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Le 5 Serie Tv italiane più controcorrente di sempre

La Linea verticale, Boris, ma non solo. Quali sono le serie tv italiane più controcorrente di sempre?

Al mondo esistono serie tv assolutamente peculiari e originali, talvolta strambe, talvolta semplici ma capaci di fornire spunti nuovi e freschi. Pensiamo alle americane Community, Happy e Legion o alle britanniche Utopia e Dirk Gently: show che si discostano da quelli che sono i principali standard tipici dei diversi generi di serie tv e che si rifiutano di essere incasellati in compartimenti stagni.

Essere controcorrente in Italia ha tuttavia una valenza completamente diversa: significa percorrere vie che si discostino da quelle che chiaramente sono le tipologie di fiction, di telefilm e di serie tv più popolari del Bel Paese. Quindi escludiamo gli sceneggiati, i drammi storici, gli show sulla criminalità organizzata e i telefilm investigativi e concentriamoci su altro. Certo, l’Italia non ha sempre brillato per originalità nelle sue produzioni seriali, ma qualche volta è riuscita nell’intento di portare avanti qualcosa di diverso e inaspettato, sia nel bene che nel male: tra esperimenti più riusciti (Dov’è Mario?) e meno (sì, Adrian, stiamo parlando di te).

Eccoci dunque pronti, oggi vi parleremo di quelle che sono le 5 serie tv italiane più controcorrente di sempre, da Boris fino a La linea verticale.

1) Boris

Se il sottotitolo di Boris è “La fuori serie italiana” c’è un motivo!

Andata in onda con le sue tre stagioni dal 2007 al 2010 (e un film) e ora in procinto di tornare con un revival, Boris non poteva certo mancare nella nostra lista.

Una comedy metanarrativa che parla dei dietro le quinte nella produzione di una fiction italiana che più italiana non si può, con tutti i suoi scontati cliché, una recitazione non proprio di livello e un comparto tecnico che volutamente abbassa i suoi standard per omologarsi allo stile proposto dalla tanto citata rete.

Boris è controcorrente proprio perché parodizza le tanto criticate eppure popolarissime serie delle reti pubbliche. Perché parlando dei problemi della tv italiana parla dei paradossi dietro al nostro paese, dove la politica domina sull’intrattenimento, dove la raccomandazione regna sovrana e dove a volte per portarsi a casa uno stipendio è necessario rinunciare alla propria visione e ai propri sogni. La sceneggiatura fresca e dannatamente divertente del trio TorreVendruscoloCiarrapico, i tormentoni, la sigla cantata da Elio e le Storie Tese e le meravigliose interpretazioni del cast hanno saputo catturare proprio quel tipo di pubblico che non ne poteva davvero più di quelle che erano, e in parte ancora sono, i prodotti del tipo Gli Occhi del Cuore.

E anche se nella comedy il messaggio che sembra passare è che un intrattenimento diverso dalle solite serie non è possibile, ma non è nemmeno auspicabile, il successo che ha toccato Boris nel corso degli anni ci insegna ben altro.

2) Via Zanardi, 33

Six is a magic number, così, sull’esempio di Friends, Via Zanardi 33 ci racconta le vicende di un gruppo di sei individui, tre ragazzi e tre ragazze, che vivono la loro quotidianità da universitari in quel di Bologna, appunto nello studentato di Via Zanardi 33.

Troviamo il romano Mattia (interpretato da Enrico Silvestrin), Ivan (Elio Germano) che fa Scienze Politiche e Stefano (Dino Abbrescia) gay e laureando in Ingegneria. E poi ci sono le ragazze: la svedese Anneke (Antonia Liskova) innamorata dell’Italia, del suo cinema de della sua letteratura, Bea (Ginevra Colonna) giovane attivista che si sta per laureare in veterinaria e infine Fra (Alessandra Bertin), che fa il DAMS e ama fare la festaiola.

Per un totale di 24 episodi andati in onda dal gennaio al maggio del 2001 su Italia1, Via Zanardi, 33 è stata la risposta italiana al genere delle sitcom americane e in particolare a Friends. Basti pensare a come il produttore Rosario Rinaldo avesse passato del tempo sul set della comedy americana e a come tutti gli episodi di Via Zanardi, 33 iniziassero col titolo “Si fa presto a dire…” su modello di Friends The one where…“.

Purtroppo la serie italiana non ottenne grandi ascolti e fu stroncata sul nascere prima della realizzazione della seconda stagione: un peccato per una serie tanto sperimentale su suolo italico che in caso di successo avrebbe potuto aprire la strada a un nuovo filone!

3) La linea verticale

la linea verticale

Purtroppo non così conosciuta come dovrebbe, ma un vero e proprio gioiellino nella serialità di mamma Rai, La linea verticale è una dramedy prodotta da Rai Fiction e Wildside, che potete facilmente reperire su Rai Play. Andata in onda dal gennaio al febbraio del 2018 su Rai 3, la serie si ispira all’omonimo libro autobiografico scritto dal compianto Mattia Torre (uno dei tre sceneggiatori di Boris).

Tutto gira intorno a Luigi (un favoloso Valerio Mastandrea), un quarantenne che vive una vita serena e felice: ha una moglie fantastica, un’adorabile figlia piccola ed è in attesa di diventarepadre per la seconda volta. La sua vita tuttavia viene stravolta da una terribile notizia: la scoperta di avere un tumore al rene e di doversi ricoverare al più presto.

Coi suoi otto episodi da trenta minuti l’uno (format quasi inedito in Italia) La linea verticale è una serie che risulta toccante senza essere melensa.

Coraggiosa, ben scritta e interpretata e capace di raccontare anche con ironia (che non diviene mai cinismo) il microcosmo ospedaliero, le storie dei degenti e il punto di vista di un uomo catapultato per forza di cose in un luogo a lui estraneo. Una serie tv davvero bella, inaspettata e in netta controtendenza con gli i modelli del tipico medical italiano.

4) Mario

Mario è la serie tv ideata e interpretata da Maccio Capatonda e trasmessa su MTV dal 2013 al 2014 per un totale di due stagioni. Si tratta di una comedy che di fatto ha seguito la scia di Boris, stavolta concentrandosi però sul parodiare il sistema giornalistico italiano. L’umorismo demenziale, le gag nonsense e gli spassosi servizi degli inviati del Tg di Mario contribuiscono a rendere la comedy diversa dagli altri prodotti seriali italiani.

Questa l’idea di base dello show: Mario è l’anchorman di punta dell’MTG che ha ottenuto il successo grazie a Paolo Buonanima, vicedirettore del telegiornale che però di colpo scompare. A dettar legge in rete è ora il nuovo presidente Lord Micidial (diciamo che qui vale il detto nomen omen) che esige la messa in onda dei propri discutibili spot: è così che l’MTG diviene Micidial TG. Il solo modo che Mario ha per rescindere il proprio contratto è prendere come suo allievo Ginetto, il figlio inetto e analfabeta del Lord .

Che fare? Che ne è stato di Buonanima? Toccherà al nostro eroe scoprirlo.

5) Romolo + Giuly: La guerra mondiale italiana

la linea verticale

Romolo + Giuly: La guerra mondiale italiana è una comedy ideata da Michele Bertini Malgarini e andata in onda per la prima volta nel 2018 sul canale Fox di Sky.

Questo lo spunto di partenza: a Roma si protrae da sempre una lotta interna senza eguali. Sorge quindi un grande problema per le famiglie rivaliche dominano sulla città quando tra il giovane rampollo dei Montacchi Romolo (Roma Sud) e l’erede dei Copulati Giuly (Roma Nord) scoppia l’amore. Ma non solo nella Capitale: anche nel resto dello stivale i potenti d’Italia tramano nell’ombra e l’improbabile coalizione Napoli-Milano sfida la capitale in un alternarsi di folli e pazzeschi scenari.

Improbabili conflitti, pupazzi parlanti, massonerie, alleanze e Giorgio Mastrota.

Vi viene in mente un soggetto più folle e delirante per una serie tv italiana? Aggiungiamoci un umorismo no sense e demenziale, combattimenti in stile videogioco e il piatto è fatto.

Una serie che avrebbe potuto puntare molto più in alto e che forse col passare delle puntate perde il suo smalto e rischia di stancare, ma che regala anche perle di sano trash! In ogni caso sicuramente un prodotto fuori di testa e controcorrente.

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