccare proprio per quella commistione di finta innocenza, incarnata dalla maschera da clown, con una depravata e perversa sete di sangue. Una storia che sembra scritta da Stephen King e che, invece, è reale: chissà cosa ci riserverà il prossimo capitolo di una delle migliori serie true crime di Netflix.

5. Veleno – 2019

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Veleno

Vi ricordate quando, da piccoli, i vostri genitori vi raccontavano storie raccapriccianti di bambini che venivano portati via dall’uomo nero se si comportavano male? E se l’uomo nero esistesse davvero? L’interrogativo che questa miniserie Amazon Prime Video solleva non è se esista l’uomo nero, ma chi sia realmente. Sono i genitori dei 16 bambini allontanati dalle famiglie dopo accuse pesantissime di pedofilia e satanismo, nella bassa modenese di fine anni Novanta? O sono gli adulti che hanno colpevolmente chiuso gli occhi su questa vicenda, lasciando calunniare persone oneste e distruggendo per sempre la vita di intere famiglie, per alimentare un giro di adozioni e affidi illegali?

O sono i bambini, i veri diavoli di questa vicenda?

La miniserie tratta dai podcast e dal libro di Pablo Trincia (che è tornato con un’ottima serie su Elisa Claps) è un pugno nello stomaco: il peggiore incubo di un genitore, vedersi portare via i propri figli, diventa una realtà contro la quale è impossibile combattere. I “diavoli” sono troppo forti. E quei bambini, alcuni dei quali, ormai adulti, vengono intervistati nella docuserie, alimentano il dramma: non tutti ricordano l’ingiustizia subita, alcuni sono davvero convinti che i propri genitori fossero dei mostri, dei pedofili, dei diavoli. Il dubbio non abbandona mai lo spettatore, ed è il bello di questa serie: la verità è una faccenda complicata, che si può trovare solo addentando la ferita e succhiando tutto il veleno.

6. Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online – 2020

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Don’t f**k with cats

Nel mondo apparentemente senza regole del web c’è una legge che regna sovrana: non si toccano gli animali, in particolare non i gatti. Pensate a cosa sarebbe Instagram se non ci fossero più i gatti: inguardabile. Questa norma, purtroppo, non si applica anche al mondo sommerso del dark web, dove si nascondono contenuti che nessuna persona sana di mente si metterebbe a vedere (e no, non stiamo parlando delle serie true crime ma di roba come la pornografia o gli snuff movie).

Proprio la giustizia animalista muove i due giovani nerd che, dopo aver assistito a un video in cui un uomo uccide due gattini, decidono di dargli la caccia, scoprendo che dietro la violenza sugli animali si nasconde anche quella contro le persone. Un’ottima dimostrazione del potere che hanno Internet e i social, se usati dalle persone giuste con le giuste finalità. Una caccia all’uomo e al killer, Luka Rocco Magnocca, che diventa reciproca, perché il sadico assassino di gattini e di persone sa perfettamente di essere braccato, e ci gode.

Una delle migliori serie true crime di Netflix che in soli tre episodi che racconta con un’inaspettata vena ironica il nostro tempo, in cui le indagini si muovono sul web e i rifiuti del mondo dello spettacolo si ritagliano angoli insperati di notorietà online. Di sicuro non adatta a chi si vede qualunque contenuto sui serial killer esistente ma si commuove quando si parla di fare del male agli animali.

7. Il mostro delle Ardenne: nella testa di Monique Olivier – 2023

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Il mostro delle Ardenne: nella testa di Monique Olivier

I serial killer sono tendenzialmente solitari, capita però che agiscano in coppia: e non mancano i casi in cui la coppia omicida è anche coppia nella vita vera. Come nel caso raccontato in una delle migliori serie true crime di Netflix, che ripercorre le gesta criminali di Michel Fourniret e Monique Olivier, moglie e marito che insieme, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila, hanno rapito e ucciso decine di donne, tutte rigorosamente vergini, per soddisfare le perversioni di lui e le deliranti convinzioni religiose di coppia.

Il modus operandi della coppia di assassini era rigidissimo e consolidato: seguivano ragazzine con il loro furgone, le avvicinavano, le rapivano, Fourniret le violentava e le uccideva, con la complicità di Olivier, e nascondeva i loro corpi. Il delirio omicida risale all’infanzia di Fourniret quando una visione della Madonna lo avrebbe fatto cadere in uno stato di estasi che, da allora, l’uomo avrebbe cercato di replicare sfruttando i corpi delle sue povere vittime. Senza la complicità della moglie, però, difficilmente Fourniret sarebbe riuscito a farla franca per tutto questo tempo: nonostante si sia sempre proclamata innocente, gli inquirenti francesi hanno sempre sostenuto che fosse lei, in realtà, la vera mente criminale dietro gli orrendi delitti del Mostro delle Ardenne.

E la serie riesce perfettamente nell’intento di instillare nello spettatore il tarlo che fosse proprio Monique Olivier, tra i due, la mente davvero perversa e malata. Una donna che non ha avuto nessuno scrupolo e nessuna pietà nel condannare a un destino orribile delle innocenti ragazzine e che, anzi, avrebbe alimentato le ossessioni del marito, spingendolo a uccidere per soddisfare la sua perversione sessuale e religiosa. Pedina incolpevole o sadica complice, dunque? Se è ormai acclarato che Michel Fourniret fosse un assassino, la figura della moglie e le sue reali responsabilità restano ancora avvolte dal mistero, con l’unica certezza che nessuno dei due potrà mai più fare del male: Fourniret è morto e Olivier sta scontando l’ergastolo.