Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » SERIE TV » 5 Serie Tv che avrebbero fatto meglio a non essere salvate dalla cancellazione

5 Serie Tv che avrebbero fatto meglio a non essere salvate dalla cancellazione

È vero, quando una serie di cui siamo spettatori viene salvata dalla cancellazione la prima reazione è quasi sempre quella di sollievo. E sebbene esistano diversi esempi di produzioni salvate in extremis che hanno continuato il loro percorso a lungo e con discreto successo, come è successo tra gli altri a Baywatch, I Griffin, The Office e Brooklyn Nine-Nine, non possiamo dire che questo valga per tutte le serie. Vi sono infatti casi in cui le serie in questione avevano già esaurito tutto quanto potevano dare (come successo a Manifest), oppure non sono mai riuscite a ritrovare la magia delle prime stagioni, tanto che a malincuore abbiamo pensato che forse sarebbe stato meglio lasciarle dov’erano, senza cercare di dare loro una nuova vita. Le serie presenti in questa lista appartengono a entrambe le categorie, alcune contemporaneamente, e confessiamo che vedere alcune di queste grandi produzioni fallire è stato un duro colpo da spettatori, eppure dobbiamo ammettere che avremmo preferito non venissero mai state salvate.

1) Manifest

manifest

Mettiamo subito le mani avanti: se l’ancora inedito quarto capitolo di Manifest dovesse essere un inaspettato capolavoro siamo disposti a rimangiarci tutto e a chiedere perdono a Netflix, autore del salvataggio in extremis del dramma sci-fi prodotto per tre stagioni da NBC. L’inserimento della serie in questa lista deriva dal fatto che secondo noi non meritasse di essere salvata dalla cancellazione perché, nonostante le tante domande rimaste in sospeso, “Manifest” non avesse in realtà più nulla da dire. Il problema della serie è sempre stato quello di non avere ben chiaro dove volesse andare a parare, un difetto che condivide con molte altre produzioni, ma che in questo caso risulta particolarmente grave proprio perché l’idea di partenza era buona, tanto da creare nel pubblico determinate aspettative. I personaggi non riescono a essere davvero incisivi, la trama avanza forzatamente, i colpi di scena spesso sembrano improvvisati e inseriti nella trama solo per creare suspense nel pubblico, situazioni assurde e dai toni da soap opera si susseguono incessantemente sullo schermo. Manifest non è una brutta serie, ma non riesce mai a sconvolgere e coinvolgere e la sua cancellazione ci è sembrata la giusta conclusione di un viaggio che non ha saputo regalare emozioni forti. Consapevoli che Netflix ha spesso deluso i fan quando ha provato a dare nuova vita a serie cancellate, le nostre speranze che la quarta stagione di Manifest sia un successo sono quasi nulle.

2) Arrested Development

Quando è andata in onda per la prima volta nel 2003, “Arrested Development” era troppo avanti per i suoi tempi. Nel suo essere una sitcom familiare che ribalta tutti i canoni della sitcom familiare, caustica, scorretta e brillantemente grottesca, la saga della famiglia Bluth ci ha regalato una delle comedy più sottovalutate di tutti i tempi, talmente intrisa di comicità nera da spaventare un pubblico che ancora non era pronto a ridere apertamente delle disgrazie altrui. Durante la sua prima corsa, durata tre stagioni, la serie che vede per protagonista un magistrale Jason Bateman ha sofferto il non riuscire mai a essere vista al di fuori di una nicchia di spettatori affezionati e nonostante la qualità altissima e la partecipazione di guest star importanti, lo spettro della cancellazione è sempre rimasto ben presente sopra Arrested Development. Proprio in virtù della sua corsa troppo breve e convinto che ormai i tempi fossero maturi, Netflix ha deciso di dare una nuova opportunità alla serie, producendone altre due stagioni nel 2013 e nel 2018. Qualcosa della magia originale di Arrested Development è però venuto a mancare nel revival targato Netflix, che è stato più volte definito disastroso (come vi abbiamo raccontato qui) e che ha finito per rovinare una delle produzioni più all’avanguardia di inizio secolo, trasformandola fino a snaturarla completamente. Il rimpianto in questo caso è grande, perché la serie aveva tutte le carte in regola per conquistare finalmente il grande pubblico e ottenere il plauso che le prime tre esilaranti stagioni si sarebbero meritate.

3) Designated Survivor

designated survivor

La seconda vita di Designated Survivor è stata persino più breve della prima, nonché più disastrosa. Il political drama trasmesso e cancellato da ABC dopo due stagioni è stato inizialmente salvato da Netflix, che ne ha prodotto il terzo capitolo solo per cancellare nuovamente la serie dopo 10 episodi. La prima eccellente stagione di Designated Survivor, forte della presenza di Kiefer Sutherland nei panni del protagonista, non aveva brillato per ascolti, ma aveva conquistato un pubblico di appassionati fedeli, che tuttavia hanno iniziato ad abbandonare la serie già durante la stagione successiva, il cui livello era decisamente al di sotto di quello del capitolo precedente. La cancellazione della serie con un finale aperto e le proteste del pubblico hanno portato Netflix a decidere di produrre nuovi episodi di Designated Survivor, che tuttavia hanno lasciato gli spettatori più interdetti di quanto non sarebbero stati se la serie non fosse stata salvata. Confusionaria e incapace di fornire risposte adeguate, la terza stagione di Designated Survivor delude soprattutto chi seguiva la serie in quanto amante della politica, che viene qui rappresentata in modo semplicistico e troppo televisivo, tra moralismi e accondiscendenza.

4) Heroes

Diciamoci la verità: il viaggio di Heroes dopo la prima stagione è stato una discesa folle negli abissi della noia e del nonsense, tanto che la sua cancellazione dopo la quarta stagione non è stata né inaspettata né criticata. La serie sembrava nata sotto la migliore delle stelle, ottenendo numeri straordinari a livello di audience e diventando rapidamente un piccolo cult, che sembrava avere tutte le carte in regola per diventare uno stabile pilastro della serialità televisiva. Eppure dopo la prima stagione di “Heroes” qualcosa è cambiato, la bussola della trama persa, il desiderio di farla andare avanti a lungo tale da stravolgere l’essenza stessa della serie, che inevitabilmente ha iniziato a perdere spettatori, che si sono più che dimezzati tra il primo e il quarto capitolo. Sull’onda dell’effetto nostalgia che ha portato a diversi revival di serie iconica degli anni Duemila, NBC ha deciso nel 2015 di produrre Heroes Reborn, un sequel dell’originale con un cast in buona parte rinnovato, alla cui uscita è stata affiancata la produzione tra gli altri di una webserie, due videogiochi e un fumetto. NBC puntava molto su Heroes Reborn, ma fin dalla messa in onda del primo episodio è stato evidente che qualcosa non funzionasse a livello di sceneggiatura e che nemmeno il piano di pubblicazione multipiattaforma per promuovere la serie l’avrebbe salvata da un’altra imminente cancellazione, che ancora una volta nessuno si è sentito di contestare.

5) Prison Break

manifest

Prison Break può vantare una delle migliori prime stagioni nella storia della serialità, tale per cui a quasi vent’anni dalla sua messa in onda chiunque schiacci play al primo episodio non riesce a staccarsene fino a che non ha trovato tutte le risposte, finché non ci saranno più dubbi sul destino di Michael Scofield, Lincoln Burrows e i loro compagni di viaggio. Il problema di “Prison Break” è che quel meraviglioso capitolo iniziale ci ha illuso, facendoci credere che la serie potesse essere una delle migliori di tutti i tempi (come vi abbiamo raccontato qui), mentre nel suo proseguimento qualcosa è andato storto. Dopo un inizio perfetto, la serie Fox ha iniziato a ripetersi e spesso a sfiorare l’assurdo, tanto che in fondo i fan non sono stati così delusi nel vederla cancellata dopo la quarta stagione, soprattutto considerando il finale convincente e definitivo rappresentato dal film tv Prison Break: The Final Break. Quando nel 2016 è arrivato l’annuncio che sarebbe stata prodotta una quinta stagione a distanza di dieci anni dall’ultimo episodio trasmesso, le reazioni sono state contrastanti, perché la storia sembrava essere ormai conclusa e riaprirla avrebbe significato ricorrere a qualche spiegazione forzata per riportare in vita una dei protagonisti della serie originale. Pur non essendo circondata da grandi aspettative date le premesse, la quinta stagione di “Prison Break” è stata un vero e proprio flop, tanto da ricevere aspre critiche anche dai fan più accaniti. Troppo breve per sviluppare la trama in modo coerente, questo capitolo finale risulta confuso e affrettato, tanto da farci rimpiangere amaramente la perfezione assoluta raggiunta dalla serie nei suoi momenti migliori.

LEGGI ANCHE – Manifest vorrebbe ma non può. Per ora